PSICOTECNICA (XXVIII, p. 466)
La correlazione stabilita da M. L. Patrizi fra i termini psicometria e psicotecnica è da ritenere ormai superata, poiché oggi con psicotecnica (termine creato probabilmente da G. T. Fechner) si designa genericamente la psicologia applicata alla tecnica e più particolarmente la psicologia applicata al lavoro, la quale ultima da taluni è detta anche "psicologia industriale".
H. Münsterberg, cui si deve il più notevole tentativo di una sistemazione della psicotecnica, distinse con evidenza i diversi contributi che la psicologia può arrecare alla pratica. "Il medico vorrebbe, attraverso mezzi psichici, influire sul sistema nervoso del paziente per rimetterlo in salute. Il commerciante cerca di agire sui clienti per invogliarli ad acquistare. L'industriale è spinto a trattare gli operai in modo da svegliare nella loro coscienza la volontà di uno sforzo superiore. Si tratta insomma di problemi puramente pratici, e siccome le scienze consacrate ai problemi puramente pratici sono chiamate tecniche, la psicologia al servizio della pratica si chiama psicotecnica". Una espressione del genere aveva anche suggerito G. Della Valle fin dal 1908. In certo senso non si può parlare di una psicotecnica generale, ma di tante applicazioni della psicologia: si può distinguere una psicotecnica medica, giudiziaria, pedagogica, industriale, ecc.: in realtà si preferisce parlare di psicoterapia, di psicologia medica, di psicologia giudiziaria, legale, criminale, riservando la denominazione di psicotecnica alla psicologia applicata al lavoro. S. De Sanctis distinse anche una psicologia applicata allo studio dei sessi, all'arte, alla religione, ai fenomeni supernormali, osservando però che le applicazioni più importanti sono state finora quelle nel campo della scienza del lavoro, della scienza dell'educazione, della criminologia, dell'attività giudiziaria, della medicina. La psicologia pedagogica, p. es., si può dividere, secondo il De Sanctis, in psicopedognostica e psicopedotecnica. La prima, che studia i problemi della psiche infantile (sviluppo, differenze sessuali, individuo e comunità educative, oltre l'esame delle varie funzioni mentali in tali età, l'intelligenza, il carattere, ecc.) in sostanza è la psicologia infantile; la seconda si occupa più propriamente dei problemi applicativi (apprendimento, educabilità, didattica sperimentale, psicofisiologia del lavoro scolastico, educazione del carattere, differenziazione degli alunni, ecc.). A misura che la psicotecnica si sviluppa, acquista maggior consistenza il contributo, già notevole, che essa può portare alla pedagogia: basti pensare all'importanza pedagogica delle ricerche psicologiche sul lavoro mentale, sulla natura dell'intelligenza e quella che possono avere, p. es. gli studî di caratterologia. Tali ricerche confinano e interferiscono con quelle compiute per l'orientamento professionale dei giovani.
La psicotecnica, nel senso sopra indicato, ha preso grande sviluppo negli ultimi anni a causa dei risultati di immediata praticità che ha potuto fornire alle esigenze della vita sociale. Gli oggetti fondamentali di studio per la psicotecnica sono essenzialmente (secondo F. Giese): lo scolaro e l'orientamento professionale di questo, l'apprendista e le di lui attitudini lavorative, l'adulto e la selezione professionale nonché la prevenzione degli infortunî, infine la collettività e i problemi delle condizioni generiche del lavoro umano, il commercio, la pubblicità, la vita militare. Il suo scopo è quello di collocare "l'uomo adatto nel posto adatto" e a conseguirlo tendono, per vie diverse, l'orientamento professionale e la selezione professionale.
