PULVINO (dal lat. pulvīnus "cuscino")
Genericamente per pulvino si deve intendere quell'elemento costruttivo che sovrasta il capitello e che sopporta il peso e le spinte delle piattabande o degli archi sovrastanti. Nelle sapienti soluzioni adottate dai Romani per realizzare ordini architettonici di grandi dimensioni, si chiamano pulvini quei blocchi lapidei o murarî a forma trapezia, disposti in corrispondenza delle colonne al di sopra degli architravi e destinati a sorreggere le piattabande di scarico degli architravi stessi. E con analogo significato lo stesso termine si usa nel linguaggio odierno dei costruttori.
Ma l'uso più corrente del vocabolo è per indicare un elemento caratteristico dell'architettura bizantina, il quale consiste in una specie di capitello massiccio interposto fra il capitello vero e proprio e le arcate sovrastanti. Di forma geometrica, solo decorata talora di una fila di foglie o di monogrammi o croci scolpite, il pulvino bizantino è un elemento puramente costruttivo rispondente a esigenze e peculiarità varie di quell'arte. Esso serve infatti a raccordare con le sottili colonne il grosso spessore delle muraglie e quindi delle arcate sovrastanti ai colonnati; poiché il ritorno delle colonne isolate a funzione portante e la forma decorativa dei capitelli dalle superficie lavorate a traforo e capaci quindi di resistere col solo nucleo più interno, portarono la necessità di creare un organo intermedio che raccogliesse le spinte agenti dall'alto su una superficie, in genere rettangolare, relativamente vasta e le trasmettesse verso il basso su un piedritto di sezione assai più limitata e di forma quadrata o circolare. Da ciò la caratteristica forma, a tronco di piramide rovesciata ovvero a doppia mensola secondo il tipo ordinariamente detto a stampella, del pulvino bizantino, al quale ben si addice il nome francese di chapiteau-imposte, e che si continuò in quei piccoli capitelli, detti appunto a stampella, che con analoghe funzioni furono tanto usati nelle polifore romaniche. Non sono infrequenti i casi, p. es., a S. Sofia di Costantinopoli e S. Marco di Venezia, in cui il pulvino torna a far corpo col capitello, confondendosi con un abaco ipertrofico. (V. tavv. CXXV e CXXVI).
Bibl.: A:. Choisy, L'art de bâtir chez les byzantins, Parigi 1883; A. Colasanti, L'arte biz. in Italia, Milano s. a.; G. T. Rivoira, Le origini dell'arch. lomb., ivi 1908; P. Toesca, St. dell'arte ital., I, Torino 1927.