PSICOTECNICA
. Neologismo recente, ritenuto improprio anche da chi l'adotta, e qua e là sostituito con le locuzioni "scienza del lavoro", "ordinamento razionale del lavoro", "tecnopsicologia", e simili. Insegna, sotto cui di volta in volta si sono schierati: 1. il taylorismo americano, con le sue finalità economiche dell'aumento di produzione, affidato ai due precetti fondamentali d'ottenere, mediante il cronometraggio, una maggiore speditezza motrice nel compito manuale, e di eliminare i gesti dinamici e le pose statiche della persona a esso non indispensabili; 2. l'insieme dei procedimenti per l'orientazione e la selezione professionale; 3. il reparto della medicina politica (leggi fisiologiche della fatica; patologia e clinica e igiene del lavoro; infortunistica) destinato alla sanità e all'elevamento della classe lavoratrice; 4. la pedagogia.
Cenno storico. - Era data anche fra noi come oriunda nord-americana, appunto per l'invadenza della propaganda di F. W. Taylor e dei suoi seguaci, i quali è dubbio se conoscessero per il fattore umano altra memoria scientifica che quella antica del fisico C. A. Coulomb (Sulla forza degli uomini, 1798) circa gl'intervalli di attività e di riposo nei portatori di gravi pesi. Lo stesso Taylor, per il razionale impiego del motore vivente, invocava ricerche fisiologiche, ignorando che esse erano state iniziate in Italia da un pezzo. Erano apparse fino dal 1888-89 le Leggi della fatica studiate nei muscoli dell'uomo di A. Mosso e A. Maggiora, divulgate poi con letture popolari, tradotte in ogni lingua (A. Mosso, La fatica, Milano 1890). Nelle sottili originali esperienze, fra più dati rilevantissimi, si dimostrava che gli uomini non hanno un' identica maniera di spendere e di esaurire il proprio materiale contrattile (v. ergografo); si profilava il disegno della curva personale della fatica dei muscoli, completato e modificato poi da indagini sperimentali di allievi ed emuli. Il Maggiora, aveva già visto che si poteva andare in traccia dell'optimum di ritmo per i muscoli delle membra adibite ai lavori professionali; secondo i dati ergografici di lui, i flessori delle dita della mano destra, carichi di 6 chilogrammi, se si contraevano mercé impulsi volontarî ogni 10″, sollevavano il peso a una certa altezza per un tempo indefinito; erano infaticabili. Anche sotto la guida del caposcuola torinese s'iniziarono nel 1893-1894 le ricerche autocronografiche sulla fatica psichica; i tempi di reazione in serie a intervallo costante, registrati immediatamente dallo stesso soggetto d'esperienza; i prosexigrammi o diagrammi dell'attenzione conativa (v. attenzione; psicometria) dove si accennava pure esplicitamente alla fisionomia individuale nel modo di lavorare e di stancarsi del cervello; procedimenti che, verificati, additati o applicati in Francia e in Italia, nella pedagogia sperimentale (P. Albertoni), nella psicologia criminale (C. Lombroso), nella clinica neuro-psichiatrica (P. Janet e altri) furono poi proposti, con trapasso naturale e già preannunziato, per rilevare caratteristiche personali e normali, per esplorare fra l'altro (maggio 1909-collaudo psicometrografico) la fermezza e l'oscillazione attentiva dei conduttori di automobili. Prima dell'autunno del 1910 H. Münsterberg della Harvard University, da ritenere uno dei solleciti sviluppatori, più che fondatore della psicotecnica, non aveva dedicato a questa alcuna sua pratica o pensiero. E sarebbe difficile e parziale il non risalire alla pletismografia di Mosso e scolari, per i precedenti della misura, mediante apparecchi volumetrici, della capacità inibitrice, della contenibilità delle espressioni emotive vasomotorie nei navigatori dell'aria e dell'acqua. Oggi anche gli stranieri ammettono che l'Italia è stata il luogo di nascita delle ricerche per la misura precisa della fatica e del lavoro professionale, sia muscolare sia nervoso.
