Prussia
Regione storica della Germania, la cui denominazione deriva dai borussi o prussi, popolazioni baltiche che abitavano la zona costiera detta più tardi Prussia orientale; quando il margravio elettore del Brandeburgo, Federico III di Hohenzollern, assunse il titolo di re di Prussia (1701), i nomi di P. e prussiani si vennero spostando verso la vecchia marca di Brandeburgo, per estendersi successivamente a tutte le parti dello Stato, sovrapponendosi ad altre denominazioni tradizionali. La regione baltica, abitata dai prussi, dopo tentativi di cristianizzazione a opera di s. Adalberto vescovo di Praga e di Bruno di Querfurt (997 e 1009), del monastero cistercense di Oliva (un cui monaco, Cristiano, nel 1215, ebbe titolo di vescovo di P.) e poi a opera dei cavalieri dell’ordine dei portaspada, era stata donata da Federico II (1226) all’ordine teutonico, che ne aveva intrapreso la conquista-evangelizzazione con grande energia, conclusasi al principio del sec. 14°: a essa veniva unita nel 1308-10 anche la Pomerelia. I cavalieri dell’Ordine per la loro qualità di monaci non potevano avere legittima discendenza e perciò mantenevano i loro possessi a titolo di usufrutto personale: incoraggiando i commerci, dando autonomie alle città, affiliate in hanse, impedendo l’affermarsi del potere temporale dei vescovi. Ma l’acquisto nel 1402 della Neumark inasprì i rapporti con la Polonia e una grave sconfitta subita (1410) a Tannenberg parve segnare la fine dell’ordine. La Pace di Thorn (1411) salvò per allora ai cavalieri la Prussia. La ribellione dei loro sudditi sollecitò ancora l’intervento polacco, vittorioso nonostante l’ordine avesse cercato l’alleanza dell’elettore del Brandeburgo cedendogli la Neumark. La seconda Pace di Thorn (1466) spezzò la P. in due parti: all’ordine restò, ma soggetta alla sovranità del re di Polonia (che si impadroniva così con la P. occidentale dell’antica capitale, Marienburg), soltanto la P. orientale, che ebbe capitale Königsberg. Quando il gran maestro dell’ordine Alberto di Hohenzollern (di un ramo della famiglia che dal 1415 deteneva la dignità elettorale del Brandeburgo) aderì alla riforma di Lutero, i possessi dell’ordine, soppresso, si ridussero a un ducato laico ereditario; si rese definitiva la distinzione delle due regioni prussiane (designate in Polonia come P. ducale e P. reale), e inoltre venne ribadito il legame di dipendenza feudale del duca Alberto verso i sovrani polacchi. In caso di estinzione del ramo prussiano degli Hohenzollern, i suoi possedimenti sarebbero dovuti passare agli Iagelloni di Polonia; ma la successione di Alberto, d’accordo col re polacco, toccò alla linea francone dei Brandeburgo e poi all’elettore di Brandeburgo (1618). Ebbe luogo, dunque, una unione personale di due Stati tra loro non confinanti e diversi per ordinamenti e istituzioni, cui si aggiunsero l’ex vescovato di Minden e la contea di Ravensberg, la contea della Mark nella regione della Ruhr e il ducato di Kleve sul basso Reno, e ancora (per il Trattato di Vestfalia, 1648) la Pomerania orientale. Proprio questo sparpagliamento di possessi permise a Federico Guglielmo (1640-88), dopo aver creato un formidabile esercito, di farsi valere in gran parte della Germania. Sciolto nel 1660 con il Trattato di Oliva il vincolo di soggezione alla Polonia, il successore Federico III nel 1701 prese il titolo di re, Federico I re di Prussia. Il regno di P., assolutista, sui due saldi pilastri del suo esercito e della sua burocrazia, si accrebbe nel 1720 di una parte della Pomerania con Stettino; poi con il grande re, Federico II (1740-86), si protese verso il Sud con la Slesia e si ingrandì ancora, acquisendo la cosiddetta P. occidentale con l’Ermland e il distretto della Netze (escluse Danzica e