QUARANTOTTI GAMBINI, Pier Antonio
QUARANTOTTI GAMBINI, Pier Antonio. – Nacque il 23 febbraio 1910 a Pisino d’Istria, all’epoca territorio asburgico, da Giovanni Quarantotto e Fides Histriae Gambini.
Il nonno paterno era discendente di una famiglia nobile di Rovigno, quello materno, da cui Pier Antonio prese il nome e il cognome, era stato un politico di un certo rilievo nell’Ottocento (capo della maggioranza italiana presso la dieta provinciale di Parenzo, deputato parlamentare a Vienna, membro delle Delegazioni dell’Impero austro-ungarico).
Presso la villa del nonno materno a Semedella, sul litorale vicino a Capodistria (oggi Koper, in Slovenia), Quarantotti spese gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza, e sono questi i luoghi che sottostarono alla sua ispirazione letteraria. Durante gli anni di studio presso il liceo Carlo Combi a Capodistria incontrò lo scrittore inglese Richard Hughes, da cui ricevette i primi consigli e incoraggiamenti letterari. A Trieste, nel 1929, conobbe Umberto Saba – con il quale nacque un’amicizia duratura –, Virgilio Giotti e Giani Stuparich.
Iscrittosi a giurisprudenza all’Università di Milano, tra il 1929 e il 1932 scrisse le tre novelle d’esordio – I tre crocifissi, Il fante di spade, La casa del melograno – di cui le prime due furono pubblicate nella rivista fiorentina Solaria, diretta allora da Alessandro Bonsanti, grazie al tramite di Saba e all’interesse riscosso presso Eugenio Montale, che recensì poi positivamente il volume che le raccoglieva, uscito per le Edizioni di Solaria (I nostri simili, Firenze 1932).
I racconti si caratterizzano per la presenza di protagonisti inetti, incerti, solitari, che cercano appoggio e insieme restano succubi di figure più forti di loro, in un rapporto che ha fatto ravvisare a più di un critico talune somiglianze dei protagonisti, soprattutto dei primi due testi, con quelli sveviani di Una vita e Senilità. Un’altra delle prime recensioni al volume fu firmata da Lina Galli sul Corriere istriano: nacquero così una corrispondenza e un’amicizia tra l’autore e la poetessa di Parenzo, destinate a durare nel tempo.
Attorno agli anni Trenta Quarantotti avviò diverse collaborazioni giornalistiche: L’Italia letteraria (1929), La Stampa (1933), nonché nel 1935 la pubblicazione a puntate su Pan (diretta da Ugo Ojetti) del primo romanzo, La rosa rossa, poi edito in volume nel 1937 per Treves.
Ambientato a Capodistria negli anni successivi alla prima guerra mondiale, il romanzo racconta il ritorno a casa del conte Paolo, ufficiale austriaco ormai anziano. L’oscillazione tra realtà e ricordo, la sfumatura psicologica, l’atmosfera di sottile nostalgia e mitezza casalinga, l’ironia composta di alcuni passaggi furono alla base di giudizi critici entusiasti. Le successive edizioni presentarono poi cambiamenti e aggiunte significative.
Nel 1937 Quarantotti si laureò in giurisprudenza presso l’Università di Torino, dopo alcuni cambi di sede. Cominciò una serie di viaggi, grazie all’impiego presso la Società di navigazione genovese Italia, ma solo in anni successivi prese avvio un’intensa attività di corrispondenza dall’estero per alcuni importanti quotidiani.
Tra gli anni Quaranta e i Cinquanta pubblicò inoltre elzeviri e brani narrativi su Il Tempo di Roma, su Il Tempo di Milano, in quotidiani triestini e riviste, poi rielaborati e confluiti all’interno di romanzi e racconti. Se i più sporadici articoli pubblicati negli anni Trenta erano firmati ancora «Quarantotto», a far tempo dal 1936-37 l’autore adottò definitivamente la grafia Quarantotti.
