pseudo-Aristotele arabo
Autore non noto del più importante nucleo di scritti filosofici che circolò (forse in epoca successiva rispetto a quella delle traduzioni) sotto il nome di Aristotele (Arisṭūṭālīs o Arisṭāṭālīs o Aristū), o di autori aristotelici. Tali scritti comprendono le opere che rimandano ai cosiddetti Plotiniana e Procliana arabica, la cui trasmissione e circolazione, molto complessa, è solo in parte ricostruibile con certezza. Un ruolo centrale va ascritto comunque all’attività filosofica ed esegetica del cosiddetto circolo di al-Kindī (Endress). Tra questi scritti, fondamentale è la cosiddetta Teologia di Aristotele o Discorso sulla signoria divina (al-Qawl fī-alā l-rubūbiyya), giuntaci in due versioni, una più antica e breve e una, più tarda e più lunga, rielaborata probabilmente in ambiente ismailita. A quest’opera vanno accostati i Detti di un sapiente greco (al-šayḫ al-yūnānī) nonché l’Epistola sulla scienza divina (Risāla fī l-‘ilm al-ilāhī), attribuita ad Alessandro. Tali testi rimandano tutti alla traduzione (o parafrasi) araba delle Enneadi IV-VI di Plotino (ma non è escluso che il mondo arabo abbia conosciuto un più ampio gruppo di libri, se non l’intero corpo delle Enneadi, nell’edizione di Porfirio). I Procliana arabica comprendono invece alcuni frammenti della Στοιχείοσις Θεολογική di Proclo e un testo composito di grande importanza (vi è utilizzato anche Plotino ed è giunto in almeno due versioni): il «Discorso o Libro del Bene puro» (al-Kalām aw al-Kitāb fī maḥḍ al-khāyr), poi noto al mondo latino medievale con il titolo di Liber de causis (nel 1268, in seguito alla traduzione della Elementatio theologica da parte di Guglielmo di Moerbeke, Tommaso d’Aquino ne svelerà la paternità procliana). La redazione araba del testo viene ormai fatta risalire al 9° sec. ed è ascritta al circolo di al-Kindī. Motivo filosofico dominante in questi testi è in generale l’idea neoplatonica della conciliazione tra platonismo e aristotelismo, e la conseguente lettura della teologia quale coronamento della metafisica aristotelica. Sono presenti diverse tracce di un’interpretazione monoteistica. Allo stesso circolo di al-Kindī si attribuisce poi la composizione del Kitāb al-Tuffāḥa, ispirato al Fedone di Platone e noto in latino come Liber de pomo sive de morte Aristotelis. La lista delle opere pseudo-aristoteliche in arabo è molto lunga e comprende fra l’altro: un trattato De plantis, un altro De lapidibus e uno De anima, nonché diversi scritti di carattere misterico o alchemico, fra cui il più importante è forse il Kitāb sirr al-asrār, noto al mondo latino come Secretum secretorum. Alla mole degli scritti vanno poi aggiunti i «detti» che la tradizione ha attribuito ad Aristotele, la letteratura gnomologica avendo avuto un ruolo essenziale nella trasmissione ed elaborazione della cultura greca in ambito arabo-islamico.