PUGNALE (lat. pugio; fr. poignard; sp. puñal; ted. Dolch; ingl. dagger)
Arma bianca manesca, con lama corta dritta a due tagli e punta acuta, fornimento con elsa diritta o poco curva, manico generalmente a pomo. Non è sempre facile definire la differenza fra pugnale e spada; si dice spesso corta spada un'arma che noi forse diremmo pugnale o anche daga, intermedia fra l'una e l'altra di quelle armi. Gli antichi, e molti scrittori del Rinascimento, dicono anche pugnale curvo un'arma costituita da una lama ricurva, appuntita acutamente e con taglio nell'interno o dalla parte della convessità del ferro, e che fu comune ai Greci, agli Assiri, agl'Italici quasi contemporaneamente. Il suo vero nome era però supina o sica. E ancora si trova frequentemente indicato, nei testi moderni di archeologia, col nome di pugnale un coltello, cioè un'arma leggermente curva a un solo taglio e con manico in prolungamento laterale rispetto all'asse dell'arma.
Certamente il pugnale fu arma antichissima; anzi, appartiene alle armi usate nei primordî della civiltà, poiché bastava a costituire un pugnale (nell'intendimento moderno della parola) una zanna appuntita, una spina fortissima di pesce, o anche di pianta, fissata a un manico, e anche un pezzo di legno duro appuntito al fuoco; di tali pugnali sono provveduti ancora oggi molti popoli primitivi, e ne sono ricchi i musei di armi ed etnografici.
L'età della pietra ebbe pugnali costituiti da una semplice selce appuntita con l'opera della scheggiatura, ridotta a forma di lama e manico. Di pugnali simili si hanno moltissimi esemplari. Si porta come esempio riassuntivo il gruppo di pugnali e di cuspidi di lancia di pietra scheggiata e di pietra lavorata rappresentato dalla figura 1. Si deve osservare che è dubbio se armi primitive delle forme qui esposte (e di tante altre simili) siano da ascriversi fra i pugnali o fra le cuspidi di lancia. Questo dubbio si manifesta ancora per cuspidi di metallo a manicatura semplice e di dimensioni tali da giustificare l'uno e l'altro uso, il che però non avviene per cuspidi di lancia a gorbia, che non potevano essere logicamente tenute direttamente con la mano. La fig. 2 è quella di un pugnale di selce messicano con un manico scolpito e ornato da un musaico. Segnano un grado di civiltà più progredita pugnali di bronzo e di ferro del tipo di quelli illustrati alla figura 3, nn. 1, 2. Al n. 1 è riprodotta una lama di pugnale di bronzo, con costola mediana, codolo e linguetta e due chiodi ancora in sito, trovata nella palafitta di Mercurago e che rappresenta uno dei primissimi campioni di lama costolata. Il n. 2 rappresenta una lama di pugnale con manico a bordi rovesciati o ad alette, così come lo hanno numerosissime scuri. Essa proviene da una terramara della provincia di Reggio nell'Emilia; pare che il manico fosse di osso o di corno, e simili ad essa ne furono trovate a Bertarica di Vecchiazzano, nelle terramare di S. Ambrogio presso Modena. I pugnali di bronzo riprodotti alla figura 3, nn. 3, 4, segnano un passo notevole nell'estetica, rispetto ai precedenti. Il primo (n. 3) fu trovato a Villa S. Lorenzo in Nuceto presso Forlì. Il manico, di bronzo, è fissato alla lama da due serie di piccoli chiodi a semicerchio. L'altro (n. 4) fu trovato nella terramara di Castione, in provincia di Parma: è a lama triangolare e ha il manico fatto di due mezzi segmenti uguali, di bronzo, riuniti da un chiodo in sommità e cinque chiodi alla parte che abbraccia la lama, ed è leggiadramente ornato ad archetti concentrici. A un'altra categoria possono inscriversi i pugnali con impugnatura a larga crociera, forse caratteristici dei Sardi, sul tipo di quello riprodotto alla figura 3, n. 5, rinvenuto nelle immediate vicinanze del nuraghe d'Oliena; questo pugnale veniva portato dai guerrieri senza fodero, infilato in una linguetta di un balteo o bandoliera, e ce ne porgono esempio le moltissime statuette votive di guerrieri sardi, che arricchiscono i musei di Cagliari e di Sassari, e le collezioni private. Alcuni pugnali di bronzo antichissimi con manichi d'agata e altri d'avorio a incrostature d'oro e con le lame a ricche ageminature d'argento e d'oro sono stati trovati in tombe di Micene e di Tirinto (antica civiltà cretese e micenea) e in tombe d'Egitto rimontanti quasi al regno di Amosis (1571-1549 a. C.; fig. 3, n. 6).
