QUARANTINI
– Fu una famiglia di ingegneri collegiati della città di Milano. Benedetto, figlio di Carlo e di Giovanna Bonfante, nacque il 29 settembre 1647. Sposò nel 1674, nella chiesa di S. Eufemia, Margherita Biraga, da cui ebbe almeno tre figli, Bernardo Maria, Teresa (Alberici, 1963, p. 184) e Marco Antonio (Castoldi - Giani, 1994-1995, pp. 97-103). Fu allievo di Gerolamo Quadrio, presso il quale portò a termine il periodo di apprendistato necessario per l’ammissione al Collegio degli agrimensori, ingegneri e architetti di Milano, in cui risulta iscritto dal 1675 (Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Famiglie, 1244; Gatti Perer, 1965, p. 126).
Si deve probabilmente alla collaborazione con Quadrio, subentrato a Francesco Maria Richini nella gestione della fabbrica nel 1664, il disegno del Collegio elvetico fornito da Quarantini per una delle acqueforti realizzate da Federico Agnelli a illustrazione della prima edizione del Ritratto di Milano di Carlo Torre, pubblicato nel 1674 (Della Torre, 1992, pp. 193 s.).
Il 19 gennaio 1680 Benedetto fu incaricato «d’aggiustare in quel milior modo possibile il cortile esteriore» nel complesso di S. Maurizio al Monastero Maggiore. Il 23 febbraio vennero registrate le spese «occorse nella misurazione, demolizione ed erezione del disegno fatto nel 1680» (Rossi, 1914, p. 146; Malaguzzi Valeri, 1908, pp. 334 s., 338 s.).
Tra gli interventi meglio documentati dell’architetto ricadono i lavori eseguiti per la chiesa agostiniana di S. Marco, da collocare in una fase di rinnovo edilizio approvata il 25 febbraio 1686 (Parvis Marino, 1974, p. 101), che prevedeva il completamento della volta della navata maggiore, la trasformazione e la regolarizzazione delle colonne e dei relativi capitelli e la continuazione degli affreschi iniziati in quello stesso secolo. A Benedetto sono da ascrivere la direzione e la messa in opera dei lavori iniziati su progetto dell’architetto Francesco Castelli: la demolizione delle due colonne all’incrocio del transetto (6 ottobre 1690); il rifacimento di una delle due colonne addossate al presbiterio (14 novembre 1690) per sostenere la nuova cupola, realizzata solo tra il 1711 e il 1714; la messa a livello del pavimento della chiesa (14 novembre 1690); la rimozione di tegole e travi delle volte gotiche; la nuova copertura a sesto ribassato (9 aprile 1691); l’apertura del finestrone della facciata e di almeno otto di quelli laterali (1691-92; ibid.).
La data di morte di Benedetto è da collocare tra il 1692 e il 1702, anno dell’ammissione del figlio Bernardo Maria al Collegio degli agrimensori, ingegneri e architetti (4 dicembre 1702), accertata da diversi documenti d’archivio nei quali il padre è citato come già defunto (Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Famiglie, 1244).
Bernardo Maria nacque a Milano il 29 agosto 1679 e fu battezzato nella parrocchia di S. Maria Podone. Sposò Laura Curioni il 6 ottobre 1709 nella parrocchia di S. Calimero.
Il 28 gennaio 1695 gli fu concesso di operare come agrimensore, architetto e ingegnere sotto la supervisione di Giovanni Battista Quadrio, figlio di Gerolamo, con il quale collaborò per sei anni (Gatti Perer, 1965, p. 128) e al quale sarebbero stati dovuti molti dei successivi incarichi. Dopo aver superato le prove d’esame, il 4 dicembre 1702, fu ammesso al Collegio da una commissione composta dagli ingegneri Diego Pessina, Giorgio Vitale e Francesco Bianco.
Tra il 1702 e il 1731 fu coinvolto nei lavori di sistemazione del convento degli agostiniani scalzi, oggi distrutto, e della adiacente chiesa di S. Francesca Romana, per cui realizzò diversi disegni, tra cui quelli dell’altare della Madonna del Monserrato e del portale principale, poi demolito, con il motivo del tondo simile a quello poi realizzato in S. Maria della Visitazione (Bocciarelli, 1999).
