QUADRIO
– Famiglia di architetti, ipoteticamente di origine comasca (Frigerio - Pisoni, 1981, p. 12) e attivi a Milano tra il XVII e il XVIII secolo. Allo stesso cognome possono essere ricondotti due rami familiari (Gatti Perer, 1966b, p. 43), il più noto dei quali è quello derivante da Gerolamo.
Nato a Milano il 4 dicembre 1625, figlio di Giovanni Battista e di Clara Vezoli, Gerolamo fu allievo di Carlo Buzzi e nel 1649 fu ammesso nel Collegio degli ingegneri e architetti di Milano (Gengaro, 1936, p. 6). Nello stesso anno collaborò con Buzzi ai progetti per gli archi trionfali per l’ingresso a Milano della regina di Spagna Marianna d’Asburgo (Della Torre, 1992, p. 2982).
Nel 1654 sposò Prassede Rho (Baroni, 1937, p. 111), dalla quale ebbe sei figli, di cui due architetti.
Alla morte di Buzzi ne ereditò le cariche di ingegnere civico (26 settembre 1658; Gengaro, 1936, p. 6) e architetto della Fabbrica del duomo di Milano (3 ottobre 1658; Annali..., 1883, p. 267), alle quali si aggiunse poco dopo quella di ingegnere della Congregazione dei seminari (1661; Baroni, 1937, p. 111).
Tra gli anni Sessanta e Settanta del Seicento l’attività di Gerolamo fu molto intensa e tesa anche a un aggiornamento del linguaggio architettonico su modelli romani, appresi durante un viaggio a Roma nel 1667 (Frigerio - Pisoni, 1981, p. 22).
Nel Duomo di Milano egli si dedicò in particolare alla direzione dei lavori per la costruzione delle ultime campate vicino alla fronte (Annali..., 1883, pp. 309 s.), mentre nella città di Milano realizzò la chiesa di S. Nicolao in porta Vercellina (1659), poi completata da Giovanni Battista Paggi (Torre, 1674, p. 210), e fu autore di alcuni lavori all’interno della chiesa di S. Antonio (1663 circa; Della Torre, 1992, p. 2982), della cappella Arese in S. Vittore al Corpo (1667-69: Torre, 1674, p. 171) e della cappella del Carmelo in S. Maria del Carmine (1673-76; Fornari, 1685, p. 135).
In qualità di successore di Buzzi, egli fu responsabile del completamento superiore della facciata del santuario di Saronno (1656-66; Della Torre, 1992, p. 2983) e, in via dubitativa, del completamento del campanile di S. Stefano a Milano (1674; Gengaro, 1936, p. 10; Baroni, 1937, p. 108).
A Gerolamo si deve anche la costruzione di alcuni edifici milanesi oggi perduti: nello specifico, delle chiese di S. Lucia (post 1674; Torre, 1674, p. 165), S. Silvestro (p. 287), S. Maria degli Angeli (Della Torre, 1992, p. 2982), S. Filippo Neri (Bianconi, 1787, p. 104), della piccola chiesa presso il Monte di pietà (Torre, 1674, p. 243) e dei cortili del seminario della Canonica (1661-70; Baroni, 1937, p. 112). Egli progettò anche i chiostri del Luogo pio delle Quattro Marie (p. 115) e, inoltre, curò i lavori di riammodernamento delle chiese di S. Michele in Gallo (1650; Torre, 1674, p. 249), S. Salvatore in Xenodochio (1674; Baroni, 1937, p. 115) e della cappella del Collegio elvetico (1674; Torre, 1674, p. 264).
Dopo la morte di Francesco Maria Richini, Gerolamo fu coinvolto nella continuazione del cantiere del Collegio di Brera, per cui nel 1679 stese una relazione sullo stato dei lavori, in collaborazione con Giovanni Domenico Richini e Pietro Giorgio Rossone (Baroni, 1937, p. 112); inoltre si occupò del collegamento tra l’ingresso e i colonnati del seminario maggiore di porta Orientale (p. 111).
Eseguì alcuni interventi anche per il santuario di S. Maria presso S. Celso, dove, su suo disegno, fu realizzato un pulpito ligneo (Torre, 1674, p. 76), oltre ad alcune opere minori per la chiesa di S. Maria della Porta (Della Torre, 1992, p. 2983).
