PSICOLOGIA AMBIENTALE
La p.a. è la branca della psicologia che si propone di studiare il rapporto dell'individuo con l'ambiente fisico. La sua nascita è da collocare alla fine degli anni Sessanta, per il convergere di interessi maturati sia all'interno che all'esterno della psicologia. Da un lato è da tener presente l'emergere all'interno della psicologia, negli anni Sessanta, di diversi studi che tendono in vario modo a portare in primo piano la considerazione degli aspetti fisico-spaziali dell'ambiente in cui il comportamento si svolge: oltre all'influenza esercitata in questo senso dagli studi etologici, vanno ricordate le ricerche di R. Sommer ed E.T. Hall sul comportamento spaziale umano e sul concetto di ''spazio personale'', e gli studi di ''psicologia ecologica'' che R.G. Barker e collaboratori conducono da tempo seguendo la tradizione lewiniana. Tuttavia, ciò che ha dato un impulso specifico all'emergere della p.a., e soprattutto al suo rapido sviluppo, è l'interesse crescente che varie ''scienze ambientali'', quali le scienze della progettazione ambientale (architettura, urbanistica, design ambientale) e quelle dei processi ambientali (geografia, ecologia), hanno rivolto verso le scienze umane e verso la psicologia in particolare, per essere aiutate a meglio considerare la ''variabile umana'' sempre più chiaramente connessa a ogni processo ambientale.
In questo senso la p.a. viene a configurarsi con forti caratteristiche di interdisciplinarità, come dimostra la tendenza a distinguere spesso al suo interno una p.a. dell'ambiente costruito (in collegamento con gli interessi delle scienze della progettazione), da una p.a. dell'ambiente naturale (in collegamento con gli interessi dei geografi, ecologi), a seconda che le caratteristiche fisiche dell'ambiente considerato siano in grande o in minima parte determinate dall'uomo. In tale contesto il campo della p.a. si presenta articolato in una pluralità di filoni di ricerca, che per necessità di schematizzazione si possono raggruppare a seconda che studino: a) gli effetti che le diverse caratteristiche assunte dall'ambiente hanno sui possibili comportamenti degli utilizzatori di questi stessi ambienti; b) le modalità con cui gli aspetti individuali (di atteggiamento, personalità, esperienza ambientale) influenzano il tipo di rapporto e di comportamento che l'individuo stabilisce con aspetti specifici o generali dell'ambiente stesso. In riferimento alla prima prospettiva troviamo studi che riguardano: l'impatto dell'ambiente costruito, in particolare di quello residenziale in genere o di specifici assetti istituzionali (ospedali, scuole, musei), sui suoi utilizzatori; l'effetto di particolari condizioni ambientali possibili fonti di stress (quali il rumore, l'affollamento, il traffico, l'inquinamento atmosferico) sull'adattamento dell'individuo all'ambiente stesso. In riferimento alla seconda prospettiva, troviamo il filone che, dopo le prime ricerche di Lynch, si è ampiamente sviluppato con varia terminologia intorno al tema delle ''cognizioni ambientali'' (mappe cognitive, rappresentazioni cognitive ambientali, percezione ambientale), così come gli studi circa gli atteggiamenti sociali riguardanti aspetti o problemi concernenti l'ambiente, e le ricerche riguardanti il problema del rapporto tra personalità e ambiente, nel tentativo di delineare caratteristiche modalità individuali nell'entrare in relazione con l'ambiente. Nel corso degli anni Ottanta la p.a. è andata incontro a un notevole consolidamento e approfondimento teorico.
Il segno più evidente è stato la pubblicazione negli Stati Uniti del primo voluminoso manuale specificamente dedicato alla disciplina, Handbook of environmental psychology, diviso in 6 parti e 2 volumi, di più di 1600 pagine (Stokols e Altman 1987), alla cui preparazione, durata circa sette anni, hanno contribuito la maggior parte dei ricercatori notoriamente attivi nel campo a livello internazionale, non solo degli Stati Uniti, ma anche dei principali paesi europei (Gran Bretagna, Svezia, Germania, Olanda, Francia, Italia, Russia) ed extraeuropei (Australia, Giappone, America latina).
Per quanto riguarda contenuti e struttura del manuale, la parte i (vol. 1) e la parte vi (vol. 2) contengono contributi che discutono vari aspetti teorici e di metodo rilevanti per la p.a.; la ii e iii parte (vol. 1) trattano i principali processi psicologico-ambientali (cognizione ambientale, personalità e ambiente, emozione e ambiente, sviluppo nell'arco di vita − infanzia e vecchiaia − e ambiente, comportamento spaziale e territorialità, affollamento, stress ambientale) e ricerche condotte in riferimento a diversi tipi di ambienti con differenti livelli di scala (dall'analisi del setting comportamentale ai rapporti tra p.a. e psicologia di comunità); la parte iv (vol. 2) passa in rassegna lavori che implicano applicazioni della p.a. a problemi di comunità, e nella parte v (vol. 2) i vari autori presentano lo stato della p.a. nei rispettivi paesi d'origine.