Nel 1712 fu incaricato del rifacimento dell’altare maggiore del santuario della Beata Vergine del Fonte a Caravaggio, in provincia di Bergamo (Gatti Perer, 1966, p. 202). I lavori, mai iniziati, sarebbero stati affidati, vent’anni dopo, a un altro ingegnere milanese, Carlo Merlo, autorizzato dai fabbricieri a recuperare i disegni (tra cui quelli di Filippo Juvarra) e i modelli ancora nelle mani di Quarantini (Alberici, 1963, p. 183; Gatti Perer, 1966).
Dal 1716 fu impegnato presso la fabbrica del monastero della Visitazione a Milano, di cui si conservano tre disegni di progetto, firmati e datati 24 febbraio 1717 e custoditi nell’archivio del monastero, per l’annessa chiesa, ispirata a ‘forme borrominiane’: un prospetto esterno dell’edificio, con l’ardita soluzione della cupola (non realizzata) e il vicino caseggiato, una sezione dell’interno con gli antistanti cortile e portico da costruire, e un prospetto esterno del lato verso il Naviglio con le nuove sagrestie e abitazioni (Alberici, 1963, p. 183; Gatti Perer, 1963).
Nel 1717 Quarantini chiese di essere nominato ingegnere camerale, qualifica che ottenne il 24 luglio per nomina del governatore e privilegio sovrano (Alberici, 1963, p. 184).
Al 1719 risale una stima e descrizione del palazzo Arconati, progettato da Gerolamo Quadrio in via Brisa a Milano, rispetto al quale è stata riconosciuta una stretta corrispondenza con le Regole e avvertenze concepite dallo stesso Bernardo Maria come una sorta di manuale pratico per la professione, dedicato al figlio Cesare e noto attraverso una copia manoscritta conservata in collezione privata (Della Torre, 1991, p. 390; Castoldi - Giani, 1994-95; Ferrario, 2009, pp. 217 s.).
Nel 1723 eseguì, insieme a Francesco Bianco, un progetto per l’ampliamento del coro della chiesa di S. Fedele (Baroni, 1940, pp. 132 s.), e nello stesso anno si propose come ingegnere della Veneranda Fabbrica del duomo alla morte del suo maestro Giovanni Battista Quadrio, il quale fu però sostituito dal figlio Antonio (Annali, 1885, p. 100).
L’8 gennaio 1724 fece una permuta con i padri barnabiti di S. Alessandro per l’area presso la Cassina Bovisa, su cui sorgeva un oratorio confinante con la casa di famiglia. In cambio si impegnò a costruire una nuova chiesa, consacrata il 26 marzo 1725 da suo fratello Marco Antonio, sacerdote (Castoldi - Giani, 1994-95, pp. 97-103, 233-235, 240-244).
Tra il 1728 e il 1733 accolse presso il proprio studio come apprendisti Giacomo Poldi, Dionigi Ferrari, Faustino Pizzinelli e Nicolò Zutti (Gatti Perer, 1964b, p. 130).
Nel 1734 si occupò del progetto per l’altare maggiore della chiesa di S. Marcellino (Archivio di Stato di Milano, Fondo di religione, 618).
Il 2 febbraio 1743 ottenne il diploma di ingegnere economale (Alberici, 1963, p. 184). Negli ultimi anni della sua vita soffrì di gravi problemi alla vista.
Morì il 23 gennaio 1755 nella parrocchia di S. Pietro in Vigna, a porta Vercellina.
