PANNONIA, Provincia romana
Con questo nome, derivato da una popolazione locale, fu designata la regione compresa tra il gomito che il Danubio forma col vertice a monte di Aquincum, la catena detta del mons Cetius, corrispondente ai Bacher-Gebirge, alle Windische Büheln e alle Alpi della Bassa Austria, l'alto corso della Sava, il crinale delle Alpi Giulie ed una fascia sulla destra della Sava, larga da quindici a settanta miglia, sino al confine della Mesia superiore. Questi furono i confini della provincia romana, che tuttavia nei primi decennî del I sec. escluse Carnuntum e Vindobona assegnate al Norico, e all'inizio del secolo seguente perdette il saliente dell'alta Sava, con Emona (Lubiana), attribuito all'Italia.
La provincia della P. fu costituita da Tiberio nel 10 d. C., col nome di Illirico inferiore, al termine di una lunga guerra iniziata quattro anni prima per domare la rivolta delle genti indigene malamente assoggettate. La conquista sistematica del territorio, abitato da numerose tribù di cultura celtoillirica Aravisci, Arviates, Azali, Boi, Breuci, Iasi, Scordisci, ecc. - era stata iniziata nel 35 a. C. da Ottaviano, che aveva attestato le sue legioni sulla Sava; successivamente, dal 12 al 10 a. C., Tiberio aveva esteso l'effettivo dominio romano sino al corso della Drava, con frequenti puntate nell'area compresa tra questo fiume e il Danubio. Le popolazioni pannoniche, di cui conosciamo le forme di vita, proprie della civiltà di La Tène nei suoi ultimi aspetti, avevano avuto contatti con i Romani già dal II sec. a. C., non tanto a causa di alcune insignificanti scorrerie militari, quanto per l'attivo commercio esercitato verso il Danubio da mercanti aquileiesi.
La provincia fu governata da un legato imperiale pro praetore, di rango consolare, affiancato da un procuratore per l'amministrazione finanziaria. La propagazione delle forme di vita civile dei Romani procedette intensamente nel corso del I sec. d. C. attraverso la deduzione di veterani e la concessione di diritti coloniali - forse per opera di Tiberio ad Emona, da Claudio a Savana (Szombathely), dai Flavi a Sirmium (Mitrovica) e a Siscia (Sisak), da Traiano a Poetovio (Ptuj) -, e la graduale trasformazione delle comunità indigene in civitates provviste di diritti municipali: così accadde sotto i Flavi per Neviodunum (Ornovo) e per Scarbantia (Sopron), e più tardi Adriano estese l'autonomia civica a Carnuntum, ad Aquincum (presso Budapest), a Mursa (Osijek) e a Mogetiana (Tüskevár). Dallo sviluppo dei centri indigeni come dagli accampamenti militari (a Siscia, a Sirmium, a Poetovio, a Brigetio, ad Aquincum, a Carnuntum e a Vindobona) vennero sorgendo con impianto regolare le principali città della Pannonia.
La difesa del confine danubiano fu il più grave problema militare e politico della storia della P. in età romana, almeno fino a quando nel 1378 i Goti non si furono definitivamente stanziati tra quel fiume e la Drava. La conquista romana della Dacia alleggerì notevolmente i compiti difensivi delle legioni a guardia del Danubio, poiché tra questo fiume e il Tibisco si stabilirono definitivamente gli Iazyges, che fruivano di un largo protettorato romano. A questo periodo si datano le principali istallazioni militari romane oltre il Danubio, destinate a costituire un antemurale di rallentamento contro eventuali pressioni esterne. Alle stesse esigenze di una più efficace difesa si ispirò Traiano, quando divise la P. in due province, la Superior a ponente, e la Inferior proprio a ridosso del Danubio - separate da una linea che correva poco a levante di Brigetio e di Siscia -, governate la prima da un legato di rango consolare, la seconda da un legato di rango pretorio poi sostituito da un consolare.
