QAṢR IBN WARDĀN
Il complesso militare di Q., di cui non si conosce il toponimo antico, sorge isolato nell'entroterra della Siria settentrionale, in una zona pressoché desertica ma non lontana dalle antiche vie di comunicazione verso Antiochia (Poidebard, 1934).Il complesso comprende una chiesa, cui si allinea, verso E, un palazzo del sec. 6° - il più grande della Siria -, di fronte al quale, a S, si dispone una caserma. Rilevati e studiati già agli inizi del secolo (Butler, 1920), gli edifici, con esclusione della caserma, sono stati recentemente sottoposti a indagine archeologica e restauro da parte delle autorità siriane. I lavori hanno condotto alla scoperta di una nuova iscrizione recante la data 572, che si va ad aggiungere a quelle già note per il palazzo (564) e per la caserma (561).
in precedenza assegnata totalmente all'epoca giustinianea (527-565) - deve essere di conseguenza estesa fino agli anni di regno di Giustino II (565-578). Sull'architrave che reca l'iscrizione compare anche il monogramma di un Giorgio, personaggio non meglio identificato, ma noto attraverso un monogramma analogo che decora, accompagnato da un'aquila, un capitello della chiesa di Q., oggi conservato ad Aleppo (Nat. Mus.; Strube, 1983).La dipendenza costantinopolitana di Q. è testimoniata dalla tecnica muraria a fasce alternate di pietra lavica locale e di laterizi, dall'impiego dei mattoni per la realizzazione di arcate e volte, nonché dall'uso di incorniciature di pietra biancastra in tutte le finestre e in una serie di porte. Si tratta di tradizioni costruttive tipiche della capitale ed estranee alla Siria, che suggeriscono una committenza imperiale e una esecuzione affidata probabilmente a maestranze attive al seguito dell'esercito, cui si dovettero affiancare comunque maestranze locali, come indicano tutti i portali al piano terreno, realizzati in pietra basaltica con semplici decorazioni geometriche e fitomorfe caratteristiche della regione.Il primo edificio a essere costruito fu quello della c.d. caserma, datato al 561 da un'iscrizione sull'architrave (oggi crollato) del portale d'entrata. Questo edificio rientra nella tipologia dei castra romano-bizantini a impianto quadrangolare con cortile interno e ambienti addossati ai muri perimetrali.Il palazzo presenta un impianto quadrilatero con cortile interno, dai cui muri perimetrali aggettano piccole strutture turriformi, di dimensioni ridotte e prive di scale interne (due nella facciata principale meridionale, tre verso N e una a E), da interpretarsi forse come sistemi di ventilazione. I lati sud e ovest si sviluppavano certamente su due piani, mentre più discussa è la presenza di un secondo piano a completamento dei corpi di fabbrica sui lati nord ed est.L'ala meridionale - sulla cui facciata principale si apre l'unico portale d'entrata, che reca un architrave con iscrizione datata al 564 - si articola, con analoga disposizione di vani su entrambi i piani, intorno a un triconco allungato, che al piano terreno definisce tre ambienti distinti, mentre al piano superiore dà vita a un grande spazio unitario, interpretabile come sala d'udienza in virtù della presenza di un'area sopraelevata nell'abside meridionale. Ai lati est e ovest di questo nucleo centrale, il corpo di fabbrica terminava con due ambienti contigui, il più grande dei quali di forma quadrangolare. Resti delle incorniciature delle finestre, ritrovati tra le macerie e posti nuovamente in opera, hanno consentito di restituire alla facciata l'assetto originario. A N, il primitivo corpo di fabbrica del palazzo si apriva verso il cortile con sei porte al piano terreno e con una grande trifora al primo piano, in asse con la trifora di facciata. Per quanto riguarda la copertura del triconco, un attento esame dei resti conservati induce a ipotizzare per il nucleo centrale la presenza di una volta a crociera. La funzione di rappresentanza di quest'ala del palazzo sembra ormai accertata (de' Maffei, 1995, pp. 130-132).Dell'ala ovest rimangono il piano terreno e alcuni resti del primo piano: si trattava di due grandi sale sovrapposte, scandite da pilastri a croce collegati da arcate, con copertura di volte a crociera e corpo-scale al centro. Dal punto di vista tipologico si ripete qui la struttura interna del coevo praetorium di Zenobia (od. Ḥalabiyya, in Siria), con la sola differenza del materiale da costruzione impiegato per le arcate, che nel caso del praetorium consiste in pietra da taglio (de' Maffei, 1990, pp. 163-164). Il piano terreno disponeva di un pozzo nella zona