Thorn, rimaste polacche). Il successore, Federico Guglielmo II (1786-97), ereditò nel 1791 i principati di Ansbach e di Bayreuth, poi, a seguito delle successive spartizioni della Polonia, venne in possesso della Grande Polonia e di parte della Masovia. Dovette però cedere alla Francia i possessi sulla riva sinistra del Reno. La diffidenza verso l’Austria, prima alleata, persuase la P. a rinchiudersi in una neutralità nei confronti della Francia rivoluzionaria e poi napoleonica. Nel 1805 si schierò contro Napoleone, ma la Pace di Tilsit (1807) la sottopose ugualmente a una indennità di guerra (e fu occupata militarmente), fu privata dei possessi a ovest dell’Elba e della maggior parte di quelli polacchi. Ma presto, percorsa da una volontà di rinascita e di riforme, realizzate poi da H.F.K. von Stein e da Karl August principe di Hardenberg, nel 1813 poté riprendere il suo posto nella coalizione antinapoleonica. Il Congresso di Vienna attribuì alla P. molti dei suoi precedenti possedimenti, insieme a parte della Sassonia, della Renania e della Vestfalia, mentre la Masovia andò al nuovo regno polacco. Priva di contiguità territoriale fra le sue province, la P. promosse dal 1818 un’unione doganale, estesasi dagli staterelli compresi nel suo territorio alla maggior parte degli Stati tedeschi, fino alla creazione (1833) di un vasto mercato comune a direzione prussiana, dal quale rimase esclusa l’Austria. Le istanze di riforma non furono recepite dalla monarchia: Federico Guglielmo III appoggiò la politica conservatrice di Metternich all’interno della Confederazione germanica e la P. fu l’unico dei grandi Stati tedeschi a non adottare una costituzione a seguito dei moti del 1830; Federico Guglielmo IV fu costretto dall’insurrezione di Berlino (18 marzo 1848) a convocare un’Assemblea nazionale. Appoggiato dagli junker, timorosi di un’abolizione dei diritti feudali, Federico Guglielmo IV sciolse l’Assemblea nel dic. 1848, ma acconsentì a giurare fedeltà alla Costituzione del 31 genn. 1850, rimasta in vigore sino al 1918, che manteneva il principio del diritto divino come fondamento della monarchia. Rifiutata la corona di imperatore tedesco offertagli dal Parlamento di Francoforte (1849), il re di P., col consiglio di J.M. von Radowitz, puntò a creare una federazione dei principi tedeschi, il cui primo nucleo fu la Lega dei tre re, costituita con i sovrani di Sassonia e Hannover (1849). A tale progetto si oppose l’Austria che, minacciando la guerra, obbligò la P. a firmare (1850) la convenzione di Olmütz. Il nuovo sovrano, Guglielmo I, perseguì una politica decisamente conservatrice. Dopo la chiamata al governo di O. von Bismarck (1862) si avviò a conclusione la rivalità con l’Austria, inaspritasi per la questione dei ducati di Schleswig e Holstein. Uscita vittoriosa dalla guerra austro-prussiana, con la Pace di Praga (1866), la P. si annesse lo Schleswig-Holstein, l’Hannover, l’Assia-Kassel, il Nassau e Francoforte sul Meno; sciolto quindi il Deutscher Bund, creò e assunse la direzione di una Confederazione della Germania del Nord, limitata ai territori a nord del Meno. Il processo di unificazione tedesca fu portato avanti concludendo durante la guerra franco-prussiana dei trattati di federazione con gli Stati meridionali, punto di partenza per la formazione del secondo Reich, suggellata dall’incoronazione a imperatore di Guglielmo I (18 genn. 1871). All’interno dell’impero la P. mantenne un ruolo di guida, attenuatosi solo dopo la Prima guerra mondiale; a seguito della sconfitta tedesca, il Trattato di Versailles (1919) attribuì alla Polonia la P. occidentale (il cosiddetto corridoio polacco), oltre alla regione di Gniezno e Poznań; la P. orientale cessò di appartenere alla Germania dopo la Seconda guerra mondiale.