Dante, quando per caso s'abbandona
Questo sonetto (Rime CX) fu indirizzato da Cino da Pistoia a D., che rispose per le rime (ma con la libertà di una diversa disposizione nelle due quartine) col sonetto Io sono stato con Amore insieme, accompagnato da un'epistola in latino (Exulanti Pistoriensi Florentinus exul inmeritus), dove la questione era trattata filosoficamente. I due sonetti si trovano l'uno di seguito all'altro nel codice Magliabechiano VI 143. Come risulta dall'epistola di D., i due poeti erano contemporaneamente in esilio, e quindi il tempo di composizione dei due sonetti cade fra l'inizio dell'esilio di D. (1302) e la fine di quello di Cino (1306). Nell'edizione del 1921 il Barbi collocò i due sonetti nel libro VII (" Rime varie del tempo dell'esilio "), al primo posto fra i sonetti di corrispondenza fra D. e Cino del tempo dell'esilio.
Nel suo sonetto Cino propone a D. la questione se l'anima, una volta venuto meno, per difetto di speranza, un disio amoroso che la teneva impegnata, possa passare all'esperienza di una nuova passione per altra persona. Cino crede di sì, se deve dar retta a quello che egli stesso sta provando, ma vuole essere confortato dall'opinione di D., che sull'argomento può dare un giudizio autorevole. Il linguaggio di Cino in questo sonetto risente dell'astrattezza scolastica della questione, e in qualche punto rimane oscuro, indipendentemente dai dubbi sulla corretta lezione del testo.
Bibl. - Cino Da Pistoia, Rime, a c. di G. Zaccagnini, Ginevra 1925; Rimatori del dolce stil novo, a c. di L. Di Benedetto, Bari 1939, 196; Contini, Rime 193; D.A., Rime, a c. di D. Mattalia, Torino 1943, 208; Zingarelli, Dante 470; A. Pézard, De passione in passionem, in " L'Alighieri " I (1960) 14-26; Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, Oxford 1967, II 321.