pulito (polito)
Participio passato con valore di aggettivo nel senso di " senza macchia e asperità ", con particolare riferimento alla levigatezza: è detto del bianco marmo... pulito e terso del primo dei tre scalini che portano al Purgatorio e che simboleggia con la sua purezza il primo momento del sacramento della penitenza, la contritio cordis (Pg IX 95). Riferito al corpo lunare che D., attenendosi alle opinioni del tempo, dice nube... / lucida, spessa, solida e pulita quasi adamante che lo sol ferisse (Pd II 32), il termine vale " liscia " (Sapegno), " levigata ", o meno probabilmente " senza macchia " (Chimenz).
" Puro ", " sgombro ", e quindi " privo ", in Cv I XII 8 è da sapere che ogni bontade propria in alcuna cosa, è amabile in quella: sì come ne la maschiezza essere ben barbuto, e nella femminezza essere ben pulita di barba in tutta la faccia.
Con connotazione morale, in contrapposizione all'immagine del fango del v. 105, in Rime CVI 108 Fassi dinanzi da l'avaro volto / vertù, che i suoi nimici a pace invita, / con matera pulita, con i consigli di liberalità di fronte al fango dell'avarizia.
Con valore avverbiale per " a modo ", " elegantemente ", in Rime dubbie VI 4 il desiuzzo / il qual ti fa portare il cappucciuuzo / così polito in su l'assettatuzza.