Esempî di tecnica e di applicazioni attuate. - Nella psicotecnica, obiettivo d'esame è l'individuo in toto, non già un suo segmento, non già un gruppo di funzioni - la ψυχή - per quanto più alte e apparentemente più implicate nelle attività da orientare e da valutare. Per disvelare attitudini a determinati mestieri e offici, il minuto reperto ergografico può riuscire non meno acconcio della misura delle sensibilità; la trascrizione dei riflessi vascolari, della pressione sanguigna può essere indispensabile quanto la graduazione della capacità attentiva, il quoziente individuale della respirazione, e il metabolismo materiale ed energetico (rapporti tra nutrizione e lavoro), o la globulimetria, possono essere tenuti in considerazione quanto i rapporti di un esame psichico. Sicché non c'è sezione della dottrina psico-fisiologica sperimentale, a cui non sia mestieri di ricorrere; e occorre che lo psicotecnico abbia una larga preparazione biologica e medica. Impossibile financo l'enumerazione della folla dei tests, escogitati da inventori altrettanto numerosi, fra i quali non pochi i dilettanti, per esplorare l'intera personalità (i sensi, i movimenti, le funzioni nervose centrali, l'intelligenza, la volontà, ecc.). È forza limitarsi a dare un'idea di alcuni cimenti rigorosi e delicati, che la scuola italiana ha proposto in anni più o meno prossimi, e che, salvo modificazioni accessorie, furono accolti nella pratica. Senza ritornare su quelli inclusi nelle voci attenzione; ergografo; psicometria, se ne radunano gli altri pochi nelle tavole A e B, pagg. 468-69, quasi in due quadri sinottici.
Tavola A: Fatica muscolare e nervosa. - La duplice fig. 1 esemplifica la possibilità, non ovvia, di poter distinguere, attraverso l'ergografia doppia il cervello dal braccio, la fatica propria del centro nervoso dalla fatica propria dell'organo muscolare. Se, durante una seduta all'ergografo doppio, si flettono simultaneamente ogni 2″ i diti medî, a ciascuno dei quali sia appeso un carico di 3 kg.; e se, in altra seduta, s'incomincia a flettere il dito medio d'una mano, alternando tal movimento con la contrazione del dito dell'altro lato nel minuto secondo che immediatamente sussegue, e via dicendo, la somma di lavoro meccanico compiuto nella prima maniera (disposizione simultanea) è meno grande di quello compiuto dalla medesima persona, con la seconda maniera (disposizione alterna). È chiaro che nell'un caso e nell'altro il fascio muscolare del dito medio di destra e quello omonimo di sinistra sollevano un egual numero di volte per ciascuno il peso di 3 kg., e in tutte e due le maniere rimane fisso il ritmo di 2″ tra le contrazioni del singolo lato. La differenza quantitativa dei due prodotti di lavoro ha una genesi non muscolare ma cerebrale. Il compiere sforzi simultanei con le due metà del corpo equivale già alla coesistenza e perciò alla lotta di due distinti atti psichici: l'attenzione non può portarsi contemporaneamente su tutti e due, ma ha bisogno di trascurarne uno alternativamente per produrre l'effetto massimo. Risultato sperimentale di valido sostegno a coloro che combattono la bizzarria dell'educazione motrice ambidestra. Nella fig. 1 (D, ergogramma volontario della destra; S, della sinistra) avanti la freccia è riportato il grafico del lavoro simultaneo delle due mani ogni 2″; dopo la freccia quello del lavoro alterno. Da quest'ultimo traggono guadagno ambedue le mani più la sinistra, però, che la destra. La fig. 3 attesta che in ricerche ergografiche sulla simultaneità fra lavoro mentale e lavoro muscolare, ambedue con lo stesso ritmo (Arch. italiennes de biologie, 1912), si riuscì a cogliere una caratteristica costante e veramente cerebrale nelle curve di fatica dei diversi soggetti; il tipo inibitore, che diminuisce sempre di forza muscolare quando deve insieme lavorare mentalmente; e il tipo dinamogeno, che, al contrario, mostra un esaltamento dell'energia motrice nella contemporaneità del lavoro intellettuale. L'ergogramma superiore della fig. 3 è del tipo dinamogeno; l'inferiore, del tipo inibitorio; nell'uno e nell'altro la simultaneità del lavoro mentale avveniva soltanto nella fase dell'ergogramma contrassegnata dalla grossa linea bianca orizzontale. In un più recente sviluppo delle ricerche suddette (1926) nelle quali all'ergografia si associò la registrazione contemporanea dei tempi di reazione (prosexigramma, oppure gnoseogramma, oppure mnemogramma; v. psicometria), dove insomma si scrivevano nella medesima seduta un ergogramma e uno psicogramma, vennero fuori "tipi di lavoro individuale", come, per es., gli ergotropi, che, nella simultaneità delle due occupazioni, guadagnano in lavoro muscolare e rimettono in lavoro intellettuale; gli psicotropi, che invece guadagnano in lavoro intellettuale e scapitano nel lavoro manuale; gli anfotropi positivi, e gli anfotropi negativi che rispettivamente guadagnano e perdono da ambedue le parti.