Handbook of environmental psychology rappresenta una tappa importante nel percorso sia storico che teorico della p.a., anche perché esso si configura per molti versi come uno sforzo nella direzione di fondazione del campo stesso. Due appaiono le principali direzioni in cui si afferma tale intento: 1) nella direzione teorica, cercando di delineare un quadro il più possibile unificante, e allo stesso tempo comprensivo per la varietà degli ambiti di ricerca e delle problematiche trattate nello stesso manuale; 2) nella direzione pluridisciplinare, mirando a rivendicare la specificità della psicologia, come ambito disciplinare privilegiato per affrontare i problemi, oggi sempre più dibattuti, del rapporto uomo-ambiente.
Per quanto riguarda la direzione teorica va precisato che già sul finire degli anni Settanta si delinea all'interno della p.a. un sempre più chiaro orientamento psico-sociale, tanto che lo stesso campo di studio viene sempre più comunemente definito come riguardante il rapporto tra comportamento umano e ambiente socio-fisico e non più solamente fisico, come avveniva inizialmente. La p.a. è divenuta sempre più, nel corso degli anni Ottanta, quella che potrebbe meglio definirsi come una ''psicologia sociale dell'ambiente''; questo anche a seguito di specifici scambi, quali discussioni, incontri, convegni, collaborazioni a pubblicazioni comuni, che si sono avviati e mantenuti nel corso di questi anni tra p.a. e psicologia sociale, sia in Europa che negli Stati Uniti (Bonnes e Secchiaroli 1992).
Anche la prospettiva teorica qual è delineata nel Handbook per la p.a., soprattutto da parte dei curatori e da essi di preferenza definita come ''transazionale'' o ''contestuale'', si caratterizza innanzitutto per un chiaro orientamento psico-sociale, che si delinea principalmente nelle due seguenti direzioni.
a) L'affermazione della necessità di una prospettiva non ''molecolare'' ma olistica nello studio dei nessi tra comportamento e ambiente socio-fisico, con progressiva attenzione verso unità d'analisi sempre più orientate in tal senso, per quanto riguarda sia l'ambiente che l'individuo. L'ambiente passa dalla caratterizzazione per semplici variabili fisiche alla considerazione per unità sempre più molari, quali quella di ''setting comportamentale o socio-fisico'' (derivante dalla psicologia ecologica barkeriana) fino a quella, sempre più utilizzata recentemente, di ''luogo'' (place). Dall'altro lato l'individuo passa dalla manifestazione di comportamenti semplicemente adattativi alla produzione di processi interpretativi, principalmente basati sui significati attribuiti alla realtà esterna, e considerando questi ultimi come unità integrate di aspetti sia cognitivi che affettivi, aventi modalità sia individuali che collettive. In questa duplice prospettiva troviamo impegnati vari autori nella costruzione della cosiddetta ''teoria del luogo'' (place-theory), e di quella − ad essa connessa −della ''identità di luogo'' (place-identity), secondo cui una parte del Sé individuale, definita ''sub-sistema del Sé'', risulta identificarsi con il tipo di luoghi con cui la persona più stabilmente e intensamente interagisce nel corso della vita.
b) Il ruolo fondamentale assegnato al contesto socio-culturale in cui, da un lato, avvengono i fenomeni psicologici considerati, e dall'altro si definiscono le caratteristiche socio-fisiche dell'ambiente, con decisa preferenza verso la ricerca di campo, effettuata cioè nel contesto ove i fenomeni oggetto di studio naturalmente hanno luogo.
Per quanto riguarda la prospettiva interdisciplinare va tenuta presente la crescente rilevanza che i vari problemi ambientali ed ecologici sono venuti assumendo in quest'ultimo quindicennio nei vari paesi e come altri settori disciplinari, oltre la psicologia, si sono orientati sullo studio delle problematiche cosiddette uomo-ambiente: la geografia, l'architettura, la sociologia, l'antropologia, l'ecologia umana, l'economia. Proprio rispetto a questi altri settori la p.a. tende oggi a proporsi con un ruolo privilegiato, affermando potenzialità conoscitive specifiche e cercando di stabilire legami con quei settori psicologici che presentano maggiori possibilità in tal senso, inclusi quelli impegnati non solo nello studio, ma anche nella pratica/intervento. A questo proposito, oltre alla psicologia sociale, viene direttamente chiamata in causa anche la psicologia di comunità, la quale appare per molti versi l'ambito psicologico applicativo più vicino all'odierna p.a., sia per radici storiche, che vedono entrambe le discipline accomunate con le iniziali esperienze della psicologia ecologica del gruppo statunitense del Kansas di Barker e collaboratori, sia per contenuto di interessi, che risultano per entrambe fortemente orientati sulla realtà di contesto in cui il singolo individuo si trova inserito. "La psicologia ambientale è lo studio del comportamento e del benessere umano in relazione all'ambiente socio-fisico": questa è la definizione che il citato Handbook propone oggi per tale nuovo ambito della psicologia, lasciando intendere che l'interesse del campo dovrebbe risultare orientato non solo verso la comprensione di processi psicologici di base, ma anche verso la possibilità di prefigurare proposte e progetti di cambiamento/intervento in vista appunto di un benessere umano, esplicitamente ricordato a questo proposito e quindi inteso, se non come necessario, almeno come possibile.
Bibl.: Handbook of environmental psychology, 1-2, a cura di D. Stokols, I. Altman, New York 1987; M. Bonnes, G. Secchiaroli, Psicologia ambientale: Introduzione alla psicologia sociale dell'ambiente, Roma 1992.