BRANDEBURGO, Provincia (A. T., 53-54-55)
Dal nome della città di Brandeburgo si denominarono dapprima la marca, che fu la culla dello stato prussiano, poi la provincia istituita nel 1816. Una ripartizione amministrativa ne staccò poi Berlino col territorio circostante, per un raggio di circa 20 chilometri, cioè 878 kmq. con oltre 4 milioni di abitanti.
Sicché la provincia attuale di Brandeburgo misura 39.035 kmq., sui quali vivono, secondo il censimento del 1925, 2.588.688 abitanti, e precisamente 1.297.884 nel distretto di Potsdam 119.835 kmq.) e 1.290.804 nel distretto di Francoforte sull'Oder (19.200 kmq.), con una popolazione relativa rispettivamente di 65 e di 67 abitanti per kmq. Gli abitanti professano per la massima parte il protestantesimo e sono tutti di lingua tedesca, a eccezione dei pochi slavi (Vendi) nei circoli di Kottbus e Spremberg in Lusazia. Il Brandeburgo è situato fra l'Anhalt, le provincie di Sassonia e di Hannover a O., il Meclemburgo e la Pomerania a N., la provincia di confine Posnania-Prussia occidentale e la Bassa Slesia a E. e ancora la Bassa Slesia a S.
Il territorio del Brandeburgo fa parte del cosiddetto bassopiano germanico e ne occupa quella parte che, dalle grandi morene deposte dall'antico ghiacciaio fenno-scandinavo a S. dell'attuale Mar Baltico, si estende sino alla serie più esterna di rilievi morenici che s'incontrano più a mezzodì. Essi formano il Fläming (Hagel Berg, 201 m.) e proseguono verso E. col ripiano detto il Vallo di di Lusazia (Lausitzer Gṙenzwall) e a S. di Sorau raggiungono nel Rücken Berg 229 m., la massima altezza della provincia. Le acque di disgelo del ghiacciaio vi scavarono grandi solchi, per i quali scorrono oggi i fiumi Havel e Sprea con parte dei loro corsi. Il solco tra Glogau e Baruth, parallelo ai dossi morenici più meridionali, non ospita fiumi importanti, anzi i maggiori tra questi, come il Bober, la Neisse, la Sprea, hanno direzioni quasi sempre trasversali al solco stesso. Un altro grande solco è quello tra Varsavia e Berlino, per brevi tratti percorso dalla Warthe, dall'Oder e dalla Sprea; e finalmente il terzo grande solco è quello fra Toruń e Eberswalde, percorso dalla Netze inferiore (Noteć in polacco) e dalla Warthe e in più piccola parte dall'Oder. Questi tre solchi sono collegati fra loro da altri intagli trasversali, nei quali scorrono l'Oder, il Bober, la Neisse, la Sprea, e in parte anche la Havel e l'Elba. Il fondo di essi è piano, e poiché sono molto larghi, conferiscono a tutto il paese il carattere di regione piana. Sono ricchi di sabbie vestite di rade pinete. Fra le maglie del reticolato ch'essi descrivono, vi sono ripiani diluviali e colline moreniche poco elevati sulle bassure formate dai solchi di disgelo. In questi le acque scorrono lente formando paludi e molti laghi, anche sui ripiani diluviali: se ne annoverano circa 700 tra grandi e piccoli, e sono essi che, insieme coi boschi, imprimono al paesaggio la nota dominante. I terreni hanno scarso valore agrario, e i coltivati non arrivano ad occupare la metà dell'area del suolo.
La situazione nel mezzo della grande bassura della Germania settentrionale fa del Brandeburgo un'importante regione di transito. Da ciò dipende anche il grande sviluppo raggiunto dai centri urbani, che generalmente sono anche sedi delle industrie. Benché oggi separata dalla provincia, Berlino va qui ricordata perché fa parte della regione naturale, come importantissima città commerciale e industriale; essa occupa il centro della provincia; Francoforte, con 70.000 abitanti, è situata sull'Oder, dove questo fiume si attraversava con un ponte, onde già fin dal Medioevo essa divenne un notevole centro di mercato.