Molte sono le attestazioni della produzione architettonica di Gerolamo anche fuori Milano: si ha notizia di interventi nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Brescia (1651; p. 2982), nell’incompiuta Madonna della Riva di Angera (1662-67; Frigerio, 1995), per il progetto della cupola del Duomo di Novara (1662-63; Catelli - Pini, 1996, pp. 215-217), in S. Giuseppe a Luino (1663 circa; Frigerio - Pisoni, 1981, pp. 29-70) e in S. Maria a Cantù (1665; Della Torre, 1992, pp. 2982 s.), dove i lavori sarebbero stati completati dal figlio Giovanni Battista. Fu autore anche della cappella del cardinale Odescalchi in S. Giovanni Pedemonte a Como (1672-76: Della Torre, 1989, pp. 329-340) e del rimodernamento della chiesa di S. Teodoro a Cantù (1675; Della Torre, 1992, p. 2982).
Notevole fu il contributo di Gerolamo alla costruzione del Duomo di Como, dove nel 1653 succedette a Buzzi nei lavori per l’abside settentrionale e negli anni a seguire fu autore dell’altare della Beata Vergine e dell’impostazione della cupola (Della Torre, 1989, p. 334).
Molto controversa è invece l’assegnazione al maestro del seminario con annessa chiesa di S. Pietro Martire a Seveso, dove il suo nome compare quale perito nel 1664 (Frigerio, 1999, pp. 65-69). Allo stesso modo anche la chiesa di S. Martino ad Alzano Maggiore (1659; Gengaro, 1936, p. 8; Baroni, 1937, p. 107) e la chiesa di «Dio il sa» a Parabiago (forse del 1672; Della Torre, 1992, p. 2983) non sono certamente ascrivibili alla sua attività. Sono noti alcuni lavori nella chiesa di S. Vittore a Varese (ibid.) e, inoltre, il suo nome è associato alla cappella XIII del Sacro Monte di Orta (Dell’Omo, 2005, pp. 97-100).
Nel campo dell’architettura civile è attribuita a Gerolamo la sistemazione della villa Aliprandi al Castelletto a Monza (1649; Della Torre, 1992, p. 2983); al maestro si riconducono anche la villa Durini detta Mirabello a Monza (a partire dal 1656; Baroni, 1937, p. 111), palazzo Bigli a Milano (1674-76; p. 115) e, in via dubitativa, villa Arese Borromeo a Cesano Maderno (Della Torre, 1992, p. 2983).
Morì a Milano il 4 giugno 1679 (Annali..., 1883, p. 323).
Giovanni Battista, figlio di Gerolamo, nacque a Milano il 28 gennaio 1659 (Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Famiglie, 1242), approcciandosi alla professione di architetto come allievo del padre e divenendo ingegnere architetto collegiato il 23 settembre 1678 (Gatti Perer, 1966a, p. 41).
Il 15 settembre 1691 sposò Elisabetta Matella (Gatti Perer, 1966c, p. 41).
Così come il padre, Giovanni Battista ottenne le importanti nomine a ingegnere civico e architetto della Fabbrica della cattedrale milanese, succedendo ad Andrea Biffi il 3 agosto 1686 (Annali..., 1885, p. 24). Fu impegnato in alcuni lavori nella zona del transetto nord (p. 40), oltre a occuparsi della supervisione di apparati scultorei interni ed esterni (pp. 53, 67, 91 s., 95).
Sempre per conto della Fabbrica progettò la chiesa di S. Maria Annunciata in Camposanto (1695; p. 44), completata solo nel 1740 dal figlio Antonio (p. 134).
Nel 1718 fu attivo nel cantiere per la costruzione del secondo chiostro del Collegio elvetico (Gatti Perer - Braham, 1969, p. 275), mentre più discusso è un suo intervento nella progettazione della cappella della Madonna della Cintura in S. Marco (Della Torre, 1992, p. 2984).
Progettò gli apparati effimeri realizzati in occasione dei funerali del cardinale Federico Visconti (1693), dell’ingresso in città del cardinale Federico Caccia (1696) e delle feste del 1716 per la nascita di Leopoldo Giovanni d’Asburgo (ibid.).
