psicodiagnostica
Branca della psicologia che si occupa della diagnosi psicologica e psicopatologica. Il termine è stato introdotto da H. Rorschach per presentare la sua tecnica d’esame psicologico. Oltre a valutare aspetti psicopatologici la p. tende a fornire criteri per formulare descrizioni e diagnosi globali o di aspetti particolari della personalità. La p. riporta non solo dati di fatto ma anche implicazioni genetiche o prognostiche, riferendosi di norma ai valori della società circostante. Il criterio psicodiagnostico più diffuso adotta la rilevazione del comportamento svolta con tecniche che conferiscono una maggiore scientificità al processo.
La p. prevede un percorso costituito dall’instaurarsi di una relazione con la persona, da valutare attraverso colloqui clinici, e caratterizzata da una prima fase analitica che comprende la rilevazione e la misurazione dei dati attraverso la raccolta di un’anamnesi, l’osservazione clinica, l’utilizzo di test psicometrici, oltre ad esami medici necessari per arrivare a formulare una diagnosi. La seconda fase, di sintesi, interpreta e storicizza i singoli dati e il complessivo caso individuale. Nella terza fase si controlla la diagnosi tramite l’immediato confronto con altre fonti di informazioni attendibili. È un percorso decisionale che può richiedere più incontri e non si esaurisce nella descrizione di un comportamento o nella sua semplice denominazione nosografica, ma esprime un giudizio causale sul comportamento stesso, e ricerca la ricostruzione dei meccanismi e dei processi che sottendono i problemi proponendo eventualmente una linea terapeutica.
Gli strumenti tecnici utilizzati in p. prevedono l’uso di tecniche psicometriche (questionari, scale di valutazione psicopatologica e cognitiva, ecc.). Nella p., più che in altri settori, oltre alla conoscenza degli strumenti utilizzati per porre diagnosi, fondamentale è la modalità con cui si somministrano, come nel caso dei test (➔). Ciò passa attraverso la capacità relazionale del valutatore di cogliere lo stato d’animo del paziente e le sue reazioni di fronte a una prova. Valutare questi elementi aiuta a dare la giusta interpretazione dei risultati degli esami. La p. trova applicazione nel campo della ricerca clinica, della pratica clinica psicopatologica, dell’educazione, del lavoro, nella pratica criminologica e giudiziaria.