Diverse sono le perizie tecniche firmate da Bernardo Maria nell’arco della sua carriera, in qualità di ingegnere collegiato o camerale, e redatte principalmente allo scopo di stimare il valore immobiliare di edifici religiosi e civili o di risolvere controversie. Tra queste si ricordano: la perizia con disegno redatta il 12 settembre 1704 per una causa tra i monaci e i canonici di S. Ambrogio per il possesso dell’atrio (Gatti Perer, 1995, pp. 87-89, 107); una stima di palazzo Marino del 30 agosto 1717, epoca in cui il palazzo risultava di proprietà del marchese di Castelrodrigo Carlo Omodeo, affittato in parte a uffici camerali e in parte a privati cittadini spagnoli (Archivio di Stato di Milano, Finanza apprensioni, 404; Forni, 2012, pp. 56-58); alcune stime relative al valore del convento e della chiesa del complesso dei Ss. Cosma e Damiano (1724-26; Castoldi - Giani, 1994-95, pp. 103, 235-239; Bocciarelli, 1999, p. 373); una perizia del 25 settembre 1726 in favore di Ignazio Carcano, il quale era interessato all’acquisto di parte di un’area «in ruina» del convento di S. Eustorgio; una stima del 3 aprile 1728 redatta insieme a Francesco Bianco per la cessione di una casa di proprietà dei padri di S. Alessandro; una relazione per la divisione di un terreno situato nella zona di Bollate, datata 25 maggio 1729 (Castoldi - Giani, 1994-95, pp. 104 s.).
È documentata anche l’attività di uno dei figli di Bernardo Maria, Cesare, anch’egli architetto e ingegnere collegiato, nato il 30 giugno 1723 nella parrocchia di S. Maria Podone. Svolse il suo apprendistato inizialmente presso il padre, a partire dal 1739, e, dalla fine del 1743, a causa dei problemi di vista di lui, presso l’ingegnere collegiato Carlo Antonio Pessina. Fu ammesso al Collegio milanese il 2 settembre 1744 (Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Famiglie, 1244). Documentato come agrimensore tra il 1743 e il 1780 (Alberici, 1963, p. 184) e come ingegnere del censo a partire dal 1750 circa (Scotti, 1980, pp. 313, 318 s.), si occupò, tra gli altri incarichi, della delineazione di mappe nell’ambito della ridefinizione dei confini prima tra lo Stato di Milano e quello svizzero, come sanciti dal Trattato di Varese (1752), poi in più occasioni tra Milano e il Veneto (L’immagine interessata, 1984, pp. 133, 182 s.; Archivio di Stato di Milano, Uffici e tribunali regi, 745).
A testimonianza dei diversi ambiti di intervento in cui erano chiamati a operare gli ingegneri collegiati milanesi, nel 1756 Cesare fu mandato a Como come perito in occasione di un’esondazione del lago (Rovelli, 1803, pp. 75-78; Gatti Perer, 1966, p. 509). Nel 1769 firmò il rilievo, la relazione e la stima per la divisione dell’edificio e del parco della villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno, nel Varesotto (Bassani - Cassani, 1994, p. 64). Nel 1771 fu pagato per «la delineazione della pianta della casa del marchese Cagnola [...] per commissione della regia corte» (Archivio di Stato di Milano, Potenze sovrane post 1535, 78; Uffici e tribunali regi, 745). Nel 1776 fu incaricato di stimare alcuni locali della casa appartenente al marchese Fiorenza, «che si devono occupare per la costruzione» del teatro alla Scala (Galbiati - Borromeo Arese, 1929, pp. 45 s., 121 s.). Nel 1778 fu impegnato nei lavori di rettificazione del Ticino e in altre opere analoghe nel Lodigiano e nel cremonese (Archivio di Stato di Milano, Uffici e tribunali regi, 745).
Non si hanno notizie sul luogo e sulla data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Finanza apprensioni, 404; Fondo di religione, 618; Potenze sovrane post 1535, 78; Uffici e tribunali regi, 745.
