ANDRELINI, Publio Fausto
Nato a Forlì, intorno al 1462, fu poeta latino e insegnante di umane lettere ai suoi tempi famoso. Coronato a Roma, di 22 anni, per i suoi quattro libri di Amores, fu condotto a Parigi, sotto Carlo VIII, professore di belle lettere all'Università (1489), dove insegnò, con grande plauso, retorica, poesia e anche storia, educando i Francesi all'amore dei Greci e dei Romani. Carlo VIII gli assegnò una ricca pensione e il titolo di poeta del re; favori che egli conservò sotto Luigi XII e Francesco I. Morì il 25 febbraio 1518. Trattò questioni grammaticali e letterarie, sostenne liti e polemiche, e se ai posteri la sua cultura non apparve sempre solida e sicura, e il suo stile di latinista non sempre impeccabile, ciò non gli toglie il vanto di essere stato tra i primissimi introduttori in Francia dell'umanesimo. Tra le opere di poesia da lui lasciate ebbero fama: Livia, seu amorum libri IV (Parigi 1490), liriche d'amore, Elegiarum libri III (Parigi 1494), Epistolae proverbiales ac lepidissimae nec minus sententiosae (Parigi s. a.), molte volte ristampate. Molte le poesie occasionali e storiche, in genere scritte con certa facilità, ma non senza sciatterie. Si distingue una raccolta di distici, sentenziosi e spesso arguti (Hecatodistichon, Parigi 1512), molte volte stampata e tradotta.
Bibl.: L. Geiger, in Vierteljahrschrift für Kultur und Litt. d. Renaissance, I (1886), pp. 1-48; The Eclogues of A. Andrelinus and Joannis Armolletus, ed. W. P. Mustard, Baltimora 1918; E. Carrara, La Bucolica di Fausto, in Giorn. storico d. letterat. ital., LXXVI (1920), pp. 20-81. Sugli umanisti italiani alla Sorbona, F. Flamini, Studi di storia lett. ital. e straniera, Livorno 1895, pp. 203-9, 232-34.