p53, proteina
locuz. sost. f. – Proteina codificata dal gene oncosoppresore p53. Ha la funzione di monitorare l’integrità del DNA: quando si imbatte in un danno genetico si attiva come fattore trascrizionale e promuove l’espressione di geni che producono la proteina p21, la quale arresta la divisione della cellula affinché si possano verificare i processi di riparazione prima che il DNA alterato si replichi e sia trasmesso alle cellule figlie; se il danno è grave, p53 viene ‘superattivata’ e le cellule irreparabilmente danneggiate muoiono per apoptosi, grazie al cosiddetto suicidio cellulare. Il tumore si può quindi sviluppare solo se la proteina p53 viene inattivata o mutata, e non può svolgere il suo ruolo protettivo. Mutazioni del gene p53 fanno sì che la cellula danneggiata possa ugualmente replicarsi, accumulando in tal modo mutazioni che, con il tempo, possono determinarne la trasformazione neoplastica. Questo gene svolge un ruolo importante nelle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, in quanto la sua attività è correlata all’aumento dell’apoptosi in un gran numero di cellule nervose. Inoltre è inattivato in una rara malattia ereditaria, la sindrome di Li-Fraumeni, che predispone all’insorgenza di tumori multipli. Le mutazioni a carico del gene p53 rappresentano le più comuni mutazioni riscontrate nei tumori umani e si verificano in più del 50% di tutti i tipi di cancro, in particolare del cervello, del seno, dello stomaco, del fegato, del polmone, delle ovaie e della prostata, negli osteosarcomi e nella leucemia mieloide cronica. Recenti studi hanno dimostrato che alcuni virus trasformanti, in particolare l’adenovirus e il papovavirus SV40, svolgono la loro attività tumorigenica mediante l’inibizione di p53. Entrambi i virus codificano proteine che si legano a p53 determinando il blocco della trascrizione dei suoi geni bersaglio e quindi una proliferazione cellulare incontrollata. Questa caratteristica ha permesso di effettuare protocolli sperimentali di terapia genica dei tumori basati sull’impiego di un adenovirus mutante per una delle proteine che inibisce specificatamente p53. Questo virus mutato è incapace di replicarsi nelle cellule normali che esprimono p53, mentre si replica nelle cellule tumorali infettate e ne determina la distruzione.