La fig. 2 della tav. A presenta la disposizione di un altro connubio sperimentale, che si suggerì per il diagramma della fatica. Si vollero scrivere simultaneamente le tre curve: a) ergografica, b) pneumografica, c) sfigmopletismografica, per fermare durante un'operazione manuale, non soltanto il dato della progrediente incapacità del gruppo muscolare a contrarsi con efficacia, ma anche il riverbero di quel lavoro sopra i grandi meccanismi del respiro e dell'apparecchio cardio-vascolare. Si istituì il cosiddetto "indice cardio-ergografico di resistenza"; un quoziente funzionale, dove il numeratore sarebbe dato dal peso massimo elevabile ogni 10″ indefinitamente dalla persona, senza segni ergografici di stanchezza, moltiplicato per il livello in millimetri del sollevamento; e il denominatore dal numero di cui s'è accresciuta nel minuto primo la media di riposo del ritmo cardiaco. Esempio nel soggetto G. C.
Gli effetti dell'attività muscolare sulla circolazione e sulla respirazione si curò di rilevarli e di documentarli graficamente anche in una categoria di lavoratori, sorpresi in realtà nell'esercizio delle proprie funzioni. Si inaugurarono così, per il Bureau international du travail di Ginevra quei Saggi di studi sulla fatica in flagrante (Note I-II, 1927-1929) nei portabagagli a piccolo e grosso carico, per determinare con un criterio fisiologico i limiti delle unità ponderali.
Il secondo ordine delle figure (4, 5 e 6) della tav. A rappresenta gli ultimi perfezionamenti dell'ergografia, in grazia di cui si sono potuti ottenere dai muscoli intatti dell'uomo taluni autografi che finora non furono scritti che sui lacerti degli animali a sangue freddo. È la doppia curva involontaria (contrazione dei muscoli flessori per incitamento tetanico sul nervo mediano al braccio) che scrive gli ergogrammi e i cronomiogrammi. Due penne, anzi che una, innestate al carrello registratore dell'ergografo: quella di sinistra (nella fig. 5) per tracciare la curva "spaziale", secondo il vecchio sistema, in un tamburo girante a piccola velocità; quella di destra (nella figura) per tracciare la curva "temporale" a embricamento verticale, in un altro cilindro rotante a velocità massima e spostantesi a ogni giro dall'avanti all'indietro. A ciascun giro di quest'ultimo (due minuti secondi circa) avveniva la chiusura del contatto elettrico e la corrente tetanica andava ai muscoli flessori (incitazione indiretta I.I.) condotta dagli acconci elettrodi, adagiati e stretti in corrispondenza del nervo mediano, lungo il solco bicipitale interno del braccio destro. Nella disposizione stessa uno speciale congegno è compreso per misurare l'intervallo (latenza) tra l'ingresso dello stimolo elettrico nell'organo e il momento in cui la contrazione muscolare incomincia. Determinazione la cui importanza, conosciuta da tempo dai fisiologi, viene sempre più considerata anche dagli psicotecnici, informati che alcuni casi d'infortunio derivano non meno da un ritardo della contrazione muscolare che da quello dell'impulso nervoso volontario. La fig. 4, in alto, rappresenta la doppia curva elettrica normale, nella cui serie ergometrica (sopra, da sinistra a destra) discende agiatamente l'altezza della sessantina di contrazioni; nella serie cronometrica (sotto, dal basso in alto) ugualmente tenue e progressivo l'allungarsi della durata di contrazione. La fig. 4, in basso, rappresenta la doppia curva elettrica dell'anemia; un'ora dopo la normale, della stessa fig. 4. L'anemia, o meglio l'ischemia relativa, del braccio si ottenne comprimendolo circolarmente con un tubo di gomma fino all'estinzione del polso radiale, e avendo fatto precedere una fasciatura espulsiva sull'arto elevato. Risultano nitidamente i tre aspetti della fatica dei muscoli dell'uomo, depauperati di sangue: 1. la rapida diminuzione delle altezze ergometriche (sopra, da sinistra a destra); 2. l'allungamento enorme della durata delle contrazioni (sotto, dal basso in alto) che s'approssima a tre volte quello della prima contrazione - in basso (elegante disegno che merita la denominazione datagli di "curva ad ala dell'anemia"); 3. notevole e progressivo ingrandimento (pure dal basso in alto) del tempo di latenza, che da un paio di centesimi di minuto secondo nelle prime contrazioni, in basso, ascende nell'ultima a 14-15 centesimi di 1″. La fig. 6, a sinistra, rappresenta la doppia curva elettrica normale: sopra, la ergometrica, da sinistra a destra; sotto, la cronometrica dal basso in alto. A destra, la doppia curva nello stesso soggetto, un'ora dopo la scrittura della normale, e prevî 5 minuti primi di massaggio (strofinamento) nell'avambraccio già impostato all'ergografo. Evidentissimo in ambo le curve (ergometrica e cronometrica) il guadagno in lavoro meccanico, per la maggiore altezza e rapidità delle contrazioni.
