PULZONE, Scipione, detto il Gaetano
Pittore, nato probabilmente nel 1550 a Gaeta, morto a Roma circa il 1597. Nel 1569, a Roma, dove era stato per studio con Iacopino del Conte, datava il ritratto del cardinale Ricci, nella Galleria nazionale d'arte antica a palazzo Corsini. Nel 1569 aveva compiuto il ritratto del cardinale Crivelli nella chiesa d'Aracoeli; nel 1574 dipingeva per i Colonnesi una S. Maria Maddalena per S. Giovanni in Laterano e un Martino V ginocchioni; nel 1578 è eletto console dell'Accademia di S. Luca, l'anno successivo è iscritto alla Confraternita dei virtuosi del Pantheon, di cui nel 1582 viene eletto reggente. La data del 1581 si legge sul ritratto della famiglia Colonna, e tutta una serie di ritratti datati si estende dal 1584 al 1587, anno in cui dipinge l'Annunciazione del Museo nazionale di Napoli. Al 1594 risale il ritratto di Lucrezia Cenci.
I primi ritratti, crudi nel segno, freddi nel colore, lasciano scorgere, più che l'educazione da Iacopino del Conte, l'influsso del particolarismo fiammingo, e solo i ritratti del cardinale Fabrizio Spada col segretario e l'altro di Cavaliere nella Galleria Corsini recano impressa la derivazione da Iacopino nella forza costruttiva. Le tendenze fiamminghe tornano a prevalere nel quadro con la famiglia Colonna, tra le opere più caratteristiche del pittore, e anche nell'altro di Marcantonio II Colonna, sebbene evidentemente derivato dalla messa in scena di qualche ritratto tizianesco, forse di Filippo II. Il Bronzino gli è modello nel dipingere l'effigie di dama della Galleria Doria a Roma, il Porbous nell'altra di Maria de' Medici a Firenze, cartacea e vacua. Ritrova, per l'insolita sobrietà d'effetti, qualche forza di rilievo e certa espressione di grandezza, dipingendo, sulle orme di Sebastiano del Piombo, Lucrezia Cenci già nella Galleria Barberini, che, con il gruppo di Palazzo Spada, il ritratto di cardinale della Galleria Colonna, e gli altri di Cesare Cavalcabò nella Galleria Corsini, e della famiglia Colonna nella galleria omonima, rappresenta quanto di meglio abbia dato l'arte del ritrattista celebrato ai suoi tempi, che sul finir della vita invano tentò accostarsi anche a Michelangelo da Caravaggio.
Eclettico, secondo la tendenza del tardo Cinquecento, questo pittore, insignificante nelle composizioni sacre, mantenne invece nel campo del ritratto, una sua cifra indelebile.
Bibl.: H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom u. Florenz, Berlino 1920; L. Mariotti, Cenni su S. P. da Gaeta in L'Arte, XXVII (1924), pp. 27-38; Tommassetti, Il pittore S. P., detto G., e il ritratto di M. Colonna, Roma 1928; F. Baumgart, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVII, Lipsia 1933; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, vii, Milano 1934.