PROTOGENES (Πρωτογένης, Protogånes)
1°. - Pittore greco nativo di una città costiera dell'Asia Minore - Kaunos secondo Plinio (Nat. hist., xxxv, 101) e Pausania (i, 3, 5), Xantos secondo la Suda (v) e Costantino Porfirogenito (De therm., i, 14, p. 37, l. 4) - intorno al 370 a. C., se verso il 320 aveva cinquanta anni, vive ed opera ad Atene e Rodi, morendo forse ivi nei primi anni del secolo seguente.
Fino alla cinquantina fu pittore di navi, poi lo si incontra ad Atene dove dipinge un quadro con le personificazioni di Hammonias e Paralos, due triremi ateniesi. Hammonias fu anche interpretata come Nausicaa, e questo ha fatto supporre che Paralos portasse il pileo come Odisseo. Nello sfondo dei dipinti apparivano le navi (Plin., Nat. hist., xxxv, 101; Paus., i, 22, 6-7). In questo tempo dipinse anche un gruppo dei Thesmotheti attici e frequentò Aristotele, anzi ne esegui il ritratto della madre (Plin., Nat. hist., xxxv, 106). Non si lasciò però persuadere a dipingere le eroiche gesta di Alessandro, contentandosi di ritrarlo come Dioniso con Pan. Se in gioventù, in Asia Minore, doveva aver visto le opere di Prassitele e forse conosciuto l'artista stesso, alla corte di Alessandro certo ebbe modo di frequentare Lisippo. Sotto l'influenza del primo potè forse essere dipinto il Satiro Anapauòmenos con pernice in cui poi l'uccello fu cancellato perché disturbava la composizione. Il quadro fu dipinto a Rodi durante l'assedio di Demetrio Poliorcete, cioè nel 305-4, e questi fece di tutto perché l'artista non fosse disturbato nel suo lavoro. Del resto Demetrio doveva già conoscere ed apprezzare P. poiché questi aveva eseguito il ritratto di Antigono suo padre. Alla conoscenza di Lisippo si deve forse l'attività scultorea di P. che eseguì statue di atleti, sacerdoti e magistrati (Plin., Nat. hist., xxxiv, 91) e forse anche il dipinto con un atleta.
A Rodi dipinse varî quadri di mitici personaggi locali come Tlepolemo, Kydippe e il celeberrimo Ialysos. Anche questo quadro, la cui esecuzione durò o sette o undici anni (Plut., Demetr., 22; Apoph. Demetr., 1; Aelian., Var. Hist., xii, 41; Front., Ep. gr., i, p. 241; Cic., Orat., ii; Strab., xiv, 25; Anth. Pal., xvi, 244) fu rispettato da Demetrio. Secondo Plinio il dipinto fu eseguito quattro volte di seguito, l'una sopra l'altra, affinché fosse più duraturo. Mentre questa affermazione costituisce un assurdo tecnico, si deve vedere nel fatto, se vero, o una incontentabilità dell'artista - del resto ben nota - che esegue quattro "redazioni" del soggetto, ovvero una eco delle parole di Aristotele sui colori trasparenti sovrapposti (De sensu, 3, 440 a). Ma in tal caso doveva essere un dipinto a tempera anziché ad encausto. È da ricordare infine il ritratto di Filisco, che dovette essere eseguito poco prima del 290, e che quindi è l'ultima opera datata di Protogenes.
A Rodi fu visitato da Apelle che dimostrò in ogni modo la stima per le sue opere di contro allo scarso apprezzamento dei concittadini (Plin., Nat. hist., xxxv, 88).
Del suo stile poco può dirsi. Dalla aneddotica e dalle fonti si può ricavare che era un finissimo disegnatore dalla virtuosistica abilità e meticoloso nei dettagli e nelle rifiniture, privo tuttavia di quella aggraziata eleganza che era il vanto di Apelle. A lumeggiare il suo carattere freddo ed esatto può valere il fatto che egli era anche noto come trattatista della sua arte.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, nn. 1907-35; E. Pfuhl, Mal. und Zeichn., Monaco 1923, par. 839 ss.; A. Reinach, Recueil Milliet, Parigi 1927, nn. 491-505; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 176, nota; A. De Capitani d'Arzago, La grande pittura dei Greci, Milano 1945, p. 86 ss.; A. Rumpf, in Pauly-Wissowa, XXIII, 1957, cc. 981-983, s. v.