Il piano inferiore della tav. A (figg. 7, 8 e 9) si riferisce all'abbinamento, con la doppia curva elettrica di fatica muscolare, della curva autografica di fatica nervosa e mentale. All'individuo, assiso all'apparecchio ergografico per la prima curva, si fa, in immediata successione, l'invito di rispondere con una serie di atti motorî volontarî (mediante la duplice penna del carrello ergografico) a una fila ritmica di stimolazioni dei suoi sensi o del suo cervello, riducendo al minimum l'impulso muscolare. Anche da questa nuova curva esce una serie di reazioni verticalmente embricate; ma, in cambio di avere un accavallamento di arcate, come nei cronomiogrammi di fatica muscolare, si ha la sovrapposizione di linee erette parallele, come nelle curve ideate per lo studio psicometrico dell'attenzione, dell'appercezione, della memoria (proxesigramma, gnoseogramma, mnemogramma; v. attenzione; psicometria). La lieve differenza consiste in ciò che il soggetto, invece di premere come allora un tasto telegrafico, segnala volontariamente con un cenno flessorio del dito medio (collegato alle due penne dell'ergografo, scriventi rispettivamente sui due tamburi a grande e piccola velocità) gl'istanti delle avvenute singole percezioni o associazioni coscienti; e di quel piccolo movimento del dito resta il segno nell'uno e nell'altro cilindro. Sorvolando forzatamente sui dispositivi tenici, l'essenziale era che le due determinazioni, doppia curva involontaria muscolare e curva volontaria nervosa, si eseguissero per la massima parte nello stesso quarto o sesto di ora, in guisa da cogliere l'individuo nell'immutabilità, e quasi nell'istantaneità, delle sue condizioni fisiologiche.
Nella fig. 7 della tav. A, si ha lo mnemogramma normale dell'individuo che ha trovato il più rapidamente possibile le parole comincianti per le iniziali che apparivano successivamente al finestrino dello schermo (Ranschburg grafico). Media dei tempi totali di associazione: 465 millesimi di 1″. Nella fig. 9 lo mnemogramma dello stesso soggetto, il giorno seguente, alla stessa ora, sotto l'azione della cocaina (1 decigrammo). Media dei tempi totali di associazione: 610 millesimi di 1″. Il tempo si è allungato di oltre un decimo di secondo sul normale; e la fatica nervosa, come è dimostrato dall'andamento della curva, è sopraggiunta (allungamento dei tempi) assai più presto. In ciascuna delle 2 figure, scritte sul cilindro a grande velocità, la serie di altezze riportate in alto a sinistra, sono le tracce del movimento del dito del reagente, scritte simultaneamente sul cilindro a piccola velocità.
Tavola B: Misura della sensazione; dell'emozione, e suo possibile governo; e di altri stati affettivi, col metodo dinamogenico. - Alla psicotecnica non sono risparmiate le difficoltà tra cui si dibatte la fisiologia per la misura quantitativa delle varie sensibilità. È noto quanto siano approssimativi i classici metodi delle minime differenze percettibili, dei casi veri e falsi, degli errori medî, quanto dipendenti dal grado d'intelligenza del soggetto e quanto esposti a simulazione. Il procedimento, proposto anni or sono, di accertare e valutare una sensazione con l'intensità del riflesso vascolare provocato, non pretende alla precisione matematica della legge psico-fisica di Weber-Fechner; ma porge un indice che si sottrae alla volontà e alla consapevolezza dell'esaminato. È noto che i riflessi vascolari si registrano nel soggetto umano con gli strumenti volumetrici o pletismografici; con l'idrosfigmografo di Mosso, che è una derivazione dell'apparecchio di A. Fick, o col guanto volumetrico (leggerissimo, di cartapesta, d'applicazione facile e rapida, di M. L. Patrizi, fig. 2) che, a sua volta, è una derivazione dell'apparecchio volumetrico di C.-A. François-Franek (fig. 1), con l'aria al posto dell'acqua. L'intensità del riflesso vascolare (di costrizione) si può desumere non solo dall'abbassamento delle pulsazioni sotto il livello che avevano prima dello stimolo, ma anche dalla rapidità di tale declivio. Al guanto volumetrico è annesso un congegno per il quale il momento dello stimolo resta inscritto sulla stessa linea delle pulsazioni (fig. 3, in alto). La fig. 3 (in basso) è un esempio del rapporto che passa tra intensità dello stimolo e intensità di risposta vascolare. La linea pletismografica della mano di un soggetto si abbassa di 12 mm. sotto l'ascissa, per il suono della nota DoIII; e di 26 mm., più del doppio, per il suono dell'ottava superiore DoIV.
