PROTUBERANZE solari
Manifestazioni eruttive, in forma di fiamme o pennacchi, che si osservano al bordo del Sole. Nei rari momenti delle eclissi totali di Sole si vedono anche ad occhio nudo come fiamme rosse, sparse qua e là attorno al disco solare. Durante l'eclisse totale dell'8 agosto 1868 Janssen e Lockyer, indipendentemente, notarono il grande splendore di alcune righe di emissione nello spettro delle protuberanze e ne dedussero che con lo spettroscopio dovevano essere visibili anche in piena luce solare. Appunto da quella data è stato possibile osservare, dapprima visualmente con lo spettroscopio a fessura allargata, più tardi fotograficamente con lo spettroeliografo, le protuberanze solari. Sono queste costituite essenzialmente da calcio ionizzato (si osservano nelle righe H e K del CaII), da idrogeno (si osservano nella riga Hα) e da elio, ma si trovano anche numerose righe dovute a metalli. Si distinguono a seconda della loro apparenza in quiescenti ed eruttive e sono di forme più o meno variabili, alle volte come masse di gas completamente staccate dalla superficie del Sole, che possono raggiungere notevolissime altezze. Nel maggio del 1919 ne è stata osservata una che occupava 50° del lembo solare e si spinse ad un'altezza di 800.000 km. Le protuberanze si osservano anche con lo spettroeliografo in proiezione sul disco del Sole e si chiamano allora col nome di flocculi (v. sole).
Bibl.: A. Secchi, Le Soleil, Parigi 1875; G. Abetti, Solar Physics, in Handbuch der Astrophysik, IV, Berlino 1929.