PROVANA DEL SABBIONE, Michele Saverio. – Nato a Torino il 2 dicembre 1770, fu il primogenito del conte Francesco Aleramo (1740 ca
1789) e di Maria Anna Teresa Ruffino di Diano (1750-1826).
Il padre, laureato in diritto e rettore dell’Università nel 1763, divenne decurione di prima classe del Consiglio di Torino nel 1767, assumendo poi svariate cariche nel governo urbano, fra cui quella di sindaco, nel 1775. Fu vicario di politica e polizia della capitale per cinque anni, dal giugno 1778 al giugno 1783. Al termine di tale mandato, Vittorio Amedeo III lo chiamò a corte, come gentiluomo di camera. Fu anche uno dei principali esponenti della potente Compagnia di S. Paolo, divenendone rettore nel 1778 e consigliere da allora sino alla morte. Sposatosi il 25 settembre 1768 con la Ruffino di Diano, ne ebbe otto figli, cinque femmine e tre maschi.
L’educazione di Provana si svolse nella paggeria di corte. Nel 1785 diede vita nel suo palazzo a una «scientifica adunanza» dedicata alla «coltura delle matematiche» (Saggi dell’Accademia degli Unanimi, II, Torino 1793, p. 38). Dal 1787 fu coinvolto anche nel salotto della giovane poetessa Diodata Saluzzo di Monesiglio (1774-1840).
La morte precoce del padre lo costrinse ad assumere prima del previsto il ruolo di capofamiglia. Capitano delle milizie civiche di Torino dal 1790, nel 1791 fu chiamato a far parte del Consiglio cittadino, prendendo il posto che era stato del padre. Fu subito cooptato fra i consiglieri, il corpo ristretto che prendeva le decisioni più importanti, ed eletto ragioniere per il biennio 1793-94; nel maggio 1795 fu chiamato a far parte della Cassa censi e prestiti, insieme con l’amico e cugino Prospero Balbo.
Il 31 dicembre 1796 fu eletto sindaco di Torino per il 1797 e Carlo Emanuele IV volle rinnovargli la carica anche per il successivo 1798. Provana si trovò così alla testa della capitale nei due ultimi, difficili anni prima dell’occupazione francese. Quando questa giunse, nel dicembre del 1798, egli lasciò ogni incarico pubblico.
Solo sei mesi dopo, peraltro, il 28 maggio 1799 l’arrivo degli austro-russi guidati dal maresciallo Suvorow riportò in vita il corpo decurionale e così Provana si trovò di nuovo sindaco di Torino, restando in carica sino al dicembre del 1799. In quei mesi, Carlo Emanuele IV lo volle onorare del cavalierato mauriziano e, l’8 dicembre 1799, lo cooptò nell’Accademia delle scienze di Torino. Dopo che la battaglia di Marengo (14 giugno 1800) riportò il Piemonte in mano francese, Provana si ritirò nuovamente a vita privata.
Nel 1803 insieme con Angelo Saluzzo di Monesiglio, Prospero Balbo e Filippo Grimaldi, diede vita ad alcuni corsi privati di storia, letteratura e matematica destinati a giovani esponenti della nobiltà piemontese, per sottrarli all’influsso della cultura francese allora dominante. Fra gli allievi furono il fratello minore, Luigi Giuseppe, Luigi Ornato, Santorre di Santarosa e Cesare Balbo. Provana, in particolare, si assunse il compito dell’insegnamento della matematica, Fu nell’ambito di tali adunanze che i giovani citati fondarono l’Accademia dei Concordi, di cui Provana fu uno dei «protettori».
Con lo stabilizzarsi del regime napoleonico, Provana decise, pur con qualche esitazione, di avvicinarsi alla nuova realtà politica. L’11 marzo 1803 fu chiamato a far parte dell’Accademia delle scienze, nel frattempo divenuta imperiale; nel marzo 1804 fu nominato dal generale Jacques François Menou nella commissione incaricata della direzione delle scuole di geometria, teorica e pratica. Nel 1805 accettò la nomina a tesoriere aggiunto della classe di scienze matematiche e il 23 giugno vi lesse un Mémoire sur l’intégration des fonctions trigonometriques (Torino, Archivio dell’Accademia delle scienze, Mss., 279 I-III). Quando nel 1808 il principe Camillo Borghese fu nominato governatore del Piemonte, Provana accettò di entrare nella corte che questi aprì a Torino, con la carica di ciambellano. Il 3 dicembre 1809 fu creato barone dell’Impero (le lettere patenti sono, però, del 14 aprile 1810). Nel 1810 rientrò a fare parte del Consiglio comunale di Torino e nel 1811 fu nominato governatore dei paggi. Nel frattempo, la sua attività di matematico era proseguita con la pubblicazione, insieme con il matematico Giorgio Bidone (1781-1839), delle Tables de comparaison entre les poids et mesures du nouveau système et les poids et mesures ci-devant en usage à Turin et dans les autres communes du département du Pô (Torino 1809). Anche in virtù di tale lavoro, nel 1811 ricevette da Napoleone l’Ordine della Riunione.
Rientrato Vittorio Emanuele I in patria, nel maggio 1815, e posta così fine all’occupazione francese, Provana riprese il suo posto nel Consiglio decurionale, da cui il 30 agosto 1816 fu eletto fra i membri della Cassa de’ prestiti e censiti. Considerato un moderato e apprezzato per la cultura e le capacità di mediazione, nel 1817 e nel 1819 fu scelto dal re come sindaco di Torino. Dal 1816 fu professore di materie militari presso l’Accademia militare e, nello stesso periodo, riprese il suo posto nell’Accademia delle scienze. Nel 1818, inoltre, fu chiamato a far parte della Giunta liquidatrice dei crediti e debiti dello Stato.
