Vedi PSIRA dell'anno: 1965 - 1996
PSIRA (v. vol. VI, p. 534)
Le origini dell'insediamento risalgono al Neolitico Finale e all'Antico Minoico I e la sua crescita si colloca nel Medio Minoico, ma la vera e propria fioritura va posta nel Tardo Minoico I; alla fine di questo periodo, assieme ad altri centri cretesi, la città venne distrutta. Dopo una breve, parziale rioccupazione nel Tardo Minoico III, P. fu di nuovo abbandonata.
L'insediamento, in parte scavato da R. Seager nel 1906- 1907, occupa un'area di c.a 15.000 m2. Le case, raggruppate principalmente lungo lo stretto promontorio roccioso, erano frequentemente edificate su terrazzamenti, in modo che una singola casa potesse articolarsi su diversi piani. Non si è trovata traccia di un palazzo, ma sono documentate alcune case di grandi dimensioni. La parte scavata dell'insediamento è composta di oltre 60 edifici, con c.a 75 case indipendenti. Tre vani di un edificio erano riempiti di ciottoli di spiaggia di varie dimensioni, identificati come proiettili per fionde raccolti in un vano che aveva probabilmente la funzione di arsenale. Un piccolo edificio costituiva certamente il sacello cittadino, adorno di un pregevole rilievo in stucco, dipinto a fresco, l'unico noto al di fuori di Cnosso, fatto inteso come indizio di una stretta relazione tra P. e la capitale minoica. Lo stucco raffigura due personaggi femminili, sicuramente due dee, in abiti riccamente ricamati e con il seno scoperto, sedute non sulle rocce della spiaggia, come si era precedentemente creduto, ma probabilmente su troni, nella nota posizione della sacra conversatio.
P. ha restituito una grande quantità di ceramica fine; tra i migliori esemplari è un rhytón di «stile marino» con delfini che sembrano impigliarsi nelle maglie di una rete, ma da intendersi in realtà come onde stilizzate. In una splendida giara, su un fondo a spruzzatura, appaiono protomi taurine affrontate, con doppie asce tra le corna e tra una protome e l'altra. Notevole è anche un kàlathos, decorato con file di doppie asce su quattro registri, probabilmente un vaso cultuale, imitante un cestello di offerte votive per la divinità. Due vasi figurati, in forma di tori, sono da ritenersi prodotti d'importazione perché eseguiti a matrice, fatto che non trova paralleli nella Creta minoica.
Nel 1958 S. Hood ha intrapreso un'interessante esplorazione subacquea del mare di P., e ancora, nel 1976, il Servizio Archeologico Greco ha condotto la ricerca di un relitto a 32 m di profondità a E dell'insediamento: un gruppo di 21 vasi, cronologicamente assegnabili al Medio Minoico III, assieme a due concrezioni di diversi vasi e anche ad alcuni pesi da telaio, si conservano ora nel museo di Haghios Nikolaos. Nel 1977 C. Davaras ha diretto un esteso lavoro di restauro su alcuni muri pericolanti della città. A partire dal 1985 il vecchio scavo è stato riaperto da una missione greco-americana sotto la direzione di Ph. Betancourt e di C. Davaras. Assai importante dal punto di vista urbanistico è stata la scoperta, su un anticrinale in prossimità del tratto terminale della «Grande Scalea», di uno spazio aperto circondato da case, un'ampia piazza cittadina a uso della comunità. Il suo piano di calpestio, che saliva a varî livelli, era costituito solo dalla roccia spianata in maniera irregolare. Una grande lastra piatta, con piccole cavità, era usata come kèrnos.
Tra gli edifici indagati va ricordata la «Casa delle partizioni a pilastri», di pianta pressoché quadrata, con un bacino lustrale ben costruito, scavato nel terreno, che presentava una canaletta in pietra sul pavimento e due banchine. Di una certa importanza si è rivelata la pulizia nel sacello, in cui è stato possibile evidenziare molti dettagli architettonici. L'edificio occupa un singolo isolato e presenta una pianta complessa, con accesso indiretto, attraverso un ingresso decentrato, posto sul lato S della struttura. Una bella pittura murale proveniente da questo edificio raffigurava figure femminili sedute, abbigliate in elaborati abiti dai vivaci colori. Su una terrazza a O della stessa struttura, era una banchina di pietra con accanto un pozzo rivestito di lastre.
Come il resto della città, il sacello andò distrutto nel Tardo Minoico IB. Al di sotto del suo piano pavimentale si è rinvenuta una certa quantità di pomice proveniente dall'eruzione vulcanica di Thera del Tardo Minoico IA - ovviamente portata dal mare sulle spiagge di P. - che fu utilizzata nel battuto pavimentale, distribuita a caso come materiale da costruzione. La conclusione che questa eruzione vulcanica debba precedere la distruzione di P. alla fine del Tardo Minoico IB è inevitabile e viene pertanto a smentire la ben diffusa teoria che considera l'eruzione all'origine della distruzione della civiltà minoica.