L'importanza delle industrie è attestata dalle statistiche, secondo le quali (1907) il 42% della popolazione è dedita alle industrie; il 15% vive del commercio, il 24°6 dell'agricoltura.
Bibl.: T. Berghaus H., Landbuch der Mark Brandenburg, historisch-geographische Beschreibung, Brandenburgo 1853-56; E. Friedel e R. Mileke, Landeskunde der Provinz Brandenburg, Berlino 1909 segg.; F. Goerke, Die Mark B., Berlino 1920; F. Zobelitz, Berlin und die Mark B., in land und Leute, 2ª ed., XIV, Bielefeld e Lipsia 1909.
Storia. - La pianura fra l'Elba e l'Oder, dove si erano insediati i Germani dopo essersi staccati dalle altre schiatte indogermaniche, fu poi abbandonata agli Slavi. La riconquista cominciò - per non dire dei primi tentativi di Carlo Magno, che non andò oltre l'Elba - sotto gl'imperatori sassoni. Enrico I conquistò, verso il 928, la località principale detta Brennaburg (Brandeburgo). Ottone I rese tributarie le schiatte slave fino all'Oder, fondò nel 948 i vescovati di Brandeburgo e di Havelberg sulla destra dell'Elba e col territorio recentemente conquistato costituì una marca. Già nel 983 questo territorio sulla destra dell'Elba andò perduto per una ribellione degli Slavi; soltanto le terre sulla sinistra dell'Elba, quelle che formarono poi la Marca Antica (Altmark), poterono essere conservate. Appena nella prima metà del sec. XII cominciò la definitiva cristianizzazione e colonizzazione del paese. E ciò per opera dei margravî della casa Ascana, e specialmente di Alberto l'Orso (1124-1170) e dei suoi successori, Ottone I, Ottone II ed Alberto II. Nel sec. XIII, sotto i margravî fratelli Giovanni I ed Ottone III (1225-67) la marca fu arricchita di nuove terre: si estese allora, oltre la Marca Antica, fino all'Oder (la cosiddetta Marca Media, Mittelmark), alla parte al nord-ovest (la Priegnitz), alle terre al nord-est, situate sulla sinistra dell'Oder (la Uckermark); nel sud alla Lusazia superiore. Forti di questi possessi, nel 1250 i margravî poterono procedere alla conquista della Marca Nuova, sulla destra dell'Oder. A quest'epoca del dominio degli Ascani risale anche l'immigrazione di coloni oriundi della Turingia, della Fiandra, dell'Olanda e della Vestfalia; la popolazione slava fu con relativa rapidità assimilata nel corso dei secoli, tuttavia fino ad oggi tale popolazione (venda) della regione lusaziana si distingue per usi e per modo di vestire da quella tedesca. Anche gli ordini cavallereschi ebbero una gran parte nella colonizzazione. Di pari passo con 1ª colonizzazione procedette la cristianizzazione, che si manifestò con la fondazione di conventi soprattutto di cisterciensi (Chorin, Lehnin), i quali con la loro forte organizzazione, portarono nel paese nuove forme di vita economica. Anche la fondazione di molte città (Spandau, Berlino, Francoforte sull'Oder, Strausberg, Landsberg ecc.) risale alla stessa epoca. Per la posizione egemonica tenuta nella parte settentrionale del regno di Germania, i margravî di Brandeburgo ambirono il diritto e la dignità di principi elettori, che fu poi loro riconosciuta dalla bolla d'oro di Carlo IV (1356). Estinta la casa degli Ascani (1319), i principi vicini assalirono la Marca, avidi di impadronirsene o di spartirsela; ma Ludovico il Bavaro allora imperatore, la confiscò come feudo vacante e la rimise a suo figlio, Ludovico il Vecchio (1324). Tuttavia la famiglia bavarese di Wittelsbach non riuscì a mettere piede saldamente nel paese; per il conflitto dell'imperatore Ludovico con la Curia romana, il clero brandeburghese parteggiò contro il Wittelsbach e sostenne il "falso Valdemaro", un avventuriero mistificatore, che pretendeva di essere l'ultimo degli Ascani. Carlo IV, che, contrapposto a Ludovico il Bavaro, si era già intromesso negli affari brandeburghesi riconoscendo il falso Valdemaro, riuscì nel 1373, mediante un patto con l'ultimo Wittelsbach della Marca, ad assicurarne il possesso ai suoi figli, alla casa cioè di Lussemburgo. L'ordinamento ch'egli diede al paese, con l'istituzione d'un catasto (il cosiddetto Landbuch) fu di breve durata, poiché i successori di Carlo, Venceslao e Sigismondo, considerarono il paese come terra da sfruttare e mercanteggiare in tutti i sensi allo scopo di cavarne quanto più era possibile per altri progetti dinastici. Così di baratto in baratto, venne decadendo la potenza dei margravî; i diversi loro diritti caddero nelle mani della nobiltà e delle città, che si trovavano in pieno sviluppo economico e cercavano di accostarsi alla Lega anseatica; le zone rurali invece, sprovviste di qualunque difesa, rimanevano interamente in balia delle lotte dei nobili.
