qualità della vita
Valutazione su scala semiparametrica del benessere fisico, psichico e sociale, eseguita generalmente allo scopo di interpretare la risposta a una terapia o valutare, sulla scorta dell’aspettativa e della q. di v. prevista, l’idoneità di un esame diagnostico o di un trattamento.
L’affermazione del concetto per cui i sistemi sanitari sono organismi a risorse limitate ha reso inevitabile l’assegnazione di priorità assistenziali in base a criteri espliciti allo scopo di elevare il più possibile il livello di salute generale utilizzando le risorse disponibili. Allo scopo è stato introdotto il concetto di QALY (Quality Adjusted Life Years, «anni di vita corretti per la qualità»), che esprime una stima dell’aspettativa di vita corretta per le condizioni di salute psico-fisica in modo da poter vautare oggettivamente l’appropriatezza di esami diagnostici e terapie.
I QALY sono spesso criticati in quanto discriminano gli anziani, perché ovviamente la distribuzione delle risorse a persone più giovani ha una probabilità superiore di incrementare la salute in termini di numero di anni di vita validi dal punto di vista della qualità. L’idea che l’età possa essere significativa nell’allocazione delle risorse è stata materia di notevoli controversie. Si può comunque concordare nel considerare l’età importante in riferimento a specifiche condizioni o a determinati trattamenti, in quanto alcune forme di intervento semplicemente sono prive di valore se condotte in determinate fasce di età. Un esempio è lo screening per i tumori della mammella, che è ritenuto inefficace se non addirittura potenzialmente dannoso per le donne più giovani. Rimane comunque controversa l’ipotesi secondo la quale gli anni di un individuo possano essere discriminanti quando si debba decidere, in generale, se persone oltre una certa età non debbano godere di priorità nell‘allocazione di fondi per l’assistenza sanitaria.