A Ν della piazza cittadina è stato esplorato un nuovo grande edificio a due piani, che senza dubbio doveva, per qualche ragione, essere importante per la comunità. È caratterizzato da un vano di accesso monumentale, che sporge verso l'angolo della piazza, ed è circondato in diversi punti da banchine; un vestibolo lastricato, con una scala che portava al piano superiore, si trovava all'interno del passaggio. La facciata, che si estende per intero lungo il lato settentrionale della piazza, era costruita in grandi blocchi ben rifiniti. Interessante per le relazioni con centri della Creta orientale è anche la «Casa della ceramica forestiera», dal momento che i trovamenti comprendono ceramiche da Cnosso, dalla pianura della Messarà, dalle Cicladi, da Cipro, dalla Siria e ancora frammenti di anfore cananee. Il periodo Tardo Minoico III è rappresentato da una piccola casa, rinvenuta sul margine occidentale dell'insediamento, costruita a ridosso di un grande muro più antico, e fornita di una scala con accesso dall'esterno, che saliva al primo piano.
Di particolare interesse è la ricognizione archeologica dell'isola, condotta da R. Hope Simpson, che ha localizzato un esteso sistema di muri di terrazzamento, indizio del fatto che l'isola era ben coltivata e perciò autosuffi- ciente. Sono stati identificati i resti di due dighe, eccezionali per l'età minoica, che, costruite in una tecnica ciclopica, chiudono trasversalmente due scoscesi burroni incassati tra ripide pareti.
La necropoli minoica, in parte scavata dal Seager, si estende verso occidente. Le tombe sono di tipi diversi: ripari sotto roccia scavati come grotticelle; tombe a camera costruite come piccoli edifici rettangolari; tombe a cista realizzate con lastre verticali o con piccole pietre di campo non lavorate. I corredi funebri comprendono vasi di argilla e di pietra, utensili di bronzo e in pietra e oggetti di ornamento personale. Essi mostrano che le tombe erano comuni e che vennero usate dal Neolitico Finale/Antico Minoico I fino al Medio Minoico I II A.
Le tombe rappresentano pertanto solo il periodo più antico della città e non la sua più recente e prospera fase.
Dopo la distruzione del Tardo Minoico IB, P. fu abbandonata per un breve periodo; una piccola rioccupazione nel Tardo Minoico III fu seguita da un secondo abbandono. Solo pochi casuali visitatori giunsero a P. in epoca greca e romana. L'isola rimase pressoché spopolata fino alla fondazione di un monastero e di tre fattorie nel VI sec. d.C. Fu questo un periodo che vide la costruzione di diversi edifici, come la piccola basilica (c.a 8 X 4,50 m) eretta in posizione isolata, al centro dell'insediamento, nel punto più alto, con muri a secco, in gran parte costruiti con blocchi minoici riutilizzati. Presenta un'abside sul lato orientale, e banchine fiancheggianti la porta su quello occidentale, che si estendono alla base delle pareti laterali e terminano all'incirca al centro dell'ambiente con una coppia di basi che evidentemente sostenevano pilastri lignei o colonne prigioniere, sistemate a ridosso dei muri. Tre basi in pietra, libere, di fronte all'abside, separavano quest'ultima dalla navata. Il pavimento è accuratamente rivestito da grandi lastre. Sono state recuperate numerose tegole di copertura. La basilica faceva parte di un grande complesso, probabilmente un monastero di anacoreti. Una cisterna è adiacente al lato Ν e ancora conserva la volta a botte.
Bibl.: G. Rodenwaldt, Rekonstruktionen der Stuckreliefs aus Pseira, in AA, 1923-1924, pp. 267-276; P. Mountjoy, ALMIΒ Rhyton from Pseira, in AAA, IX, 1976, pp. 83-86; C. Davaras, in ADelt, XXXI, B2, 1976, pp. 375-376 (ceramica da relitto minoico) e XXXII, B2, 1977, p. 340 (restauri); P. P. Betancourt, The Cretan Collection in the University of Pennsylvania Museum, I. Minean Objects Excavated from Vasilike, Pseira, Filadelfia 1983, pp. 22-40; C. Davaras, Guide to Cretan Antiquities, Atene 19902, pp. 263-264. - Relazioni di scavi in P. P. Betancourt, C. Davaras, in Amaltheia, 1986, pp. 183-200; iid., in Hesperia, LVII, 1988, pp. 207-226; iid., in CretSt, I, 1988, pp. 35-38.
(P. P. Betancourt - C. Davaras)