proxi
Denominazione di dati relativi a epoche remote a partire da quella attuale, dedotti indirettamente. La raccolta regolare di dati meteorologici su scala mondiale ha avuto luogo solo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; le condizioni climatiche antecedenti non possono, dunque, essere identificate con dati diretti, ma possono essere valutate a partire da misurazioni ambientali di quantità che sono più o meno direttamente collegate alla situazione climatica locale. Nel gergo della paleoclimatologia, questi dati vengono chiamati proxy data. I proxy data hanno origini molteplici. Dai registri delle attività agricole in una certa area, per es., si può dedurre l’andamento locale delle temperature e delle precipitazioni. Un tipo di proxy data molto conosciuto è quello che proviene dall’analisi degli anelli arborei (dendrologia). In generale, un anno caldo e piovoso risulterà in un anello di maggiore spessore, ma l’analisi può scendere più in dettaglio e trarre utili informazioni dalla struttura degli anelli, dalla densità del legno e dalle abbondanze relative di isotopi di ossigeno e idrogeno presenti. La ricostruzione climatica si può spingere verso ere molto più remote tramite l’analisi di campioni di ghiaccio estratti tramite carotaggi a grandi profondità. I ghiacci perenni presenti sulle montagne più elevate e soprattutto nelle calotte polari, sono, infatti, il risultato dell’accumulazione di precipitazioni nevose in decine di migliaia di anni. Questi ghiacci sono ovviamente composti di ossigeno e idrogeno. Piccole percentuali di idrogeno sono presenti sotto forma di deuterio, un suo isotopo. Analizzando campioni di ghiaccio risalenti a periodi storici in cui l’andamento climatico è noto, si è derivata una relazione tra temperatura media e concentrazione di deuterio nel ghiaccio. Supponendo la validità di questa relazione anche in epoche preistoriche, si è potuto ricostruire l’andamento della temperatura in quei lontani periodi. Oltre che per la determinazione della temperatura, i carotaggi di ghiaccio polare consentono anche di determinare la concentrazione di pulviscolo atmosferico e anidride carbonica in ere remote.