Del 1939 è la stesura del lungo racconto Le trincee, pubblicato nel 1941 nella fiorentina Letteratura diretta da Bonsanti, quindi nel 1942, in un elegante volumetto per i Narratori contemporanei dell’Einaudi. Fu lo stesso Giulio Einaudi, nel 1941, a scrivere all’autore invitandolo a pubblicare con la casa torinese; dopo Le trincee Einaudi restò l’editore di tutta la sua narrativa seguente.
Nel 1942 Quarantotti Gambini assunse la direzione della biblioteca civica Hortis di Trieste e dell’archivio diplomatico collegato. Al 1943 risalgono i primi contatti con l’Agenzia letteraria internazionale (ALI) di Augusto e Luciano Foà, per la trattazione dei diritti delle opere all’estero, che cessarono durante la guerra per riprendere e intensificarsi dal 1948 in poi (ma dal 1953 con Erich Linder).
Nel maggio del 1945 Quarantotti visse drammaticamente i giorni dell’occupazione titina di Trieste. Rischiò l’arresto per la sua ostilità all’annessione di Trieste e dell’Istria alla Iugoslavia; lasciata clandestinamente la città, venne sollevato dall’incarico di direttore della biblioteca civica. Il diario del maggio 1945 venne rielaborato in vari articoli usciti su quotidiani e riviste, poi riunito e rivisto in volume con il titolo Primavera a Trieste. Ricordi del 1945 (uscito nel 1951 per Mondadori, dopo che il dattiloscritto aveva lasciato tiepida la redazione einaudiana). La rimozione dalla direzione della biblioteca civica è al centro del pamphlet Un antifascista epurato, che Quarantotti pubblicò nel 1946 presso una tipografia milanese. Riparato a Udine, approdò quindi a Venezia, dove si stabilì. Dalla fine del 1945 al 1949 diresse l’emittente radiofonica clandestina Radio Venezia Giulia e riprese anche la scrittura, che favorì una stagione ricca di pubblicazioni negli anni Cinquanta e Sessanta.
L’onda dell’incrociatore (Torino 1947), composto tra il 1942 e il 1943, venne dato alle stampe da Einaudi e fu insignito con il premio Bagutta l’anno seguente, divenendo la più fortunata e nota tra le opere dell’autore. Negli anni Cinquanta uscirono, oltre a Primavera a Trieste, i romanzi Amor militare (Torino 1955; poi, con il titolo Amore di lupo, Torino 1964) e Il cavallo Tripoli (Torino 1956), appartenenti al vasto ciclo di racconti e romanzi aventi per protagonista il fanciullo Paolo Brionesi, che l’autore programmava di raccogliere sotto il titolo Anni ciechi. Al centro di questo ciclo sono le prime esperienze sentimentali e sensuali di Paolo, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza; tra i caratteri comuni anche l’ambientazione – tra Trieste e Semedella – e la particolare ricerca svolta sul tema della memoria e della sua rievocazione, sul gioco prospettico tra punto di vista infantile (quello interno, di Paolo) e sfondo storico.
Nel 1958 uscì La calda vita (Torino), romanzo esterno al ciclo degli «anni ciechi» che rappresenta una fra le opere più ambiziose dell’autore, e certo la più controversa. Ambientato nel 1939, durante i giorni dell’invasione tedesca della Polonia, La calda vita si distingue per personaggi e vicende particolarmente numerosi, grazie a cui prende vita un affresco ampio della società e del momento storico a Trieste e in Italia, mentre i moti sentimentali e psicologici dei protagonisti vengono dipinti con la consueta sottigliezza e i panorami triestini e istriani sono descritti con fine ricchezza di sfumature. Al centro delle polemiche critiche che accompagnarono l’uscita del romanzo si trovavano la presenza di descrizioni sessuali piuttosto ardite per l’epoca, e di una morale che ad alcuni critici parve eccessivamente dannunziana e decadente.
