QAṢR IBRIM
240 km a S di Assuan, sulla sommità di un'altura che si trovava sulla riva orientale del Nilo e che oggi si presenta come un'isola nell'invaso creato dalla grande diga, sorgeva l'insediamento fortificato di Q. I., la cui lunga occupazione va dalla fine del II millennio a.C. all'Ottocento. Sei cappelle scavate nella falesia occidentale, oggi sotto le acque del lago Nasser, testimoniavano il periodo della prima frequentazione del sito. Quattro di queste erano decorate e dalle iscrizioni è stato possibile datarle a un periodo compreso tra Thutmosis III e Ramesse II. Ogni cappella era stata voluta dal viceré di Kush in carica ed era concepita come un tempio rupestre in miniatura dove venivano adorati il sovrano regnante, il dio Horus di Miam (Aniba) e una divinità femminile (Satet o Ḥatḥor di Ibshek). La presenza di queste cappelle non implica l'esistenza di un abitato sulla sommità della collina di Qaṣr Ibrim. I santuarî dovevano essere piuttosto legati all'insediamento di Aniba (antistante Q. I.), frequentato da genti di origine egizia già a partire dall'inizio del Nuovo Regno.
Il primo nucleo abitativo di Q. I., è invece databile al I millennio a.C., in un momento in cui l'Egitto aveva perso l'egemonia sulla Nubia a causa del crescente potere dei sovrani kushiti. Proprio a questi ultimi deve essere attribuita la costruzione del primo sistema difensivo, ampliato e modificato varie volte tra il X e il IX sec. a.C. Appartiene a questo stesso periodo un edificio templare in mattoni crudi (Tempio 3). Cartigli con il nome di Taharqa sulle colonne al suo interno lo datano al regno di questo sovrano. La sua struttura è molto semplice: una sala di forma quadrata con quattro colonne immetteva in una cella. Una rampa di scale conduceva dalla sala ipostila al tetto, mentre un ambiente accessorio si sviluppava lungo due lati della cella.
Un secondo tempio in mattoni crudi (Tempio 6), la cui costruzione originaria è forse databile intorno alla fine del I sec. a.C., sorgeva nella parte NE del sito. Restò in uso a lungo e la sua struttura fu sottoposta a successive modifiche. Le vestigia conservatesi fino a oggi appartengono alla fine dell'epoca meroitica. Era disposto lungo un asse E-O ed era preceduto da un cortile, su cui si affacciavano alcuni ambienti. Da qui si passava a una sala rettangolare, disposta perpendicolarmente rispetto all'asse del tempio, il cui soffitto era sostenuto da due pilastri in mattoni crudi; nel pavimento si aprivano due cripte, scavate nella viva roccia, in cui erano stati riposti gli oggetti di corredo del tempio. Da questo ambiente si accedeva a un secondo, anch'esso di forma rettangolare, che immetteva nel santuario al centro del quale si trovava un altare. All'interno del tempio, che si suppone fosse dedicato alla dea Iside in associazione con qualche divinità locale, sono stati ritrovati numerosi reperti che costituivano l'arredo dell'edificio. Tra questi, due statue egiziane di epoca ramesside che riproducono un falco e un personaggio femminile di nome Takhat, entrambe di scarso rilievo, con tutta probabilità trasportate qui da Aniba in epoca meroitica. In una cripta sono state ritrovate anche ventiquattro tavolette di legno (che si suppone fossero votive) su cui sono dipinte figure di animali, in alcuni casi accompagnate da brevi iscrizioni in meroitico. I motivi iconografici sono prevalentemente egiziani e forse connessi con il culto della dea Iside: si ritrovano il falco con la Doppia Corona, simbolo della regalità faraonica, il serpente e la gazzella. Anche la decorazione delle altre suppellettili ritrovate nel tempio mostra per lo più motivi egiziani reinterpretati secondo il gusto e i modi rappresentativi dell'arte meroitica. Su un bacile in terracotta, il sincretismo di varí elementi iconografici appartenenti alla cultura faraonica ha portato alla creazione di un uccello dal corpo quadrato: in realtà si tratta di una tavola d'offerta alata e sormontata dalle corna bovine con il disco solare, il tipico copricapo della dea Iside.
Il breve periodo di occupazione romana di Q. I. (23-21 a.C.), in seguito alla spedizione nubiana di Petronio, fu caratterizzato da un ampliamento e da un rafforzamento del sistema difensivo della cittadella. Tracce di quello che doveva essere l'accampamento estivo del distaccamento lasciato a Q. I. sono state riportate alla luce dagli scavi più recenti, insieme a una notevole quantità di oggetti di uso comune di produzione romana.
Due necropoli, attualmente sommerse dalle acque del lago Nasser, si trovavano a Ν (Cimitero 192) e a S (Cimitero 193) dell'altura di Q. I.; erano costituite da sepolture che coprono un arco di tempo compreso tra l'epoca meroitica e gli inizî del XIX sec. d.C., quando il sito fu definitivamente abbandonato. Di particolare interesse sono le tombe databili tra il IV e il VI sec. d.C., che hanno restituito corredi funerarî assai simili a quelli trovati nelle necropoli di Qustul e Ballana. Due tombe del cimitero settentrionale di Q. I. (192.2 e 192.23) erano particolarmente ricche. Tra gli oggetti che vi sono stati ritrovati ve ne erano alcuni più antichi, come la lampada in bronzo con manico terminante in una testa di cavallo (British Museum, inv. 66576) da considerarsi prodotto di artigianato romano databile tra il I e il II sec. d.C. Appartiene invece all'orizzonte culturale nubiano la lampada in bronzo, modellata a forma di cammello (Museo Egizio del Cairo, inv. JE 89670), che al momento della scoperta della tomba (192.2) si trovava ancora appesa al soffitto di una camera.
Il cristianesimo arrivò a Q. I. intorno al VI sec. d.C. Nelle necropoli molte tombe già esistenti furono spesso violate e riutilizzate. I templi pagani rimasero in uso fino alle soglie di quest'epoca, quando furono chiusi e smantellati per edificare la cattedrale e le altre chiese cittadine. In questo modo scomparvero quasi completamente i templi 1, 4 e 5, che erano costruiti in arenaria.
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