La fig. 4 insegna che il riflesso vasomotorio vale anche quale indice dell'intensità di un'emozione; riproduce la notevole costrizione vasale (al guanto volumetrico) destatasi in un infortunato per la rievocazione dello scoppio di gas onde aveva sofferto (perizia di S. De Sanctis). Un istante prima, la puntura di uno spillo sulla fronte non aveva suscitato reazione alcuna.
Figg. 5 e 6. È risaputo che nell'esame psico-fisiologico dei candidati aviatori, dei conduttori di veicoli celeri terrestri o navali si prova la loro capacità a infrenare le emozioni dal grado con cui riescono a neutralizzare o moderare il riflesso vascolare sotto un'impressione sensoriale o emotiva, preannunziate. Il metodo è, in sostanza, quello che fu comunicato da M. L. Patrizi all'Accademia delle scienze di Modena nel giugno 1910 (Un indice autografico incosciente del potere inibitore) e che R. Mourgue (in Schweizer Archiv f. Neurologie, 1919) designa col nome dell'autore italiano che primo l'ha proposto. Sono, le due figure 5 e 6, due serie di riflessi vasomotorî: a sinistra, d'un forte inibitore che riesce sempre con un puro atto della volontà ad arrestare o diminuire la costrizione volumetrica, quando riceve l'invito di frenarsi; a destra, d'un soggetto che non ci riesce, malgrado ogni buona intenzione. Pur quando gli è stato ordinato di "frenarsi al massimo", la curva è discesa notevolmente sotto l'ascissa.
Le figure 7, 8 e 9 rammentano che i riflessi sanguigni volumetrici possono essere raccolti in regioni vascolari all'infuori delle mani; o nell'orecchia, col pletismografo auricolare (fig. 7) di M. L. Patrizi; o, mediante i sussidî tecnici ideati dalla scuola di Torino, nella testa, in casi di soggetti con breccia cranica (fig. 8). Si registra la circolazione cerebrale; e, in quest'ultimo caso, le reazioni, anziché costrittive, sono per lo più di dilatazione. La fig. 9 riporta gli autografi di inturgidimento del cervello, che si manifestava in un soggetto giovanissimo (Emanuelino Favre, savoiardo) per stimoli diversi sensoriali od emotivi. L'onda più grande (in basso) è quella balzata su dal cervello del ragazzo al passaggio fragoroso di un tram a cavalli sotto la finestra del laboratorio.
I tracciati delle figure 10 e 11 rappresentano alcune delle reazioni, note a tutti gli studiosi di psichiatria forense, ottenute nella perizia di L. Bianchi e M. L. Patrizi al processo di Lucca (1902) sul bandito calabrese Giuseppe Musolino. Le reazioni vasomotorie della mano, fortemente costrittrici, erano proporzionali all'intensità dei sentimenti (d'amore, d'odio, di vanità, ecc.) che si cercava di far risorgere in lui; e in tal esempio adunque, non proprio emozione, ma passione. Riassumendo, il metodo "dinamogenico" funge da misuratore (da dinamometro) con approssimazione fedele, e della sensazione pura, e del potere inibitorio, e dell'espressione emotiva o passionale. Siamo anche qui in tema di psicometria, benché non cronometrica, quale quella trattata sotto tale voce. Le due voci psicometria e psicotecnica si possono quindi considerare come reciprocamente complementari.
Bibl.: Oltre alle opere e agli esperimenti menzionati nel testo e in psicometria, cfr.: M. L. Patrizi, Sources italiennes de la psychotechnique alla IIIª Conferenza internazionale (Milano, 2 ottobre 1922), in rappresentanza del Ministero della pubblica istruzione; A. Gemelli, I problemi attuali della psicotecnica nella industria nazionale, in Rivista int. di sc. sociali ecc., gennaio 1930; L. Carozzi, Reflexions on certain problems of industrial medicine (relazione al Congresso dell'Associazione medica britannica, 25 luglio 1929), in Archiv f. Gewerbepathologie und Gewerbehygiene, Berlino 1930.