Fuori Milano si occupò della realizzazione del portale della chiesa di S. Maria di Cantù (1680-83; ibid., p. 2982), della parrocchiale di Clusone (1688; Grassi, 1966, p. 275), della cupola del santuario di Caravaggio (1691; Gatti Perer, 1966c, p. 198) e del progetto per il campanile della parrocchiale di Somma Lombardo (1717; Baroni, 1937, p. 117); il suo nome è stato accostato anche alla chiesa di S. Ambrogio della Vittoria a Parabiago (Gatti Perer, 1966c, pp. 48-51).
Tra i suoi allievi spiccano i nomi di Bernardo Maria Quarantini e Carlo Federico Pietrasanta.
Morì il 10 agosto 1722 (Annali..., 1885, p. 99).
Giuseppe Maria, nato il 19 marzo 1663 (Frigerio - Pisoni, 1981, p. 13) quasi certamente a Milano, figlio di Gerolamo e fratello minore di Giovanni Battista, divenne ingegnere architetto collegiato nel 1688 (Gatti Perer, 1965, p. 127). Alla sua attività si devono il catafalco di Carlo II (1704) e gli armadi per la sacrestia della chiesa di S. Stefano (Della Torre, 1992, p. 2981); inoltre il suo nome compare nel cantiere della cappella della Madonna della Cintura in S. Marco (Marino, 1970, pp. 99-102), forse con il fratello (Della Torre, 1992, p. 2981). Riguardo alla sua morte, non si hanno notizie.
Antonio, figlio di Giovanni Battista, nacque intorno al 1690 (Gatti Perer, 1966c, p. 41) e alla morte del padre ne ricoprì gli stessi incarichi quale ingegnere civico e architetto della Fabbrica del duomo di Milano (1723; Annali..., 1885, p. 100), rinunciando poi a quest’ultimo incarico nel 1742 (p. 139). Portò a termine la cupola della chiesa di S. Maria Annunciata in Camposanto (1740; p. 134).
Rientrano nella sua attività il collegio milanese dei padri di S. Camillo (1731; Mezzanotte - Bascapè, 1948, p. 1003) e gli apparati trionfali per l’ingresso a Milano del cardinale Carlo Gaetano Stampa (1739; Grassi, 1966, p. 267) e del cardinale Giuseppe Pozzobonelli (1744; ibid.).
Paolo Mezzanotte e Giacomo Carlo Bascapè (1948, p. 1004) ipotizzano un suo coinvolgimento in qualità di ingegnere civico nella supervisione dei lavori al Collegio dei crociferi (1731). Nulla si sa circa la data e il luogo della sua morte.
A un secondo ramo della famiglia Quadrio appartengono gli architetti Giuseppe e Giacomo Antonio.
Giuseppe, figlio di Pietro Paolo e di Antonia Rossi, nacque nel 1653 (Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Famiglie, 1242). Allievo di Pietro Giorgio Rossone, dopo tredici anni di apprendistato fu ammesso nel 1682 nel Collegio degli ingegneri e architetti (Gatti Perer, 1965, p. 127).
La parziale omonimia con il citato Giuseppe Maria è motivo di attribuzioni controverse: inizialmente assegnato a Giuseppe Maria da Maria Luisa Gatti Perer (1966b, pp. 44-50), l’oratorio dell’Annunciata a Nerviano (1680) è stato poi ascritto a Giuseppe da Pierangelo Frigerio e Pier Giacomo Pisoni (1981, pp. 17 s.), interpretazione ripresa in seguito anche da Stefano Della Torre (1992, p. 2982).
Allo stesso modo anche alcuni piccoli lavori svolti a Milano presso S. Alessandro e S. Maria della Porta non sono chiaramente ascrivibili all’uno o all’altro architetto (ibid.).
Giuseppe fu autore della chiesa di S. Martino in Compito, in collaborazione con il fratello Giacomo Antonio (ibid.).
Morì nel 1703 (ibid.).
Giacomo Antonio, figlio di Pietro Paolo e di Antonia Rossi e fratello di Giuseppe, nacque il 5 maggio 1664 (Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Famiglie, 1242). Si formò presso il fratello maggiore e fu ammesso alla professione di architetto il 27 aprile 1716 (Gatti Perer, 1967, p. 81).