Il II sec. d. C. segnò per la P. romana l'apogeo del benessere civile: fedele alle caratteristiche fondamentali del costume indigeno, la cultura pannonica assunse rapidamente, in un vasto sincretismo eclettico, schemi e motivi figurativi dall'Italia, dalla Dalmazia, dai paesi di lingua greca; la cultura mitologica vi penetrò largamente attraverso modelli iconografici di ispirazione e di produzione greca e romana. Dei culti orientali quello di Iside fu il primo a propagarvisi, seguito poi da Mithra e da Giove Dolicheno. Nel III sec. d. C. la P., teatro di battaglie sanguinose per la difesa dei confini e di competizioni per l'imposizione dei diversi pretendenti al potere supremo, diede all'Impero due imperatori, Aureliano e Probo. La riforma tetrarchica apportò notevoli modifiche ai confini e suddivise la provincia superiore in P. prima e in Savia e quella inferiore in P. secunda e in Valeria. Nel 441 gli Unni, varcando definitivamente la Sava, misero fine allo ultimo vestigio di dominio romano in Pannonia.
Nella rete dei trasporti della provincia esercitavano un ruolo preminente le vie d'acqua del Danubio, della Drava e della Sava, seguite da strade, rispettivamente da Singidunum a Mursa, ad Aquincum, a Brigetio, Carnuntum e Vindobona - la via di arroccamento dei distaccamenti di frontiera -; da Mursa a Poetovio, donde a Flavia Solva; da Singidunum a Sirmium, a Siscia, donde a Celeia e a Emona. Savaria era un importante nodo stradale, diramandosi le vie per Vindobona, per Brigetio, per Sopianae e Mursa e per Poetovio e Siscia, donde si proseguiva nell'Illirico sino a Salonae. Da Poetovio una via metteva anche ad Aquincum costeggiando il Balaton. I principali prodotti commerciali erano il legname, alcuni minerali (argento), il grano. La P. era organizzata nel portorium Illyrici.
Bibl.: A. Alföldi, Der Untergang der Römerherrschaft in Pannonien, Berlino-Lipsia 1924-26; J. Klose, Roms Klientel-Randstaaten am Rhein und an der Donau, Breslavia 1934; M. Pavan, La provincia romana della Pannonia Superior, in Mem. Lincei, s. VIII, v. VI, 5, 1955; A. Mócsy, Die Bevölkerung von Pannonien bis zu den Markomannenkriegen, Budapest 1959. Sui legati provinciali: E. Ritterling, Die Statthalter der pannonischen Provinzen, in Arch.-epigr. Mitt., XX, 1897, pp. 1-78; id., Die Legati pro praetore von Pannonia inferior seit Traian, in Arch. Ertesito, 1927, pp. 281-306; W. Reidinger, Die Statthalter des ungeteilten Pannonien und Oberpannoniens, Bonn 1956. Una completa sintesi dei problemi concernenti la P. romana è ora nella voce Pannonia di A. Mocsy, in Pauly-Wissowa, Suppl. Bd., IX, 1962, cc. 515-776.
(G. C. Susini)
Personificazione. - La personificazione della P. appare nel 137 d. C., su monete di L. Elio Vero Cesare, in figura di donna vestita di lungo chitone e mantello, con una corona turrita sul capo ed uno stendardo militare nella sinistra. Il tipo s'ispira a quello augusteo dell'Oikoumène e allude al carattere militare della provincia, poi accentuato, per l'accresciuta importanza strategica della P., nelle figurazioni sulle monete di Traiano Decio. Scompare la corona urbana (249 d. C.) mentre su altri conî (250-251 d. C.) compaiono due figure femminili, ciascuna con uno stendardo, a simboleggiare la divisione della P. in Superiore ed Inferiore, peraltro avvenuta ancor prima della creazione del tipo adrianeo. Una variante si ha nella serie di Decio, con le due figure che si stringono le destre davanti ad un vessillo, e poi dall'imitazione sulle monete di Probo per la personificazione dell'Illirico. La P. è simboleggiata da una figura sola nelle monete di Erennio, Ostiliano, Aureliano e Quintillo, ma una coniazione locale dell'usurpatore Giuliano (284 d. C.) riprende il tipo della doppia provincia.
Bibl.: M. Jatta, Le rappresentanze figurate delle Provincie Romane, Roma 1908, p. 27; H. Mittingly, E. Sydenham, C. H. V. Sutherland, The Roman Imperial Coinage, Londra, II, 1926, tav. XVI, 337; IV, 3, 1949, pp. 114, 120, 122, 124, 141, 146; V, i, 1927, pp. 245, 278; V, 2, 1943, p. 593.
(P. Moreno)