Nigidio Figulo, Publio
Filosofo e poligrafo romano (98 - 45 a.C.). Schierato con Cicerone durante la congiura di Catilina, fu tribuno della plebe nel 59 e pretore nel 58. N. F. è considerato da Cicerone (Timeo, I) il restauratore del pitagorismo a Roma. Alla fama di pitagorico Svetonio e Girolamo aggiungono quella di mago, per la quale esiste un riscontro in Apuleio (De Magia, 42). Questa circostanza, più che la sua milizia tra le file di Pompeo durante la guerra civile, potrebbe dar ragione del suo mancato ritorno a Roma dopo l’esilio (durante il quale morì). L’operato di N. F. è probabilmente all’origine del sorgere di un sodalizio pitagorico legato da vincoli di segretezza e dedito a pratiche rituali che potevano rientrare nella categoria della superstitio contemplata dal diritto penale romano. Per quanto riguarda invece la fama di pitagorico, non bisogna pensare al pitagorismo originario, ma a un ‘neopitagorismo’ aperto alle influenze di altre dottrine. Ciò vale in partic. per lo stoicismo, dottrina che costituiva il fondamento filosofico dell’astrologia, della divinazione e insomma di tutta la scienza augurale che a Roma andava sotto il nome di etrusca disciplina e della quale N. F. era considerato più esperto degli stessi Etruschi (Lucano, Bellum civile, I, 639-72). E in effetti una buona parte dell’opera di N. F. era consacrata a quest’arte: in partic., insieme al Liber auguralis (sulla divinazione) e al De extis (sull’esame delle viscere), la Brontoscopia (un calendario dedicato all’analisi dei significato dei tuoni) conservataci dal dotto bizantino Giovanni Lido. Alle analisi dei movimenti delle costellazioni sia greche sia egiziane e babilonesi era invece dedicata l’opera De sphaera, divisa rispettivamente in Sphaera graecanica e Sphaera barbarica. Il grande successo di quest’opera si evince dall’attribuzione a N. F. del cognome Figulo («Vasaio»), legata al fatto che egli paragonava la rapidità del movimento degli astri a quella della ruota del vasaio (Agostino, De civitate Dei, V, 3). La vasta produzione di N. F. comprendeva inoltre ricerche grammaticali e di filosofia del linguaggio (nelle quali era di nuovo avvertibile l’influsso stoico), opere retoriche, un importante scritto teologico, De diis, fonte di Marziano Capella, e scritti scientifici di varia natura (De ventis, De animalibus, De somniis, De terris).