Vita, qualità della
Con questa locuzione vengono designate le condizioni generali di vita, e quindi l'accesso a diverse tipologie di servizi o di beni materiali, da quelle fondamentali (sanità, istruzione, giustizia, acqua, cibo ecc.) a quelle più sofisticate ed esclusive (servizi avanzati per il tempo libero e per le imprese, beni di lusso ecc.), da parte di un singolo individuo, di una famiglia o, sempre più frequentemente, degli abitanti di una regione o di un intero Stato. Il dato sulla q. della v. ha assunto un'importante valenza informativa, in quanto è rivolto alla misurazione del reale livello di benessere delle popolazioni e, nel contempo, ha consentito di meglio focalizzare la situazione di quei Paesi o di quelle regioni che si trovano al di sotto delle soglie minime. Per tutti questi casi le condizioni di vita degli abitanti sono ancora molto lontane da quel livello di dignità della persona che deve essere ritenuto indispensabile per poter accedere alle libertà reali irrinunciabili. Nell'ultimo mezzo secolo l'economia mondiale ha fatto registrare dei progressi senza precedenti nella storia dell'umanità e le popolazioni di molti Paesi hanno raggiunto elevati livelli di prosperità. È però aumentato il divario con molte regioni, i cui abitanti non solo non raggiungono un reddito minimo di sopravvivenza emblematicamente calcolato in un dollaro al giorno, ma le cui condizioni di vita sono tali da mettere a repentaglio la loro esistenza. Per questi motivi le informazioni sulla q. della v. hanno parzialmente soppiantato il dato che è relativo alla quantificazione della ricchezza prodotta, anche se non è del tutto superata la tendenza a identificare la seconda con la prima. Per molti anni il principale dato stimato dalle organizzazioni internazionali (per es., dalla Banca mondiale) è stato il PIL realizzato da un Paese (o da una regione) in un determinato periodo (un anno). Il PIL e il PIL pro capite hanno a lungo rappresentato la principale base informativa di carattere economico sulla quale, annualmente, venivano elaborati i confronti e le classifiche sui diversi livelli di sviluppo degli Stati e sulle rispettive dinamiche di crescita. Il dato del PIL o del PIL pro capite rimane irrinunciabile, ma, per molto tempo, la disponibilità di questa unica base informativa ha contribuito al mantenimento dell'equivoco tra un dato esclusivamente quantitativo e la sua proiezione qualitativa (il benessere delle popolazioni), nell'errata assunzione che il dato del PIL potesse essere correttamente assunto come base per la conoscenza dei livelli di benessere oppure delle condizioni sociali delle popolazioni degli Stati.
Senza ombra di dubbio le due entità hanno evidenti e indiscutibili connessioni. L'aumento della ricchezza annualmente prodotta da parte dell'apparato produttivo di un Paese libera delle risorse per nuovi consumi o nuovi investimenti. Ma non è detto che ciò si verifichi o, quanto meno, la disponibilità del solo dato relativo all'incremento annuale del PIL non consente di ricavare questa informazione. Da qui, l'esigenza di affiancare alla stima del reddito annualmente prodotto altri indicatori in grado di fornire informazioni sulle condizioni di vita delle popolazioni e sulla loro evoluzione.
Fra i molteplici indici proposti, molto credito ha riscosso l'Indice sullo sviluppo umano (ISU), messo a punto dall'UNDP (United Nations Development Programme) e adottato ormai dal 1992. Va annotato che questo indicatore rispecchia gli Obiettivi di sviluppo del millennio (OSM), fissati a livello internazionale allo scopo di vincere o, più realisticamente, di contenere la cosiddetta povertà estrema. Inoltre l'ISU, per come è stato costruito, non fornisce informazioni su aspetti fondamentali della vita dell'individuo quali le libertà politiche della popolazione, il godimento dei diritti civili, o sulla sostenibilità nello sfruttamento delle risorse; si limita a esaminare dati sociodemografici e solo in questo ambito produce un confronto. Il campo di variabilità dell'ISU è compreso fra zero e uno e, attualmente, per il suo computo i parametri adottati sono il reddito pro capite (assunto nella configurazione a parità di potere di acquisto), la speranza di vita alla nascita e un indice composito di scolarità (espresso attraverso il tasso di alfabetizzazione degli adulti e dal rapporto del numero di iscrizioni rispetto alla popolazione in età scolastica ai tre livelli di istruzione: elementare, medio, superiore). Nella tabella sono riportati, per i principali Stati, i valori assunti dall'ISU e, per consentire una lettura complessiva dei fenomeni economici e sociodemografici, i dati sono integrati da altre informazioni quantitative. *