psichiatria
Disciplina medica che ha per oggetto lo studio clinico e la terapia dei disturbi mentali e dei comportamenti patologici. Il disagio che la p. prende in considerazione differisce per origine, qualità, entità e durata delle manifestazioni: nel suo ambito d’interesse rientrano sia le condizioni che esprimono una compromissione delle facoltà intellettive, sia i processi che tendono a disgregare la personalità. La definizione nosografica delle singole forme morbose è molto complessa e difficile per la frequente impossibilità di fare riferimento a evidenze cliniche ampiamente riconosciute. Se questa relatività dei criteri discriminativi contribuisce a rendere la nosografia psichiatrica un problema aperto, la ricerca dei meccanismi eziopatogenetici si è sviluppata secondo due correnti fondamentali di studio, che hanno dato luogo sia a polemiche contrapposizioni sia a reciproche, fruttuose integrazioni: quella del determinismo biologico e quella dei dinamismi psichici, compresi quelli suscitati da istanze di ordine sociale e culturale.
I disturbi psichiatrici vengono classificati utilizzando tre tipi di orientamento. Il primo tipo comporta l’individuazione clinica di insiemi comportamentali stabili, coerenti e in qualche modo correlati funzionalmente; il fatto che questi insiemi comportamentali atipici vengano definiti come disturbi e sindromi dipende dal peso quantitativo e qualitativo rispetto a comportamenti normativi attesi. Il secondo tipo prevede la ricostruzione di una storia vissuta della sofferenza mentale, che si sviluppa, si coagula e si ricombina continuativamente: infatti, la rappresentazione del disagio mentale non coincide con una specie di rappresentazione fantastica ed emotiva dei sintomi. Il grande problema della psicopatologia, anche del bambino, è che i sintomi e la persona non coincidono; al contrario, anche un bambino disturbato è una persona che lotta con i suoi sintomi, mentre si costruisce un’immagine del Sé deformata dai sintomi stessi. Infine, il terzo tipo prevede la definizione esatta del terreno neurobiologico in cui il disturbo psicopatologico si forma.
La questione neurobiologica è ineludibile per la prevenzione, la diagnosi e la cura dei disturbi psichiatrici. La conoscenza del terreno neurobiologico, in cui il disturbo psichiatrico si accende o si spegne, con o senza ‘cicatrici’, è essenziale anche nel modello psicologico o sociale della malattia mentale. È necessario precisare alcuni aspetti del rapporto tra neurobiologia e disturbi psichici:
• la neurobiologia di un disturbo psichiatrico non coincide con l’eziologia di questo disturbo e neppure costituisce il presupposto per una terapia biologica esclusiva;
• nella maggior parte dei casi, allo stato attuale della conoscenza, l’individuazione di fattori neurobiologici permette di classificare meglio un disturbo e di dare maggiore coerenza anche ai sintomi e ai vissuti che costituiscono questo disturbo;
• nella quasi totalità dei casi, l’arricchimento delle conoscenze neurobiologiche consente di predisporre scale di vulnerabilità e scale di espressività-gravità dei disturbi psichiatrici;
• la possibilità e la necessità indiscutibile di terapie neurobiologiche (psicofarmacologia, riabilitazione neurocognitiva) offrono l’opportunità di comprendere e curare meglio la realtà mentale del disturbo psicopatologico;
• uno psicofarmaco è ‘buono’ se e quando si possono e si sanno prevedere e valorizzare i cambiamenti psicologici che determina;
• analogamente, un intervento psicoterapeutico o socioterapeutico è ‘buono’ se e quando si possono e si sanno comprendere le funzioni neurobiologiche che esso favorisce nello sviluppo mentale.
Numerosi sono gli orientamenti teorico-pratici della psichiatria. Qui si può solo accennare ad alcuni principali filoni, che non raramente però si intrecciano tra loro. Secondo un approccio più ‘psicologico’ la malattia mentale è già implicita nell’organizzazione della psiche: questo approccio tende a valorizzare gli studi di psicologia genetica sullo sviluppo mentale del bambino e quelli sulla stratificazione strutturale della psiche. Una tesi di tipo ‘fenomenologico’ vede nella malattia mentale essenzialmente una struttura negativa o regressiva: la malattia viene intesa come rottura della comunicazione e delle relazioni necessarie per la comprensione interpersonale, con conseguente destrutturazione della realtà. Secondo l’impostazione clinica, le malattie mentali (psicosi e nevrosi) sono forme tipiche di vari livelli di agenesia o di dissoluzione dell’organizzazione psichica. L’approccio eziopatogenetico sostiene invece che la malattia mentale dipende da processi organici e la regressione viene intesa come causalità organodinamica; l’approccio si basa fortemente sulle prospettive degli studi neuropsicologici, come quelli inerenti ai fattori cognitivi.