L'orientamento professionale consiste nella ricerca delle occupazioni più adatte per i giovani che ancora devono avviarsi alla vita professionale. Si basa sullo studio delle attitudini lavorative individuali che possono essere fisiche o psichiche, e consiste nel confronto che il consigliere di orientamento professionale deve fare fra le attitudini presentate da un determinato individuo e quelle richieste dalle varie occupazioni. Occorre quindi procedere a una serie di accertamenti che vanno dall'esame medico-antropologico a quello più propriamente psicologico delle attitudini e dell'intelligenza. Mentre all'inizio si procedeva essenzialmente con esami individuali, oggi l'orientamento è concepito come funzione che deve essere assolta dalla scuola, sia perché essa permette la raccolta di dati assai interessanti relativi alla personalità dell'orientando, sia perché agevola l'applicazione di reattivi collettivi per l'esame dell'intelligenza e delle attitudini. Una delle difficoltà è costituita dalla necessità di raccogliere dati su individui che stanno attraversando il periodo dell'età evolutiva. varî metodi sono stati proposti per il rilevamento di tali dati: alcuni orientatori dànno maggiore importanza alle indicazioni di carattere antropologico-fisiologico, altri a quelle psicologiche, altri al colloquio diretto con l'orientando e all'accertamento delle di lui condizioni familiari. Oggi si è persuasi della necessità che tutti gli aspetti della personalità dell'orientando siano messi in chiaro. L'orientamento professionale ha base scolastica, comprende osservazioni mediche e psicologiche, interrogatorî effettuati a distanza di tempo sulle scolaresche. Si è discusso a lungo e tuttora si discute se sia possibile effettuare l'orientazione professionale fino dalla scuola primaria. L'epoca più adatta per il rilevamento delle attitudini sembra essere quella durante la quale il fanciullo frequenta la scuola media: certi tipi di scuola, e precisamente quelle dove si insegna anche il lavoro manuale, si prestano a ottenere indicazioni molto utili per la scelta del mestiere. Anche nel campo degli studî superiori sono stati fatti tentativi di orientamento professionale; in questo caso è ovvio che le difficoltà sono derivate dal fatto che non è facìle stabilire quali attitudini siano richieste da questa o da quella professione liberale. In ogni caso i rilievi più utili sono costituiti più dalle indicazioni di carattere negativo che da quelle di carattere positivo. In questi ultimi anni l'applicazione dei principî psicotecnici si è andata estendendo alle scuole di tipo professionale in tutto il mondo, e presso numerose nazioni funzionano centri provinciali e comunali per la consulenza psicotecnica in vista della scelta del mestiere. Sono stati istituiti anche centri per la formazione degli psicotecnici, che devono possedere conoscenze di vario genere e soprattutto devono trovarsi in grado d'impiegare con sicurezza i metodi dell'indagine psicologica delle attitudini e dell'intelligenza, cioè debbono essere psicologi specializzati nello studio del lavoro.
Dato lo stretto rapporto fra disoccupazione, mancato adattamento scolastico, instabilità professionale e delinquenza minorile, grande importanza riveste la psicotecnica ai fini dell'igiene sociale. Uno dei primissimi tentativi di orientamento professionale, fatto in America nel 1908 dal filantropo Parsons, ebbe appunto lo scopo di evitare che i giovani, non riuscendo a trovare l'occupazione più adatta, si dessero al vagabondaggio e alla delinquenza.
La selezione professionale ha invece lo scopo di ricercare gl'individui più adatti per una certa occupazione: mentre l'orientamento ha scopi prevalentemente filantropici, la selezione può servire gl'interessi del datore di lavoro permettendogli di reclutare solo gli uomini che possono, in virtù delle loro attitudini, rendere maggiormente. Questo era in sostanza il punto di vista di F.W. Taylor, a cui si attribuisce troppo spesso l'onore di aver richiamata l'attenzione sul fattore umano nel lavoro, e degl'industriali o tecnici che si sono occupati per primi del problema. Sorta col secolo XX, la selezione professionale a base psicotecnica è ormai in questi ultimi anni divenuta il metodo più sicuro per la scelta del personale a cui affidare mansioni particolarmente delicate, come il pilotaggio degli aeroplani, la guida di veicoli rapidi, l'esecuzione di speciali lavori in officina. Essa è soprattutto una metodologia applicabile a tutte le professioni e a tutti i mestieri e discende in linea diretta dalle prime applicazioni di esame dell'intelligenza fatte da psicologi. Perché si possano compiere le selezioni professionali occorre innanzi tutto stabilire un quadro delle attitudini richieste della professione per cui si compie la selezione: questo studio, che taluni hanno chiamato professiografia, sta naturalmente alla base così della selezione come dell'orientamento. Lo psicotecnico deve in questo caso eliminare, nel loro stesso interesse, quei candidati che presentano il maggior numero di controindicazioni per l'esercizio di tale professione. Si sono elaborati anche schemi di attitudini e profili psicotecnici professionali più o meno complessi o dettagliati. L'abilità del psicotecnico deve consistere in una chiara visione delle attitudini richieste e in una perfetta conoscenza dei metodi di esame di esse, specie per le occupazioni per cui non esistono profili già redatti o utilizzabili. Il procedimento di indagine delle attitudini individuali consiste negli esami di quegli aspetti della personalità psicofisiologica dell'esaminando che sono particolarmente importanti per la professione in questione. I risultati si sogliono raggruppare in profili individuali atti a dare una visione d'insieme della natura ed entità dei risultati che il soggetto offre.