meridionale e di uno dei possibili impianti per la ventilazione in quella settentrionale: è plausibile una sua destinazione residenziale.L'ala nord si articola in una serie di ambienti rettangolari, che si aprivano verso un portico affacciato sul cortile: rimangono tracce della presenza di coperture a botte in tutti gli ambienti e di due impianti per la ventilazione: appare plausibile una sua destinazione a magazzino o a deposito.L'ala est, l'ultima a essere aggiunta, si apre sul cortile interno attraverso un unico portale, presso il quale si trova un pozzo posto all'interno di un ambiente specifico: è possibile che questa parte avesse una destinazione di servizio.Come già suggerito da Butler (1920, pp. 255, 286), l'origine della tipologia del palazzo di Q. va ricercata nella Siria meridionale, come starebbero a indicare i due palazzi di Bosra, rispettivamente del sec. 2°-3° e dei primi anni del 6°; tuttavia la sua evoluzione planimetrica deve tenere in conto anche altri edifici di questa regione, non esclusi i castra che facevano parte del limes romano-bizantino (de' Maffei, 1995, pp. 140-144).Ascendenze costantinopolitane denuncia invece la chiesa, che rientra a pieno titolo nel novero delle chiese cupolate dell'epoca giustinianea. L'edificio è scandito al centro da quattro colonne con arcate di mattoni a doppia ghiera che sorreggevano una cupola su pennacchi con otto finestre: quattro poste al di sopra del colmo degli archi e quattro al di sopra dei pennacchi. Un elemento di tradizione locale è invece rappresentato dalla chiusura rettilinea dell'abside che abbraccia anche la zona terminale delle navate, disposte su due piani e aperte verso il centro da trifore (la sezione meridionale è interamente crollata). L'abside era illuminata da trifore identiche a quelle del palazzo, disposte su due ordini. A essa si contrappone uno pseudo-nartece, pure a due piani, cui si accede attraverso una scala che fa corpo a sé nell'angolo esterno nordoccidentale dell'edificio. La pavimentazione era costituita da un notevole opus sectile, con fiori stilizzati in bianco e nero. Capitelli e colonne (quelli della galleria nord sono di restauro) sono di importazione e provengono forse da Apamea o da Emesa (od. Ḥoms, in Siria), come starebbe a indicare lo stile; alcuni degli originali si conservano ad Aleppo (Nat. Mus.) e Ḥamā (Mus. de Ḥamā).Nelle iscrizioni dei portali della chiesa non è riportata alcuna data, ma tenendo conto del fatto che essa doveva esistere al momento della costruzione dell'ala ovest del palazzo, che presenta una sorta di risega per lasciare maggior spazio all'abside della chiesa, si può ritenere che essa sia stata costruita subito dopo l'ala meridionale del palazzo e prima del 572.L'eccezionale imponenza di questo complesso palaziale e le vicende storiche della regione in cui esso è inserito permettono di ipotizzare che esso sia stato costruito quale residenza stabile del magister militum per orientem.
Bibl.: H.C. Butler, Architecture and other Arts. Publication of an American Archaeological Expedition to Syria, 1899-1900, New York 1903; id., Southern Syria, in Syria. Publications of the Princeton University Archaeological Expeditions to Syria in 1904-1905 and 1909, I, A, Leiden 1919; id., Northern Syria, ivi, II, B, Leiden 1920; W.K. Prentice, Greek and Latin Inscriptions, Northern Syria, ivi, III, B, Leiden 1922; A. Poidebard, La trace de Rome dans le désert de Syrie. Le limes de Trajan à la conquête arabe. Recherches aériennes (1925-1932) (Bibliothèque archéologique et historique, 18), Paris 1934; J. Lassus, Sanctuaires chrétiennes de Syrie, (Bibliothèque archéologique et historique, 42), Paris 1947, p. 146ss.; G. Zacos, A. Veglery, Byzantine Lead Seals, Basel 1972; C. Strube, Die Kapitelle von Qasr ibn-Wardan. Antiochia und Konstantinopel im 6. Jahrhundert, JAC 26, 1983, pp. 59-106; F. de' Maffei, Fortificazioni sul limes orientale: monumenti e fonti, in "17th International Byzantine Congress. Major Papers, Washington 1986", New Rochelle-New York 1986, pp. 237-279; id., Zenobia e Annoukas: fortificazioni di Giustiniano sul Medio Eufrate. Fase degli interventi e data, in Costantinopoli e l'arte delle province orientali, a cura di F. de' Maffei, C. Barsanti, A. Guiglia Guidobaldi (Milion, 2), Roma 1990, pp. 135-229; id., Il Palazzo di Qasr ibnWardan dopo gli scavi e i restauri, con una breve nota introduttiva sui palazzi bizantini, in Arte profana e arte sacra a Bisanzio, "Atti del Convegno internazionale di studi, Roma 1990" (Milion, 3), Roma 1995, pp. 105-187.F. de' Maffei