PSAMMETICO
. Nome di tre faraoni. Si trova trascritto in assiro Pišametki, in neobabilonese Pisamiski, aramaico Psmsk, greco Psammētichos, Psammātichos, Psammitichos e vale Pzanmêsek "venditore di vino drogato". Il primo ha il prenome Waḥabrîe (nella lista Manetoniana Psammētichos). Figlio di Necho, il principe di Sais, fu il fondatore della XXVI dinastia. Un oracolo (Erodoto, II, 147-152) avrebbe predetto che l'Egitto sarebbe divenuto possesso di quello dei dodici regoli che allora si dividevano il paese, il quale avesse libato nel tempio di Efesto in un vaso di bronzo. Un giorno che essi erano nel tempio, avendo il gran sacerdote dimenticato di portare il numero sufficiente di vasi d'oro, P. ne rimase privo. Egli si tolse il casco e l'usò come recipiente. Venne per ciò bandito dai colleghi sospettosi nelle paludi del Delta e là ancora gli fu annunziato dalla dea di Butô che la vendetta gli verrebbe dal mare, quando sarebbero usciti uomini di bronzo. Poco dopo, pirati Carî e Ioni vennero a predare la contrada e gli furono designati come uomini di bronzo. Li assoldò e abbatté i suoi rivali. Si liberò dalla tutela assira (v. egitto: Storia) e occupò la Tebaide (circa il 658). Onde legittimare la sua usurpazione, obbligò la gran sacerdotessa di Ammon, Šepenwépe, sorella di Tahraq, ad adottare Nitocris, sua figlia. A Menfi costruì i propilei del tempio di Ptah, restaurò la grande corte di quello di Apis e il Serapeo. Anche in Abido e a Karnak rimangono tracce della sua attività. Ebbe un lungo e glorioso regno di 54 anni (663-610 a. C.).
Il secondo, che Manetone chiama Psámmuthis, è distinto dal prenome Nefrabrîe. Figlio del faraone Neco, regnò dal 594 al 589. Anch'egli, per mantenere il dominio della Tebaide, ottenne dalla vecchia zia Nitocris l'adozione di sua figlia ‛Anḫnaśnefrabrîe. Potasimto, preposto ai mercenarî, e Amasi agli Egiziani, guidarono l'esercito vittorioso sin presso la seconda cataratta, secondo il famoso grafito greco a pié di un colosso di Abusimbel. Forse in tale circostanza i Nubiani trasferirono la loro capitale da Napata a Meroe. Un obelisco di granito rosa del faraone si trova in Piazza Montecitorio a Roma, dopo aver servito da gnomone in Campo Marzio al tempo di Augusto.
Il terzo, ‛Anḫkerîe, che nelle liste greche è detto Psammecherítēs, fu figlio di Amasis, al quale successe per appena un anno. Una pioggia aveva predetto sciagura al paese, e l'Egitto, infatti, in quell'anno fu preda di Cambise. Erodoto narra che, arresosi, P. sarebbe stato ben trattato; ma poi, per un tentativo di rivolta, messo a morte. Ctesia, invece, lo dice confinato in Susa con 6000 compatrioti. Forse è questa la versione vera.