C. Torre, Il ritratto di Milano... (1674), Milano 1714; S. Latuada, Descrizione di Milano ornata con disegni in rame, III, Milano 1737; C. Bianconi, Nuova guida di Milano..., Milano 1787; G. Rovelli, La storia di Como, II, Como 1803, parte 3; Annali della Fabbrica del Duomo di Milano dall’origine fino al presente, VI, Milano 1885, p. 100; F. Malaguzzi Valeri, Contributo alla storia artistica della chiesa di S. Maurizio in Milano, in Archivio storico lombardo, s. 4, 1908, vol. 9, n. 18, pp. 334 s., 338 s.; I. Rossi, La chiesa di San Maurizio a Milano, Milano 1914, p. 146; G. Galbiati - G. Borromeo Arese, Il teatro della Scala dagli inizii al 1794 nei documenti ufficiali inediti dell’archivio Borromeo Arese, Milano 1929, pp. 45 s., 121 s.; P. Arrigoni, Quarantini, Benedetto, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, p. 499; C. Baroni, Documenti per la storia dell’architettura a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, Firenze 1940, pp. 132 s.; C. Alberici, Documenti inediti su B. M. Quarantini, in Arte lombarda, VIII (1963), 2, pp. 183 s. (in appendice a Gatti Perer, 1963); M.L. Gatti Perer, Filippo Cagnola, Bernardo Maria Quarantini, Gioacchino Besozzi, Carlo Giuseppe Merlo e la loro opera per la Visitazione a Milano, ibid., pp. 161-184; Ead., Nuovi documenti per il Monastero della Visitazione in Milano, ibid., IX (1964a), 1, pp. 165-172; Ead., Fonti per l’architettura milanese dal XVI al XVIII secolo. Francesco Bernardino Ferrari e la sua raccolta di documenti e disegni, Parte II, ibid., IX (1964b), 2, pp. 128-158; Ead., Fonti per la storia dell’architettura milanese dal XVI al XVIII secolo. Il Collegio degli agrimensori ingegneri e architetti..., ibid., X (1965), 2, pp. 115-130; Ead., Carlo Giuseppe Merlo architetto, Milano 1966; L. Grassi, Province del barocco e del rococò. Proposta di un lessico biobibliografico di architetti in Lombardia, Milano 1966, p. 277; G.B. Maderna, Fonti per la storia dell’architettura milanese dal XVI al XVIII secolo. Il Collegio degli agrimensori ingegneri e architetti. Le nomine degli architetti dal 1735 al 1800, in Arte lombarda, XV (1970), 2, pp. 69-75; L. Parvis Marino, La «rinovazione» del S. Marco di Milano (1690-1714), ibid., XIX (1974), 41, pp. 101-113; A. Scotti, Architettura e burocrazia nella Lombardia neoclassica: il funzionario architetto Pietro Gilardoni, ibid., n.s., 1980, nn. 55-57, monografico: Civiltà neoclassica nella provincia di Como. Atti del Convegno..., Como... 1979, pp. 311-322; L’immagine interessata: territorio e cartografia in Lombardia tra 500 e 800, Milano 1984; S. Della Torre, Bernardo Maria Quarantini. Regole e avvertenze, in Settecento lombardo (catal.), a cura di R. Bossaglia - V. Terraroli, Milano 1991, p. 390; Id., L’archivio edificato dell’architettura milanese, in L’Archivio di Stato di Milano, a cura di G. Cagliari Poli, Firenze 1992, pp. 173-201; P. Bassani - P. Cassani, Interni lombardi del Settecento. Villa Porta-Bozzolo a Casalzuigno, Milano 1994; B. Castoldi - G. Giani, Le “Regole e avvertenze” di Bernardo Maria Quarantini, tesi di laurea, Politecnico di Milano, a.a. 1994-95 (relatore prof. G. Colmuto Zanella); M.L. Gatti Perer, La basilica di Sant’Ambrogio: continuità di una tradizione, in Ead., La basilica di Sant’Ambrogio. Il tempio ininterrotto, I, Milano 1995, pp. 87-89, 107; L. Parvis Marino, Il rinnovamento architettonico tra fine Cinquecento e prima metà del Settecento, in La chiesa di San Marco in Milano, a cura di M.L. Gatti Perer, Milano 1998, pp. 233-297; C. Bocciarelli, Per un’ipotesi su Bernardo Maria Quarantini: la chiesa di S. Francesca Romana in Milano, in Studi di storia dell’arte in onore di Maria Luisa Gatti Perer, a cura di M. Rossi - A. Rovetta, Milano 1999, pp. 369-379; P. Ferrario, Un sistema villa-palazzo nel Milanese: gli Arconati, in Il sistema delle residenze nobiliari. Italia settentrionale, a cura di M. Fagiolo, Roma 2009, pp. 214-229; M. Forni, The «Negotiations for the Palazzo that Belonged to the Deceased Tomaso Marino»..., in Property rights and their violations. Expropriations and confiscations, 16th-20th Centuries, a cura di L. Lorenzetti - M. Barbot - L. Mocarelli, Bern 2012, pp. 37-64.