Anche all'epoca del ferro i pugnali furono diffusi fra i popoli insieme con quelli di bronzo dell'età precedente, i quali anche nell'epoca del ferro si continuarono a fabbricare. Hanno, per es., dato copioni di pugnali di ferro, gli scavi della necropoli di Novilara (Marche, tra Fano e Pesaro), e un esemplare di questi è rappresentato a fig. 3, n. 7, che dà un tipo di pugnale con manico a semplice codolo, sormontato da tre o da cinque sferette ornamentali che servivano a tener fermo in pugno il manico, ch'era di legno, ora consumato; la lama è larga presso l'impugnatura a rettangolo, poi si restringe a lingua appuntita. Il fodero era qualche volta di legno, più spesso di ferro, e ne furono trovati avanzi. Presso l'imboccatura del fodero girava una guaina o fascetta con anello per appendere il pugnale alla cintura per mezzo di catenelle. Un bell'esempio di pugnale di ferro antico lo dà la fig. 3, n. 8: il pugnale fa parte della suppellettile della tomba detta Bernardini, di Palestrina, ed è ora nel Museo preistorico di Roma. Questo pugnale ha di caratteristico le due laminette laterali scendenti dal manico, che hanno ufficio di fermare l'arma al fodero.
Nell'evo romano sono note due forme speciali di pugnali, uno piccolo spesso vaginato e che veniva portato alle reni, detto perciò clunabulum, e uno detto specialmente pugio, che portavano senza fodero sul fianco sinistro solamente i guerrieri di qualità, come simbolo di diritto di vita o di morte sui loro dipendenti. Ciò non esclude che i soldati, e specialmente i gladiatori, avessero delle specie di pugnali che però erano più specialmente piccole spade.
Dall'antichità l'uso del pugnale continua nel Medioevo come arma da guerra fino al sec. XVII. Oltre al pugnale ordinario furono diffuse altre armi da ascriversi alla medesima categoria, ma che ebbero nomi speciali. Per es., si chiamano pugnali main-gauche le piccole daghe da duello che venivano portate appunto nella mano sinistra per deviare o per rompere la spada avversaria; pugnali sfondagiachi e smagliatori quelli destinati a ferire l'avversario passando attraverso il giaco di maglia di ferro che i guerrieri portavano sempre sotto la corazza; l'azione di detti pugnali doveva quindi esercitarsi fra le parti di congiunzione della corazza, cioè fra petto e schiena, fra petto e panciera, sotto il gorgerino o all'ascella (fig. 3, n. 9); la lingua di bue è una specie di daga: sua caratteristica essenziale è di aver la lama molto larga presso al tallone dell'impugnatura, fino a raggiungere la larghezza di una mano o di cinque dita; per tale fatto l'arma fu chiamata nel Veneto cinque dea, nome però che si trova anche in testi italiani. Di forma simile fu spesso il noto pugnale in uso nel sec. XVI, detto misericordia, il quale peraltro ebbe anche forma di lama cilindrica; ma in questo caso essa diveniva, verso l'impugnatura, a sezione quadrata, col risultato di una grande robustezza.
I nn. 10, 11, 12 della fig. 3 riproducono tre pugnali del Rinascimento. Caratteristico, poi, il pugnale da duello riprodotto al n. 13 e che fu adoperato fino al sec. XV; ha lama lunga 0,22 e larga 0,025, a sezione esagonale, e che si divide in tre parti, delle quali la principale sta fissata al manico, e le due minori si aprono quando si tocchi una molla, e girano attorno a un perno fissato al tallone rendendo così l'arma un vero tridente, molto proprio all'offendere e al difendersi potendosi con esso rompere facilmente o deviare la spada avversaria. Il fornimento è tutto di ferro forbito. Nella R. Armeria di Torino vi sono due esemplari di questi pugnali che paiono di origine tedesca. Tanto il pugnale quanto la daga corta (che effettivamente è un pugnale), come lo sfondagiaco, la misericordia, ecc., venivano di solito portate con una cintura al fianco destro oppure alle reni.
Fra i pugnali di origine orientale si ricorda il khouttar, indiano, che ha il manico a forma di H con all'interno doppia o tripla traversa. La mano impugna questa traversa ed è protetta dalle aste esterne costituite da due lamine di ferro. La lama è simile a una lingua di bue di solito semplice (fig. 3, n. 14), ma talvolta divisa in due punte acute (n. 15). Altra specie di pugnale orientale è il kriss, arma malese spesso a lama fiammeggiante (nn. 16 e 17). Generalmente questi pugnali, come i precedenti, sono riccamente cesellati, damaschinati e ornati di argento, oro e pietre preziose.