Oltre a collaborare alla realizzazione della citata chiesa di S. Martino in Compito, lavorò all’oratorio di Maria Vergine a Canonica d’Adda (1735; pp. 81-88). Non si hanno notizie circa il luogo e la data della morte.
Fonti e Bibl.: C. Torre, Il ritratto di Milano..., Milano 1674; G.M. Fornari, Cronica del Carmine di Milano..., Milano 1685; S. Latuada, Descrizione di Milano ornata con disegni in rame, V, Milano 1737; C. Bianconi, Nuova guida di Milano…, Milano 1787; Annali della Fabbrica del Duomo di Milano dall’origine fino al presente, V, Milano 1883, VI, Milano 1885; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, p. 489; M.L. Gengaro, Note sull’architettura barocca lombarda. Gerolamo Quadrio, in Bollettino d’Arte, s. 3, XXX (1936), 1, pp. 5-10; C. Baroni, Aggiunte all’opera dell’architetto milanese Gerolamo Quadrio, in Archivi. Archivi d’Italia e rassegna internazionale degli archivi, s. 2, IV (1937), 2, pp. 106-126; P. Mezzanotte - G.C. Bascapè, Milano nell’arte e nella storia, Milano 1948; M.L. Gatti Perer, Fonti per la storia dell’architettura milanese dal XVI al XVIII secolo…, in Arte lombarda, X (1965), 2, pp. 115-130; Ead., Carlo Giuseppe Merlo, Milano 1966a; Ead., Indicazioni per i Quadrio, ingegneri/architetti milanesi..., in Arte lombarda, XI (1966b), 1, pp. 43-50; Ead., La chiesa e il convento di S. Ambrogio della Vittoria a Parabiago, Milano 1966c; L. Grassi, Province del barocco e del rococò…, Milano 1966, pp. 266-277; M.L. Gatti Perer, Nuovi documenti per l’architettura barocca milanese…, in Arte lombarda, XII (1967), 2, pp. 65-101; Ead. - A. Braham, Giovan Battista Quadrio. Documenti inediti sul Duomo a Windsor Castle, in Il Duomo di Milano. Atti del Congresso internazionale... 1968, a cura di M.L. Gatti Perer, I, Milano 1969, pp. 265-280; L. Marino, Giuseppe Quadrio e la sua opera per la cappella della Madonna della Cintura in San Marco di Milano, in Arte lombarda, XV (1970), 2, pp. 99-102; P. Frigerio - P.G. Pisoni, Nuovi documenti su Gerolamo Quadrio architetto, Germignaga 1981; S. Della Torre, Ancora su Gerolamo Quadrio e la cappella Odescalchi, in Rivista archeologica dell’antica provincia e diocesi di Como, 1989, n. 171, pp. 329-341; Id., Quadrio, famiglia, in Dizionario della Chiesa ambrosiana, V, Milano 1992, pp. 2981-2984; P. Frigerio, Il santuario della Riva e il suo architetto, Girolamo Quadrio, in La città di Angera feudo dei Borromeo, sec. XV-XVIII. Atti del Convegno..., Angera... 1992, Gavirate 1995, pp. 375-389; R. Catelli - A. Pini, La cappella Odescalchi in San Giovanni Pedemonte a Como, in Rivista archeologica dell’antica provincia e diocesi di Como, 1996, n. 178, pp. 215-217; A.M. Perego, Gerolamo Quadrio ingegnere architetto (1625-1679), tesi di laurea, Università cattolica del S. Cuore di Milano, a.a. 1996-97 (relatrice professoressa M.L. Gatti Perer); P. Frigerio, Francesco Castelli e il convento di San Pietro Martire a Seveso, in Arte lombarda, n.s., 1999, n. 125, 1, pp. 65-76; A. Scotti Tosini, Lo stato di Milano, in Storia dell’architettura italiana. Il Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, II, Milano 2003, pp. 462-464; M. Dell’Omo, Per il Sacro Monte d’Orta e dintorni nella seconda metà del Seicento. Notizie dagli archivi su artisti e committenti della cappella XIII, con un inventario della quadreria Besozzi, in Arte lombarda, n.s., 2005, n. 145, 3, pp. 96-105; P. Bossi - S. Langé - F. Repishti, Ingegneri ducali e camerali nel Ducato e nello Stato di Milano (1450-1706). Dizionario biobibliografico, Firenze 2007, pp. 112 s.