provare [prove, in rima, II singol. pres. indic. e cong., III singol. pres. cong.]
Il valore più frequente del verbo, talora usato in connessione con ‛ prova ' (v.), è quello di " dimostrare " la verità di un'affermazione; e certo non meraviglierà il fatto che a tale valore vadano ricondotte tutte le occorrenze del Convivio (con una sola eccezione), particolarmente numerose nel IV trattato e spesso addensate in due o più periodi consecutivi. Il verbo si distingue per la varietà dei costrutti (attivo, passivo, impersonale); all'uso assoluto si alterna quello con una dipendente, ora infinitiva, ora al congiuntivo introdotto da ‛ che ', ora interrogativa indiretta; ricorre anche il participio, con valore attributivo o seguito da proposizione. In un caso (Rime LXXXVIII 5) si ha la forma ‛ provarsi '.
Nel senso di " dimostrare ", si veda Cv I VI 6 Che lo latino non sia conoscente del volgare... così si pruova; § 9 onde, se non conosce lo latino lo volgare, come provato è di sopra...; e poco dopo: Provato che lo comento latino non sarebbe stato servo conoscente... (VII 1). Oppure: Resta... a provare come le divizie sono vili… e ciò si pruova in due particulette del testo... e per questo saranno le ragioni... contra le divizie perfettamente provate [IV XI 1; cfr. pruova in X 8]... E che elle siano imperfette... pruova lo testo quando dice, ecc. (§ 3; cfr. anche X 7 pruovo quelle essere vili, e XIII 16 intende di provare lo testo che elle siano fiume corrente, sempre con riferimento alle ricchezze). Analogamente nel cap. XIX: ne la prima [parte] si pruova certa cosa che dinanzi è toccata e lasciata non provata [§ 2]... La qual cosa ora [la canzone] in questa parte pruova [§ 3]... Poi... pruova ciò che dico, mostrando, ecc. (§ 8). Cfr. ancora I XII 12, II XIV 4, III V 7, IX 11, IV IX 2, XXX 5, sempre nella forma ‛ provato è ' (ora seguita da un'oggettiva, ora assoluta); III VI 13, IV XIV 8 e 10 così si pruova (anche XX 5 si proverà); IV XVII 9 e XX 4, III VI 11 e VII 8; IV VI 5 quand'io provi che Aristotile è dignissimo di fede, e 6.
Questo valore si registra anche in due luoghi del Paradiso: chi t'assicura / che quell'opere fosser? Quel medesmo / che vuoi provarsi, non altri, il ti giura (XXIV 105; e cfr. prova al v. 100), lo affermano proprio quei testi sacri di cui si vuol " dimostrare " l'origine divina (sull'erronea interpunzione della terzina, che diede luogo a erronea interpretazione, cfr. la nota di Casini-Barbi e Petrocchi, ad l.). In III 3 ([Beatrice] di bella verità m'avea scoverto, / provando e riprovando, il dolce aspetto: " idest, arguens pro et contra, ut patuit in praecedente capitulo " [Benvenuto], a proposito delle macchie lunari; " dimostrando la verità e confutando l'errore ", Chimenz), va notato l'accostamento a ‛ riprovare ' che è anche nel Convivio (per es. III V 7, IV XIII 16). Il Torraca nota: " inverte l'ordine tenuto da Beatrice, la quale prima ha riprovato, dimostrata falsa l'opinione di lui... e poi ha provata la verità della sua, con metodo... strettamente scolastico, che non ha niente a vedere col metodo sperimentale ", e rimanda a Cv IV II 15. Così anche Fiore CXII 7 [i maestri di teologia] questo sermone [le Scritture] predicaro / al popolo... e... 'l provaro. A questo valore si avvicina quello di " dar prova " di qualche cosa, che si registra in Fiore LXVI 12.
Fra gli altri significati, è abbastanza frequente quello di " sperimentare ", " rendersi conto di ", di cui gli esempi più chiari sono il celebre una dolcezza... / che 'ntender no la può chi no la prova (Vn XXVI 7 11), o Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui (Pd XVII 58). Ma si veda anche Rime LXVIII 29 Pensando a quel che d'Amore ho provato, / l'anima mia non chiede altro diletto, e Rime dubbie XXII 12, anche riferito a una sensazione; Pg XIX 103 (analogo pure per il costrutto a Pd XVII 58); Cv II Voi che 'ntendendo 7 'l parlar de la vita ch'io provo, " di cui sto facendo esperienza " (ripreso in VI 5); Pd II 95 Da questa instanza può deliberarti / esperienza, se già mai la provi: " potrai liberarti, se vorrai farlo, con un esperimento " (Sapegno). Qui si può aggiungere Fiore XLII 10, dove si ha il participio con valore attributivo (sarei provato traditore) nel senso di " sicuro. Come si dice amico provato... e simili " (Petronio).
Un po' diverso il caso di Vn XIX 10 38 quando trova [" si trova ", " capita "] alcun che degno sia / di veder lei, quei prova sua vertute, " risente il suo effetto benefico " (Barbi-Maggini, con rimando a Guinizzelli Voglio del cor 14, e Barberino Reggimento 96); più accentuata la differenza di significato nell'altra occorrenza che segue al v. 50 (§ 11): per essemplo di lei bieltà si prova, " Si misura, si giudica la bellezza; cioè Beatrice è la pietra di paragone per là bellezza " (Barbi-Maggini).
Si veda ancora Rime L 35 tutti incarchi sostenere... / de' l'uomo infin al peso ch'è mortale, / prima che 'l suo maggiore amico provi, " metta alla prova " (Contini); così Fiore LXXVI 7.
Nel senso di " tentare ", cfr. Rime LXXXVIII 5 Orgogliosa se' fatta... / po' che d'ancider me... ti prove; XCI 99 e 102 Canzone, a' tre men rei di nostra terra / te n'anderai... / li due saluta, e 'l terzo vo' che prove / di trarlo fuor di mala setta... / Digli che 'l buon col buon non prende guerra, / prima che co' malvagi vincer prove: oltre all'assenza del ‛ di ' in quest'ultima occorrenza, va notata l'omonimia delle tre diverse forme verbali, sempre in rima. Lo stesso significato in Fiore CCXXIX 9, seguito da proposizione introdotta da ‛ se '. Con valore più pregnante e costrutto assoluto, nell'arrogante sfida dei demoni a D., alle porte di Dite: Sol si ritorni per la folle strada: / pruovi, se sa (If VIII 92), " ardisca " (cfr. sì ardito intrò per questo regno, v. 90): " quasi dicat faciat totum conatum suum' quod non poterit perficere quod coepit " (Benvenuto).