Seguì per Mondadori Sotto il cielo di Russia (Milano 1963), in cui Quarantotti raccolse le impressioni del viaggio in Russia compiuto nel 1960. Nel 1964 I giochi di Norma (Torino) raccoglieva tre racconti, tra i quali anche Le trincee, e La lettera, vincitore del premio Ceppo nel 1962. Nel 1964 la raccolta si aggiudicò il premio Puccini-Senigallia, mentre, nello stesso anno, l’autore fu eletto presidente dell’Associazione degli scrittori veneti e gli venne affidata la cura di Luce di Trieste, volume pubblicato dalla RAI in occasione dell’apertura della sede triestina.
L’anno seguente, il 22 aprile 1965, Quarantotti Gambini morì a Venezia per arresto cardiaco.
Le carte dell’autore, tra cui le stesure di diverse opere inedite, sono rimaste sotto la cura del fratello Alvise (fino alla morte di questo nel 1997). Presso la Biblioteca di area umanistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia è conservata la biblioteca personale. Postumi sono usciti il volume di poesie Racconto d’amore (Milano 1965), i romanzi appartenenti al ciclo degli «anni ciechi» Le redini bianche (Torino 1967) e La corsa di Falco (Torino 1969), la raccolta di poesie Al sole e al vento (Torino 1970). Nel 1971 la Einaudi ha riunito il ciclo di Paolo nel volume Anni ciechi, aggiungendo ai romanzi e racconti già noti Le estati di fuoco. Riccardo Scrivano ha raccolto alcuni degli articoli più significativi di tema letterario in Il poeta innamorato (Pordenone 1984), mentre Raffaele Manica ha dato alle stampe, in Neve a Manhattan, gli scritti dell’autore relativi al viaggio negli Stati Uniti compiuto nel 1939, fortemente rielaborati in seguito (Roma 1998). Nel 2015 Mauro Covacich ha curato per Bompiani un volume di Opere scelte, che include alcuni fra gli scritti narrativi maggiori, il carteggio con Saba (già edito nel 1965 sotto il titolo di Il vecchio e il giovane), i due reportage di viaggio (russo e americano), un’intervista.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio storico della casa editrice Einaudi, Corrispondenza con autori e collaboratori italiani, Rassegna stampa, f. Pier Antonio Quarantotti Gambini; Università degli studi di Trieste, Archivio degli scrittori e della cultura regionale, fondo Honoré Bianchi; Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Segreteria editoriale autori italiani, Arnoldo Mondadori, Erich Linder, f. Pier Antonio Quarantotti Gambini; Trieste, Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata, Quarantotti Gambini.
C. Schreiner, Ricordo di P.A. Q. G., Roma 1966; R. Scrivano, Profilo di Q. G., Firenze 1966; C. Bo, Celebrazione di P.A. Q. G., Trieste 1968; Pagine istriane, XXX (1970), 28-29, n. speciale; R. Scrivano, P.A. Q. G., Firenze 1976; Q. G.: il tempo ritrovato, suppl. a Voce giuliana, 1° settembre 1994, n. 600; P.A. Q. G., Atti del convegno di studi, a cura di M. Tremul et al., Capodistria 2008; Q. G. L’onda del narratore (catal.), a cura di M.A.A. Moretto - D. Picamus, Trieste 2010; Il tempo fa crescere tutto ciò che non distrugge. L’opera di P.A. Q. G. nei suoi aspetti letterari ed editoriali, a cura di D. Picamus, Pisa-Roma 2011; D. Picamus, P.A. Q. G.: lo scrittore e i suoi editori, Venezia 2012; G. Iannuzzi, Sotto il cielo di Trieste. Fortuna critica e bibliografia di P.A. Q. G., Milano 2013 (cui si rimanda per una bibliografia dell’autore completa di articoli e una bibliografia critica che include saggi brevi, articoli e recensioni).