SCEVOLA, Publio Mucio (P. Mucius P. f. Scaevola)
Console nel 133. Fu pontefice ancora giovane; tribuno della plebe nel 141; pretore nel 136. Console nel 133, presiedeva il senato il giorno in cui fu ucciso Tiberio Gracco. S. da tempo incoraggiava i riformatori; inoltre, mentre P. Scipione Nasica (cons. 138) richiedeva l'uso della forza contro di essi, S. sosteneva che le leggi portate illegalmente sarebbero state dichiarate nulle. Quando però il partito di Tiberio fu disperso, S. approvò l'operato della nobiltà: ma gli screzî continuarono. Fatto pontefice massimo nel 130, nel 123 abolì l'uso delle tavole pontificie e raccolse quelle dei predecessori. Nel 129 capeggiò l'opposizione a Scipione Emiliano. Morì nel 115 circa.
Giureconsulto autorevole, è compreso da Pomponio, insieme con Marco Bruto e Manio Manilio, fra coloro qui fundaverunt ius civile, che cioè diedero per primi un'impostazione scientifica ai problemi del diritto privato, valutati dai precedenti giuristi da un punto di vista esclusivamente pratico. Interessante è l'aggravamento da lui portato alla responsabilità del marito quanto alla restituzione della dote dopo lo scioglimento del matrimonio.
Bibl.: P. Fraccaro, Studî sull'età dei Gracchi, Città di Castello 1914, p. 176; Schanz-Hosius, Geschichte der römischen Litteratur, I, p. 31; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XVI, col. 1125; P. Krüger, Geschichte der Quellen des römischen Rechts, 2ª ediz., Monaco 1912, p. 62; O. Lenel, Palingenesia iuris civilis, II, Lipsia 1889, col. 755 seg.