Questa era la situazione, quando alcuni delegati delle città si rivolsero nel 1411 al re Sigismondo, per invocarne aiuto. Questi nominò governatore provvisorio della Marca Federico V burgravio di Norimberga, al quale doveva in buona parte la sua elezione a re. Negli anni seguenti Federico, discendente della famiglia sveva degli Hohenzollern, ristabilì l'ordine e costrinse i nobili compresi i più tracotanti, che erano i Quitzow, a rispettarlo. Il 30 aprile 1415 Sigismondo gli trasmise anche la dignità elettorale e il 18 aprile 1417 gliene conferì solennemente l'investitura.
Con la venuta della famiglia degli Hohenzollern comincia una nuova epoca nella storia della Marca. Era aspirazione di Federico di ristabilire i confini della Marca quali erano stati all'epoca degli ultimi Ascani. Ma venne in conflitto con i duchi di Meclemburgo e di Pomerania, e in seguito anche col suo antico protettore, re Sigismondo; alla fine non poté conservare che la Priegnitz e l'Uckermark e dovette rinunziare alla desiderata supremazia feudale sulla Pomerania e sulla Marca Nuova, che erano state per poco in possesso degli Ascani.
Soltanto suo figlio, Federico II (1440-1470), seppe abilmente trarre vantaggio della posizione difficilissima in cui si trovava l'Ordine teutonico di fronte alla Polonia, e riebbe da questo la Marca Nuova (1455). Suo fratello e successore, Alberto Achille (1470-1486), il quale aveva fino allora amministrato i possessi della casa in Franconia, e come condottiero ha avuto una parte notevole nella storia generale, poté acquistare dal duca di Sagan, nel 1482, Krossen e Züllichau. Nel suo testamento, la dispositio Achillea (1473), tenne distinti i suoi possessi nella Franconia (Ansbach e Bayreuth) da quelli nella Marca; solo nel 1791, dopo l'estinzione della linea francone della casa di Hohenzollern, i primi tornarono alla linea principale di Brandeburgo (v. ansbach e bayreuth). Il principe elettore Giovanni Cicerone (1486-99) si limitò alle riforme interne; egli favorì l'entrata di uomini della Marca nel suo consiglio principesco, mentre fino ad allora avevano predominato tra i funzionarî dell'elettore i sudditi della Franconia. Gioacchino I (1499-1533) strinse un patto col duca di Pomerania 1529), che assicurò al principe della Marca elettorale il diritto di successione in Pomerania nel caso di estinzione della famiglia dei duchi di Pomerania. Nel 1524, dopo l'estinzione della casa comitale dei Ruppin, Gioacchino acquistò l'omonima contea. Nel 1505 fondò a Francoforte sull'Oder un'università, che nel 1811 fu trasferita a Breslavia.
