PRUA o Prora (fr. proue, avant; sp. proa; ted. Bug, Vorschiff; ingl. bow)
È la parte anteriore del naviglio, con cui questo solca l'acqua: parte che s'inizia col calcagnolo, cioè con quel pezzo di costruzione che, messo all'estremità della chiglia, serve di sostegno alla ruota, e comprende il tagliamare, cioè la parte più affilata che, dal nome stesso, definisce la propria funzione, e l'atrepice, cioè quel triangolo finale del naviglio compreso tra le ali estreme dei due bordi. Ma più semplice è definire la prua come la totalità della parte anteriore del naviglio, poiché, dato il mutare delle forme di esso nel processo dell'evoluzione nautica, non è facile designare tutte le parti che nei varî periodi si possono comprendere sotto il termine di prua. Dal lato tecnico ed estetico la prua ha naturalmeme grande importanza, poiché spesso basta a definire tutte le caratteristiche di età, struttura e funzione dei varî generi navali.
Nel periodo classico greco-romano, la prua, sia nei tipi a vela, sia in quelli a remi, sembra preferire una forma piuttosto arrotondata, rilevata però quasi sempre dai caratteristici rostri armati, nonché dallo sperone orizzontale piazzato raso sull'acqua. Tale tipo classico si differenzia da quello più tipicamente orientale, assai arcuato e sollevato, con fastigio terminale a forma di palmetta, che si ritrova ancora nell'antica marineria egizia, e di cui si ha reminiscenza nell'età bizantina, con riflessi poi anche nella prima marineria veneta. Le principali evoluzioni della prua sono in genere le stesse di quelle del naviglio. Nella galea mediterranea vediamo permanere sino alla fine la forma assai sottile e stellata, accentuata dal rostro sporgente, in taluni casi in senso orizzontale; in altri, specie nella marineria veneta e orientale, rivolto all'insù per meglio adempiere al proprio scopo di fracassare con l'urto l'apposticcio e disorganizzare così il remeggio della galea avversaria. Nelle navi a vela si mantiene invece una forma piuttosto tozza e arrotondata per meglio resistere all'urto dei marosi, su cui si profila soltanto la linea sottile della ruota col tagliamare. La prua, nel Medioevo e fino al principio del Rinascimento, si caratterizza per il castello emergente sui flutti, quasi come un ponte per abbordare l'avversario, sul quale gradatamente vediamo piantarsi il trinchetto del bompresso. In seguito le cocche, i galeoni e i tipi affini del Cinquecento meglio fondono il castello di prua con il rimanente dello scafo, caratterizzando gradatamente quel puntale sporgente, che i vascelli del secolo seguente meglio definiranno, e che nel Settecento e nell'Ottocento costituirà la forma della prua di tutti i velieri: forma per qualche tempo rimasta e adottata nelle stesse costruzioni in ferro, nonché nei piroscafi. In essa risalta quasi sempre la polena, cioè quella figura posta in mezzo alla prua al vertice anteriore, come immagine scolpita per ornamento e per simboleggiare il nome della nave con qualche emblema sacro o profano, storico o mitologico. Le costruzioni in ferro dei piroscafi, abbandonato gradatamente il tipo della prua a puntale dei velieri, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, adottano sempre più la forma verticale: forma che, nelle navi da guerra, si caratterizza per qualche tempo con lo sperone subacqueo, più o meno sporgente, che sembra in certo modo richiamare anche la forma classica delle prue. Gradatamente, però, perdutasi ogni ragione di caratterizzare questo tipo guerresco di prua militare, anche le navi da guerra tornano alla forma perpendicolare: anzi, più recentemente, per ragioni tecniche marinare, si è adottata la forma a puntale superiore, più arrotondata, che nella parte subacquea ha, anche nei tipi mercantili, caratteristiche a bulbo più propizie alla velocità.