Per gli esami di orientamento professionale, come per quelli di selezione, si utilizzano anzitutto le "scale metriche per lo studio dell'intelligenza", che servono a fornire indicazioni di carattere generale sulle capacità intellettive. Si utilizzano anche apparecchi e dispositivi per l'esame delle funzioni mentali più importanti, della motricità, della resistenza al lavoro, della capacità di apprendimento, ecc. Tipici sono gli apparecchi per l'esame della fatica e dei componenti psicologici del lavoro fisico e mentale, fra cui l'ergografo di A. Mosso; quelli per accertare la prontezza di risposta agli stimoli (tempo di reazione), oppure per l'esame delle alterazioni fisiologiche in seguito a emozioni e corrispondenti modificazioni nell'esecuzione di un certo compito, ecc. Infine sono stati inventati numerosi apparecchi propriamente psicotecnici, alcuni dei quali servono per esaminare in laboratorio certe occupazioni specializzate riproducendone almeno gli aspetti e le condizioni più importanti (piattaforme tramviarie sperimentali, apparecchi per l'esame del gesto professionale nei conducenti di autoveicoli, ecc.). Dopo un periodo di entusiasmo per le cosiddette prove "sintetiche", nelle quali si riuniscono più condizioni di lavoro caratteristico di una certa occupazione, si ricorre ora piuttosto alle prove "analitiche", che permettono l'accertamento di singoli aspetti delle attitudini individuali per una certa occupazione.
Presso numerose nazioni le applicazioni psicotecniche sono divenute mezzo di controllo obbligatorio per l'avviamento a determinati mestieri, specialmente quelli implicanti pericolosità collettiva, nonché le più importanti mansioni militari specializzate, a cominciare da quelle del pilota d'aviazione (v. aviatore, in questa App.). Sorsero quindi istituti di psicotecnica anche negli Stati Uniti d'America, in Francia, Germania, Inghilterra. Fra questi primeggia il British Institute of industrial Psychology, vero modello del genere. In Italia, oltre gl'instituti militari dell'aeronautica per l'esame psicofisiologico dei piloti, esistono anche numerosi laboratorî di psicotecnica per l'assunzione degli operai, per l'esame dei conducenti di veicoli rapidi, per l'orientamento nelle scuole tipo industriali.
Bibl.: F. Baumgarten. Die Berufseignungsprüfungen, Monaco 1928 (trad. franc., 1930); S. De Sanctis, Psicologia sperimentale, II: Psicologia applicata, Roma 1932; A. Gemelli, La psicotecnica applicata all'industria, Milano 1944; C. Myers, Industrial Psychology, New York 1926; N. Moede, Lehrbuch der Psychotechnick, Berlino 1930; H. Münsterberg, Grundzüge der Psychotechnick, 3ª ed., Lipsia 1928; M. Ponzo, Alla ricerca delle attitudini dei giovani, Torino 1930; J. Tiffin, Industrial Psychology, New York 1942; M. S. Viteles, Industrial Psychology, ivi 1932; H. Wallon, Principes de psychologie appliquée, Parigi 1930; L. Walther, La tecnopsicologia del lavoro industriale, Milano 1931.