La sovranità dei primi Hohenzollern si fondava soprattutto sull'alta giurisdizione, la quale però, durante l'anarchia del sec. XIV, si era incrinata ed era passata alla chiesa, alla nobiltà e alle città. Nel corso del sec. XV queste autorità rivaleggianti si unirono in quegli organi rappresentativi che furono gli stati, i quali si impossessarono presto del diritto di approvare le imposte. Al primo posto fra gli stati erano i cavalieri, la cui attività, dopo l'abolizione delle guerre private (fehde), si rivolge al campo economico traendo discreti profitti dalla coltivazione dei cereali. Nel sec. XVI s'inizia l'esportazione del grano, che rende più proficua l'economia agraria; i nobili proprietarî fondiarî si appropriarono allora delle terre dei contadini e obbligarono lo stato, fino allora libero, dei contadini alla servitù ereditaria della gleba. Le città della Marca, già sotto Federico II, vennero alla diretta dipendenza dall'elettore, il quale proibì l'unione con la Lega anseatica. Con ciò comincia la decadenza delle città della Marca, le quali anche prima del resto non erano paragonabili a quelle dell'alta Germania. Anche la chiesa dovette subire la supremazia dell'autorità margraviale; nel 1447 papa Nicolò V conferì all'elettore il diritto di nomina nei tre vescovati della Marca: Brandeburgo, Havelberg e Lebus.
Le idee della Riforma si diffusero presto nella Marca: Wittenberg non era lontana. Gioacchino I resistette ancora alla nuova dottrina, ma sotto Gioacchino II (1553-1571) la Riforma ebbe la via libera; tuttavia egli, benché convertito fin dal 1539, cercò di mantenere un atteggiamento conciliativo. Volle la Riforma e volle nello stesso tempo conservare l'unità ecclesiastica. Nel 1540 pubblicò le ordinanze ecclesiastiche per la Marca, le quali conservano, accanto alla dottrina di Lutero, parecchi elementi essenziali del culto cattolico. La caratteristica loro è la fondazione d'un concistoro (onde il nome di Costituzione concistoriale), formato di teologi e giuristi, e l'istituzione d'un funzionario supremo ecclesiastico, di nomina dell'elettore, il sopraintendente generale. Poco dopo il 1560, il trapasso alla Riforma era già completo. Anche il successore, Giovanni Giorgio (1571-98), cercò di tenersi lontano dagl'inestricabili viluppi delle scissioni confessionali; si adoperò invece ad affermare nell'interno l'autorità del governo di fronte agli stati. Gioacchino Federico (1598-1618) continuò l'opera di restaurazione con l'istituzione d'un ufficio centrale governativo, e del consiglio segreto (1604). Sotto il regno di Giovanni Sigismondo (1608-19) fu posta la base per l'ulteriore sviluppo del paese, che si estese molto al di là dei vecchi confini. Egli aveva sposato l'erede del ducato di Jülich sul basso Reno. Però al momento della successione (1609), l'elettore non riuscì a ottenere se non le signorie di Cleve, di Marka, di Ravensberg e di Ravenstein; la maggior parte dell'eredità, il ducato di Jülich, cadde in possesso dei Wittelsbach di Pfalz-Neuburg. Nel 1618, alla morte dell'ultimo duca di Prussia, che fin dal 1605 era sotto la tutela dei principi di Brandeburgo, anche questo territorio venne unito all'Elettorato (l'attuale Prussia orientale, ad eccezione del vescovato di Ermland). Per questo nuovo territorio, l'elettore era vassallo della corona di Polonia; da allora in poi, in realtà, la storia della Marca si confonde con quella della Prussia (v.). Questi nuovi territorî caddero nelle mani di Giovanni Sigismondo, quasi senza che egli nulla facesse per averli: all'interno, la sua conversione alla fede calvinista, rendeva la sua posizione più difficile.
Sotto il successore di Giovanni Sigismondo, Giorgio Guglielmo (1619-40), infierì la guerra dei Trent'anni. L'elettore cercò in principio di mantenere la neutralità; però il suo consigliere, il cattolico conte Schwartzenberg, seppe attirarlo nel 1627 dalla parte dell'imperatore; ma quattr'anni dopo (1631) suo cognato Gustavo Adolfo lo costrinse a unirsi con lui. Nel 1635 dopo la morte di Gustavo Adolfo tornò di nuovo alla parte dell'imperatore. Questo significò gettare il paese negli orrori della guerra; Federico Guglielmo, il Grande elettore (1640-88), mise fine a quella politica indecisa; si schierò apertamente dalla parte protestante svedese e, con la pace di Vestfalia, rimase padrone dei vecchi possessi; fece di più: con l'acquisto della Pomerania posteriore, dei territorî ecclesiastici di Magdeburgo, di Halberstadt e di Minden creò le tappe d'una strada, che doveva ricongiungerlo alle sue provincie del basso Reno.