Fine latinista, durante la Restaurazione gli fu spesso affidata dalla corte o dal municipio la stesura di iscrizioni per cerimonie pubbliche di diverso genere. A lui si deve, per esempio, la celebre scritta «Ordo populusque Taurinus ob adventum regis» che campeggia sul fronte della chiesa della Gran Madre di Dio, realizzata come voto per il ritorno di Vittorio Emanuele I (Pro lapide primo ad fundamenta aedis Magnae Matris Dei anno 1818, Augustae Taurinorum 1818).
Una svolta nella carriera di Provana avvenne nel 1819. Prospero Balbo era stato chiamato al governo, prima come capo del Magistero della riforma (sorta di ministero della Pubblica Istruzione) e poi, dal 12 settembre 1819, anche come segretario di Stato agli Interni. Sembrava aprirsi per il Piemonte una nuova fase di riforme e Balbo aveva bisogno accanto a sé di collaboratori fidati e competenti. Il 25 settembre 1819 fece nominare Provana fra i riformatori dell’Università di Torino e poi, il 20 febbraio 1821, primo ufficiale nella Segreteria di Stato agli affari interni. Provana sembrava, quindi, destinato ad affiancare Balbo in una nuova fase riformatrice, che potesse ridare slancio e fiducia a uno Stato piegato dall’ottusa politica, varata nel 1814, dagli esponenti più reazionari della classe aristocratica. I moti di marzo, tuttavia, interruppero tale fase, costringendo Vittorio Emanuele I ad abdicare e Balbo a dimettersi. Provana esercitò le cariche sino all’inizio del 1822, ma fu poi allontanato da entrambi i ministeri, mantenendo il titolo di intendente generale.
Da allora, per alcuni anni, ritornò a occuparsi del governo comunale e riprese l’insegnamento in Accademia, che aveva interrotto nel 1819. Inoltre, divenne il più apprezzato autore di iscrizioni per cerimonie pubbliche. E a questa sua attività faceva riferimento Goffredo Casalis quando nel 1836 lo diceva autore di «bellissime iscrizioni latine in cui si ammirano tutti i pregi che appartengono a tal genere di componimenti» (Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna, III, Torino 1836, p. 553).
L’ascesa al trono di Carlo Alberto, il 27 aprile 1831, segnò una nuova svolta. Il 1° giugno il re lo nominò «bibliotecario di Sua Maestà», facendone il primo direttore dell’allora costituita Biblioteca reale di Torino, e il 27 settembre presidente dell’allora istituita Commissione di revisione dei libri e delle stampe, operante sotto il controllo del guardasigilli Giuseppe Barbaroux. Fu Provana ad autorizzare, fra l’altro, nel 1833, la pubblicazione delle Mie prigioni di Silvio Pellico, la cui lettura lo aveva molto turbato; d’altronde, Provana era amico della contessa Giulia Falletti di Barolo (protettrice di Pellico) e già nel 1830 era stato, insieme con il fratello Luigi, fra i promotori dell’edizione delle Opere inedite dello scrittore saluzzese, apparse a Torino. Dal 1831 al 1836 fu, inoltre, direttore della classe di scienze morali dell’Accademia delle scienze, e uno dei quattro chiavari nel Consiglio decurionale di Torino.
Morì a Torino il 24 gennaio 1837.
La sua biblioteca fu venduta all’asta nel maggio dello stesso anno. Un’epigrafe in suo ricordo fu scritta da Carlo Boucheron e posta nella chiesa di Santa Chiara a Carignano.
Fonti e Bibl.: La corrispondenza privata di Provana del Sabbione è conservata presso l’Archivio di Stato di Torino nel fondo Provana del Sabbione. La raccolta delle iscrizioni da lui composte è conservata a Torino, Biblioteca reale, Misc., P.166; Varia, 276 1-2, 278; C.I. Petitti di Roreto, Lettere a Luigi Nomis di Cossilla ed a Karl Mittermaier, a cura di P. Casana Testore, Torino 1989, pp. 35, 133 s., 154-159.
C. Rodella, Studi nazionali in Piemonte durante il dominio francese, in Curiosità e ricerche di storia subalpina, I (1874), pp. 404, 427; M.S. P. del S., in Critica letteraria, I (1883) pp. 168-171; C. Calcaterra, Il nostro imminente risorgimento. Gli studi e la letteratura in Piemonte nel periodo della Sampaolina e della Filopatria, Torino 1935, p. 385; L. Selvaggi - E. Simondi, M.S. P. del S. primo bibliotecario della Reale, in Accademie e biblioteche d’Italia, XLIX (1981), 3, pp. 162-177; C. Balbo, Storia d’Italia e altri scritti editi e inediti, Torino 1984, p. 769; N. Nada, Significato politico e riflessi diplomatici della pubblicazione de Le mie prigioni, in Saluzzo e Silvio Pellico nel 150° de Le mie prigioni, a cura di A.A. Mola, Torino 1984, p. 25; L. Selvaggi, Profilo storico della Biblioteca Reale, in Le collezioni d’arte della Biblioteca reale di Torino, a cura di G.C. Sciolla, Torino 1985, pp. 11, 17 s.; G.P. Romagnani, Prospero Balbo. Intellettuale e uomo di Stato (1762-1837), I, Il tramonto dell’antico regime in Piemonte, 1762-1800, Torino 1988, pp. 73, 235; II, Da Napoleone a Carlo Alberto (180-1837), Torino 1990, pp. 35, 129, 372, 516, 520-526; Id., Fortemente moderati. Intellettuali subalpini fra Sette e Ottocento, Alessandria 1999, p. 46; A. De Pasquale, Notitiae librorum: biblioteche private a Torino tra Rinascimento e Restaurazione, Savigliano 2007, p. 76.