QUARESIMA (lat. quadragesima "quarantena", cfr. gr. τεσσαρακοστή; fr. carême; sp. quaresma; ted. Fasten; ingl. Lent). - È per i cattolici un periodo di penitenza e di digiuno in preparazione alla festa della Pasqua cristiana. Nella prassi odierna comincia, nel rito romano, il mercoledì dopo la domenica di quinquagesima, e si prolunga per sei settimane (domeniche prima, seconda, terza e quarta di quaresima, di passione e delle palme) fino al mezzogiorno del sabato santo, con l'obbligo del digiuno da osservarsi salvo le domeniche (ma non nel rito ambrosiano), per tutto il tempo; il che dà un totale di quaranta giorni di digiuno, ad imitazione di quello di Gesù nel deserto. A questo digiuno, ora temperato, secondo il codice di diritto canonico, dall'uso della carne e dei latticinî in un unico pasto, sono obbligati (salvo impedimento o dispensa) tutti i fedeli che hanno compiuto 21 anno e non hanno principiato i 60. Nella storia e nella prassi della quaresima si distinguono specialmente tre pratiche: il digiuno, le stazioni, la preparazione dei catecumeni.
Il digiuno. - L'uso di osservare la quaresima non è documentato prima del concilio di Nicea (anno 325; can. V), ed è vario da chiesa a chiesa. In Roma e ad Alessandria in origine si digiunava la sola settimana santa, poi in Roma si aggiunsero ancora due settimane e infine altre tre. In Antiochia (e a Costantinopoli) si ebbero invece sette settimane di digiuno, che però si riducevano a sei, per essere eccettuate dal digiuno non solo le domeniche ma anche i sabati, ciò che dava, quasi come per Roma, 35 giorni effettivi di digiuno. Per raggiungere il simbolico numero di 40, si aggiunsero in seguito quattro giorni, a cominciare dal mercoledì delle ceneri, il quale perciò fu detto in capite ieiuni. In origine il digiuno in Roma consisteva in non prendere né cibo né bevanda prima del tramonto del sole, alla fine della liturgia stazionale.
Le stazioni. - Speciale dell'uso romano fu la pratica delle stazioni quaresimali, il cui numero e il cui ordine fu definitivamente fissato nel sec. VII. Esse erano in origine distribuite per tutti i giorni della settimana (salvo tutti i giovedì, la domenica seconda di quaresima e il venerdì e sabato santo): ma i giovedì furono aggiunti da papa Gregorio II e la domenica ebbe poi anch'essa la sua liturgia.
Delle sei domeniche di quaresima la prima apriva, in origine, il digiuno quaresimale (sacrificium quadragesimalis initii); la seconda era detta dominica vacat, perché seguiva il sabato dei quattro tempi, nel quale l'ufficio vigiliare si prolungava fino all'alba e si chiudeva con la messa; la quarta era detta in mediana o laetare, o anche de rosa, di carattere gioioso, nella quale il papa procedeva solennemente dal Laterano a Santa Croce con il regnum (o tiara) sul capo e una rosa d'oro, profumata di balsamo, nella mano: i colori liturgici del giorno sono tuttora rosacei; la domenica quinta è detta passionis, perché da essa comincia una più stretta memoria della passione con segni di penitenza e di lutto, come la copertura delle immagini, l'abolizione del Gloria Patri nei responsorî e nell'Introito; la sesta è la domenica delle palme.
L'ufficiatura stazionale cominciava dopo le tre, con una processione che movendo da un luogo di raduno si dirigeva verso la chiesa stazionale, dove veniva celebrata la messa che terminava al tramonto del sole. Al momento della comunione veniva annunziato il luogo di stazione per il giorno seguente: crastina die veniente statio erit in ecclesia... e il popolo rispondeva: Deo gratias. Dall'elenco delle chiese stazionali sono escluse quelle cimiteriali suburbane, salvo S. Pietro, S. Paolo e S. Lorenzo; il che ci riporta appunto al secolo VII, epoca di squallore e di insicurezza per la campagna romana. Anche oggi la liturgia stazionale comporta una messa celebrata al mattino e una processione al canto delle litanie dei santi, che si svolge nel pomeriggio.
La preparazione dei catecumeni. - Nell'antica Chiesa durante la quaresima aveva luogo l'istruzione preparatoria al battesimo, che si conferiva la notte di Pasqua. S'impartiva ogni giorno, ed era interrotta solo da sette (in origine tre) sedute solenni dette scrutinî, durante le quali i catecumeni erano presentati ai fedeli, davano il nome al registro dei candidati all'iniziazione cristiana, e venivano esorcizzati. Nel terzo scrutinio, che cadeva il sabato prima della quarta domenica, aveva luogo l'aperitio aurium o traditio symboli, cioè s'insegnavano al candidato il Credo e il Pater noster e i quattro Vangeli. Al settimo scrutinio (sabato santo), aveva luogo l'effeta o apertura della bocca e delle orecchie, con il dito bagnato di saliva in Occidente, di olio in Oriente. Quindi i catecumeni ricevevano un'unzione sul petto e sul dorso, come atleti pronti all'ultima battaglia contro Satana, facevano la solenne rinunzia a Satana, alle sue pompe e alle sue opere, e recitavano pubblicamente il simbolo (redditio symboli) in attesa della grande cerimonia pasquale della notte.
Al periodo quaresimale furono aggiunte nel sec. VII tre domeniche di preparazione, chiamate rispettivamente di settuagesima, sessagesima e quinquagesima. I paramenti hanno per tutta la quaresima il Colore della penitenza (violaceo) e vi è abolito il canto dell'Alleluia.
Bibl.: L. Duchesne, Les origines du culte chrétien, 3ª ed., Parigi 1903; J. Schuster, Liber sacramentorum, III, Torino 1920.