LENTULO Sura, Publio (P. Cornelius Lentulus Sura)
Questore nell'81 a. C., già a tempo di Silla aveva acquistato un certo nome come oratore; pretore nel 75, ebbe la presidenza del tribunale de repetundis, e nell'anno appresso fu governatore della Sicilia; console nel 71, fu dai censori radiato nel 70 dall'albo senatorio per immoralità. Pretore la seconda volta nel 63, non essendo riuscito a ottenere la riammissione nel senato, divenne uno dei seguaci di Catilina (v.) più notevoli per rango e per età, e in Roma fu considerato come capo della congiura, quando Catilina dovette abbandonare la città. E infatti tono di capo egli assunse nella lettera che indirizzò a Catilina in Etruria. Lasciatosi indurre a trattative dagli ambasciatori degli Allobrogi, e da questi tradito, fu fatto arrestare da Cicerone, e nella seduta drammatica tenuta dal senato romano il 3 dicembre dovette confessare il suo operato, dopo di che fu condannato a morte e giustiziato nel carcere Tulliano. Pare che il giudizio di fatuità e d'impudenza pronunciato sul suo conto da Cicerone, trovi riscontro in quello di socordia e di ignavia, che ne fece, secondo Sallustio, Catilina.
Bibl.: P. Willems, Le sénat de la république romaine, I, 1887, p. 447; W. Drumann, Gesch. Roms in seinem Übergange von der republikanischen zur monarchischen Verfassung, 2ª ed. curata da P. Gröbe, II, Lipsia 1902, p. 529 segg.; F. Münzer, in Pauly-wissowa, Real-Encucl., IV, col. 1399 segg., n. 240.