PRURIGO (o Prurigine)
Voce latina rimasta a indicare un gruppo di affezioni a limiti non sempre netti e non ben differenziabili né per l'obiettività delle lesioni con cui si manifestano, né per la loro eziologia. Sintomi costanti sono il prurito che si manifesta in grado vario, di solito accentuato, e la presenza di una lesione papulosa circoscritta, scarsamente rilevata, di colorito vario, che talora si differenzia appena da quello della cute sana, centrata di solito da una sottile crosta ematica.
Si distinguono varie forme di prurigo, di cui le principali sono:
a) il cosiddetto strofulo dei bambini, in cui l'elemento papuloso sorge su base urticarioide: è affezione a recidive subentranti, che può prolungarsi talora fino alla seconda infanzia. È in rapporto abitualmente con turbe intestinali o errori di alimentazione: si esacerba di solito nel periodo della dentizione;
b) prurigo semplice cronica, in cui il sintoma essenziale è il prurito e la presenza sulla cute di lesioni di lichenificazione diffusa o di papule semplici, associate talora a eczematizzazione e a piodermiti. È in dipendenza frequentemente di fattori ambientali (pr. hiemalis, pr. aestivalis);
c) prurigo di Hebra, che ha inizio di solito nella prima infanzia: la pelle si copre di papule numerose che il grattamento escoria continuamente, si lichenifica e s'ispessisce pigmentandosi in bruno. Si nota frequentemente un'iperplasia dei ganglî linfatici; persistendo la dermatosi, violentemente pruriginosa, si determinano insonnia, irritabilità nervosa, anemia, deperimento organico grave. Gli anni attenuano il processo, che scompare abitualmente nell'adolescenza.