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CATONE, Publio Valerio

di Nicola Pirrone - Enciclopedia Italiana (1931)
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CATONE, Publio Valerio (P. Valerius Cato)

Nicola Pirrone

Caposcuola dei νεώτεροι, poetae novi, quali Licinio Calvo, Furio Bibaculo, Ticida, Cinna, Catullo; era, secondo le notizie di Svetonio, originario della Gallia (senża dubbio Cisalpina); e dovette nascere pochi anni dopo il 100, perché era ancor pupillo quando fu spogliato del patrimonio paterno durante le proscrizioni di Silla (82-80 a. C.) e perché fu in tempo ad ascoltare le lezioni del grammatico Vezio Filocomo sulle satire di Lucilio. Godette molta fama per la sua dottrina e per il fine gusto di critico e di poeta (è noto l'epiteto di Latìna siren datogli da Furio Bibaculo). Ingolfatosi nei debiti, visse miseramente ma dignitosamente fino alla tarda vecchiezza. Scrisse, oltre a libri d'argomento grammaticale, anche poemi, fra i quali erano soprattutto celebrati Lydia e Diana (o Dicynna): il primo era forse un libro d'elegie amorose e il secondo un epillio. Un altro suo scritto, non si sa se in prosa o in versi, l'Indignatio, era a sfondo autobiografico. Ovidio (Tristia, II, 436) definiva le poesie di lui come leve opus.

Dirae e Lydia sono due poemetti dell'Appendix Vergiliana, assai guasti nella tradizione manoscritta, che nei mss. si trovano fu̇si sotto il titolo comune di Dirae Maronis. Ma questo titolo si adatta solo ai primi 103 versi, nei quali il poeta lamenta la spoliazione della sua proprietà per la spartizione delle terre ai Veterani; gli altri 80 versi invece contengono i lamenti dell'amante, che, abbandomto dalla sua Lidia, invidia i campi che godono della sua presenza. Per la situazione diversa dei due poemetti, felicemente Federico Jacobs li separò, dando al secondo il titolo di Lydia. Benché i grammatici antichi e la tradizione manoscritta li attribuiscano a Virgilio, non glieli attribuiscono, generalmente, i critici moderni; e poiché C. aveva scritto sulla spoliazione patita e aveva anche lui celebrato una Lydia, molti, a cominciare dal Giraldi (1690), hanno attribuito a lui i due componimenti. Alcuni li ritengono opera d'un tardivo imitatore di Virgilio, e certo sono il frutto d'un ingegno non comune, come dimostrano l'originalità del primo poemetto e la bellezza del secondo. Altri, pur rigettando la paternità di C., li assegnano all'età catulliana e a uno stesso poeta.

I frammenti in Baehrens, Poetae latini minores, Lipsia 1876-83, II, p. 73; Vollmer; Poetae latini minores, Lipsia 1916, I, p. 68.

Bibl.: Per la vita e le opere: G. Funaioli, Gramm. Rom. fragmenta, Lipsia 1907, p. 141 segg. Per tutte le questioni intorno alle Dirae e Lydia, cfr. oltre al Crusius, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., V, col. 2289 segg., O. Ribbeck, Storia della poesia romana, Roma 1909, p. 359 segg.; F. Plessis, La poésie latine, Parigi 1909, p. 162 segg.; Schanz-Hosius, Gesch. der röm. Liter., Monaco 1927, p. 287; W. S. Teuffel, Geschichte der röm. Lit., I, 6ª ed., Lipsia 1916; O. Ribbeck, Appendix Vergiliana, Lipsia 1895; R. Sciava, Le imprecazioni e la Lydia, Pesaro 1898; N. Pirrone, Sui due poemetti "Dirae" e "Lydia", Teramo 1901; V. Ussani, Su le Dirae, Riv. di fil. class., XXX (1902); W. M. Lindsay, Notes on the Lydia, in The Class Review, XXXII (1918), pp. 62-63; id., in Amer. Journ. of philol., XLIV (1923), pp. 53-55; F. Ribezzo e R. Sciava, in Rivista indo-greco-italica, 1920; P. I. Enk, in Mnemosyne, XLVII (1919), p. 382 segg.; A. Monti, I poemetti Dirae e Lydia, Torino 1921; E. H. Alton, Notes on the Dirae and the Lydia, in Hermathena, XLIII, pp. 309-14.

Vedi anche
Marco Furio Bibàculo Poeta latino (1º sec. a. C.); uno dei poetae novi. Fu in rapporti con Valerio Catone e Orbilio, di lui più giovani. Scrisse violenti epigrammi anche contro Cesare e Ottaviano, come autore di giambi è citato da Quintiliano insieme con Catullo e Orazio. Non sembra da identificare con il poeta Furio Alpino ... neoteroi Nome usato per la prima volta da Cicerone (con l’altro equivalente di poetae novi) per indicare polemicamente i poeti della sua età che, imitando gli alessandrini, si atteggiavano a innovatori. Essi predilessero argomenti mitologici (carmina docta) o leggere fantasie (nugae), sempre ricercando eleganza ... Gaio Valerio Catullo Poeta lirico latino (n. Verona 84 a. C. circa - m. non prima del 54). Di agiata famiglia, andò a Roma appena indossata la toga virile e fu accolto nell'alta società e nei circoli letterarî più noti. Fu ben fornito di ricchezze con una casa a Verona e a Roma, una villa a Sirmione sul Garda, un'altra fra ... Catóne, Marco Porcio, detto il Censore Uomo politico (234-149 a. C.) dell'antica Roma. Nacque a Tuscolo da una famiglia di agricoltori; combatté con onore nella seconda guerra punica; questore nel 204, si adoperò a trasportare in Africa l'esercito di Scipione; pretore nel 198 in Sardegna, riparò i danni arrecati dai suoi predecessori. Nel ...
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Altri risultati per CATONE, Publio Valerio
  • Valèrio Catóne, Publio
    Enciclopedia on line
    Grammatico e poeta latino (1º sec. a. C.); venuto dalla Gallia Cisalpina a Roma, fu grammaticus fortunato e ricco, per morire poi vecchissimo in miseria. Fu amico di Furio Bibaculo, al quale è attribuito un epigramma in sua lode. Critico di poesia e poeta egli stesso, fu autore dei due epillî Lydia ...
Vocabolario
catóne
catone catóne (e più spesso Catóne) s. m. [per antonomasia da Catone il Censore, uomo politico romano (234-149 a. C.), divenuto proverbiale per la sua severità, e insieme anche da Catone Uticense (95-46 a. C.), noto come fiero difensore...
catoniano
catoniano agg. [dal lat. Catonianus]. – Di Catone, degno di Catone (il Censore o l’Uticense): austerità c.; fierezza c.; spesso iron., di chi affetta la virtù e i costumi di Catone (v. catone).
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