protuberanza
protuberanza [Der. del part. pres. protuberans -antis del lat. protuberare "gonfiarsi in fuori", comp. di pro- "davanti" e tuber -eris "gonfiore"] [ASF] P. solari: nubi di gas che si protendono dalla parte più bassa della cromosfera solare fino ad altezze variabili e in alcuni casi anche considerevoli entro la corona solare, da poche decine di migliaia di km fino a diverse centinaia di migliaia di km, mentre lo spessore è dell'ordine di 10 000 km. La loro luce presenta uno spettro continuo molto tenue, su cui risaltano in emissione linee spettrali con elevate energie di eccitazione, come le linee del calcio ionizzato, dell'elio e dell'idrogeno, in partic. la riga Hα, alla lunghezza d'onda di 6563 Å, della serie di Balmer; durante le eclissi, quando sono visibili a occhio nudo, appaiono con una caratteristica colorazione rossastra. In corrispondenza di tutte le linee di emissione possono essere viste facilmente con uno spettroscopio o con un filtro monocromatico. Osservate al bordo del Sole sono luminose, mentre sul disco solare, per contrasto con il fondo della cromosfera, più luminoso, si proiettano come linee oscure e sottili e si denominano allora filamenti. Possono essere classificate in base a vari criteri: tipo spettrale, durata, movimento, aspetto morfologico, connessione con l'attività solare. La classificazione tradizionale è quella di E. Pettit, che tiene conto dell'aspetto morfologico e della relazione con le macchie solari; secondo tale criterio si dividono in: (a) p. attive, a forma filamentosa, sempre connesse alla base con la fotosfera stessa (costituiscono il tipo più frequente di p.); (b) p. eruttive, spesso originate da p. attive, tendono a preferire la fascia equatoriale dove predominano le macchie; in esse, il movimento dei gas in rapida ascesa e discesa può raggiungere velocità molto elevate, anche dell'ordine di 400 km/s; (c) p. associate alle macchie solari, perché compaiono nelle zone stesse delle macchie: sono molto luminose e spesso si innalzano a grandi livelli sul bordo del Sole per poi ricadere verso centri di attrazione prossimi alle macchie; (d) p. di tipo ciclonico, a struttura vorticosa; (e) p. quiescenti, quelle a vita più lunga, con scarsa attività, per quanto nel loro interno possano essere osservati moti turbolenti anche di una certa entità; (f) p. coronali, visibili a grandi altezze sulla fotosfera, verso la quale ricadono con velocità di 100÷200 km/s. Le prime osservazioni di p. fuori eclisse solare sono dovute a J.N. Lockyer e P.C. Janssen, i quali nel 1868 le osservarono, indipendentemente, al bordo del Sole, a mezzo di uno spettroscopio con fessura allargata. La prima serie di osservazioni sistematiche di p. fu iniziata, intorno al 1869, da L. Respighi presso l'Osservatorio romano del Campidoglio.