q [prontuario]
Quindicesima lettera dell’alfabeto, in italiano la ‹q› è presente – a parte sigle (q «quintale»; AQ, targa automobilistica dell’Aquila), voci e toponimi stranieri (burqa, Iraq) – solo seguita da ‹u› (che riflette la semiconsonante [w]), cioè prima di un’altra vocale entro una stessa sillaba: qua.li.tà, que.stio.ne, quo.zie.nte, qui, e.qui.no.zio, e.qua.to.re, ecc.
Quando la vocale che segue il nesso ‹qu› è la ‹o›, per ragioni prevalentemente etimologiche l’➔ortografia italiana mantiene al posto di ‹q› la lettera ‹c› che appariva nelle corrispondenti parole latine (prive della ‹u›, originatasi in latino volgare per riflettere il dittongamento della ‹ŏ›). È il caso di cuoco, cuoio, cuore, scuola e scuotere e dei loro derivati, alterati e composti: scuocere, cuoiame, cuoricino, scuolaguida, batticuore, riscuotere, ecc.
I casi in cui ‹cu› si trovi dinanzi a vocali diverse da ‹o› sono marginali e tutti attinenti all’➔onomastica, specie straniera: cuassese «nativo o abitante di Cuasso al Monte (VA)», cuerda «unità di misura paraguaiana», cuicatechi «che appartiene o si riferisce ai Cuicatechi». Diverso il caso di lacuale, dove la u è vocale a tutti gli effetti (la.cu.a.le ~ la qua.le) (➔ semiconsonanti).
Quando il nesso ha, in interno di parola, pronuncia intensa (doppia), è reso graficamente con ‹cqu›: acqua e i suoi derivati (numerosi, anche nelle forme ‹cque› acquedotto, e ‹cqui› acquitrino), acquisire, acquistato, tacqui, giacque, ecc.
Ci sono in italiano due sole parole che presentano, invece di ‹cqu›, la doppia ‹qq›: soqquadro, raro fuori della locuzione mettere a soqquadro, e il tecnicismo musicale beqquadro, che ha la variante più frequente bequadro. Non ci sono invece parole con ‹ccu› se non taccuino (attestato però, se pure come desueto, anche come tacquino e taquino), dove la grafia si spiega col fatto che la /u/ riflessa dalla ‹u› era qui, almeno originariamente, vocale a tutti gli effetti.
Nell’uso dei semicolti si tende, piuttosto che a non usare la ‹q›, a estenderla ai casi non dovuti: così, accanto al tipico squola degli scolari somari, nei testi popolari sono frequenti grafie scorrette come quore e perfino qucina.