Col Grande elettore la storia della marca di Brandeburgo propriamente detta è finita, il resto è la storia dell'ascensione di Brandeburgo-Prussia a grande potenza. Ma nella politica interna la marca di Brandeburgo rimase sempre il paese proprio della dinastia; col decreto del 30 aprile 1815, che ripartì il territorio della monarchia prussiana in provincie e reggenze, si creò la provincia di Brandeburgo. La Marca Antica venne staccata e aggiudicata alla provincia di Sassonia; una parte della Marca Nuova venne invece incorporata alla nuova provincia di Pomerania. Secondo questa divisione, la reggenza di Potsdam si compose, oltre che della vecchia Marca elettorale (Priegnitz, Uckermark, Mittelmark, senza Lebus) di alcuni territorî sassoni come Belzig e Jüterbog; la seconda reggenza, di Francoforte sull'Oder, comprese la Marca Nuova, Lebus, Beeskow-Storkow, la Lusazia bassa e in più il circolo di Schwiebus, che fino allora aveva appartenuto alla Slesia.
Bibl.: Per le fonti: Corpus Constitutionum Marchicarum, ed. da Chr. O. Mylius, 1737 segg.; Codex diplomaticus Brandenburgensis, ed. da A. Fr. Riedel, in 4 serie, 36 voll. e indice, Berlino 1838-69; Das Landbuch Karls IV, edito da C. Fidicin, Berlino 1856; H. Krabbo, Regsten der Markgrafen von Brandenburg aus dem Àskanischen Hause, 7 fasc., Berlino 1910-26. Tra le pubblicazioni periodiche, da ricordare le Märkische Forschungen, voll. 20, Berlino 1941-87; le Forschungen zur brandenburgischen und preussischen Geschichte, Lipsia dal 1888. Per le opere di storia, vedi C. W. von Lancizolle, Geschichte und Bildung des preussischen Staates, Berlino e Stettino 1828; G. A. Stenzel, Gschichte des preussischen Staates, voll. 5, Amburgo 1830-54; I. G. Droysen, Geschichte der preussischen Politik (fino al 1756), 5 parti in 14 voll., Berlino 1855-56; F. Voigt, Gschichte des brandenburgisch-preussischen Staates, voll. 2, 2ª ed., Berlino 1867; L. v. Ranke, Zwölf Bücher preussischer Geschichte, voll. 5, 2ª ed., 1878-79 (nei Ges. Werke, XXV-XXIX); H. Brosien, Geschichte der Mark Brandenburg im Mittelalter, Lipsia e Praga 1887; Fr. Holtze, Geschichte der Mark Braundenburg, Tubinga 1912; R. Koser, Gschichte der brandenburgisch-preussischen Politik, I (fino al 1648), Stoccarda e Berlino 1913; O. Hintze, Die Hohenzollern und ihr Werk, Berlino 1915; E. Fidicin, Die Territorien der Mark Brandenburg, voll. 4, Berlino 1857-64. Per la storia ecclesiastica: Jahrbuch für brandenburgische Kirchengeschichte, dal 1904; Fr. Curschmann, Die Diöcese Brandenburg, Lipsia 1906; L. Zscharnack, Das werk Martin Luthers in der Mark Brandenburg, Berlino 1917; Germania sacra, 1 Abteilung, I: Das Bistum Brandenburg, edito da Abb e G. Wentz, Berlino 1929. Per la storia del diritto: C. Bornhak, Geschichte des preussischen Verwaltungsrechts, voll. 3, Berlino 1884-86; A. Stölzel, Brandenburg-Preussens Rechtsverwaltung und Rechtverfassung, voll. 2, Berlino 1888; H. Spangenberg, Hof- und Zentralverwaltung der Mark Brandenburg im Mittelalter, Lipsia 1908. Per la storia economica: F. Priebatsch, Der märkische Handel am Ausgang des Mittelalters, in Schriften des Vereins für Geschichte Berlins, XXXVI (1899).