Querelle
(Germania/Francia 1982, Querelle de Brest, colore, 107m); regia: Rainer Werner Fassbinder; produzione: Dieter Schidor per Planet/Gaumont; soggetto: dal romanzo Querelle de Brest di Jean Genet; sceneggiatura: Rainer Werner Fassbinder, Burkhard Driest; fotografia: Xaver Schwarzenberger; montaggio: Juliane Lorenz, Franz Walsch [Rainer Werner Fassbinder]; scenografia: Rolf Zehetbauer; costumi: Barbara Baum; musica: Peer Raben.
Sbarcato a Brest dalla nave Vengeur, il marinaio Querelle si reca al bordello La Feria ‒ luogo quasi leggendario per gli uomini di mare ‒ dove si appresta a concludere l'accordo sullo smercio di una partita di oppio con il proprietario, Nono. Vi incontra suo fratello Robert ‒ cui lo lega un intenso rapporto di amore e odio ‒ divenuto amante di Lysiane, moglie di Nono, e fa la conoscenza di un poliziotto, Mario. La forza fisica di Nono e l'aspetto autorevole di Mario affascinano Querelle. Ucciso il marinaio suo complice nel contrabbando di droga, in un rito cruento dalle chiare connotazioni erotiche, Querelle, come per espiare il suo delitto, si lascia sodomizzare da Nono e, in seguito, da Mario. Quando un altro delitto si consuma in città ‒ l'operaio Gil uccide il collega Theo, dopo che questi lo ha ripetutamente dileggiato per il suo ambiguo rapporto con il giovane Roger ‒ Querelle, fingendo di aiutare Gil a fuggire da Brest sotto una falsa identità, lo consegna alla polizia, addossandogli la responsabilità anche del proprio omicidio. Infine, prima di ripartire da Brest, si abbandona fra le braccia di Seblon, il tenente del Vengeur, che da tempo lo spiava e lo seguiva, confidando al magnetofono pensieri e fantasie sessuali.
Ultimo film di Rainer Werner Fassbinder, Querelle, rispetto alla precedente filmografia dell'autore, sposta l'ambientazione dalla Germania a un universo immaginario, che solo nominalmente si riferisce a una cittadina portuale francese. Ne consegue la scelta di girare il film interamente negli studi CCC di Berlino, ricostruendo la Brest evocata dal romanzo di Genet in una dozzina di locations manifestamente artificiali, illuminate da fasci di luce arancioni e azzurrini, costellate di dettagli surreali (i bastioni di pietra a forma di fallo, il sole perennemente al tramonto). Fassbinder non evade dalle sue tematiche ricorrenti ‒ i rapporti di sopraffazione fra gli individui, le dinamiche relazionali sadomasochiste; anzi, isolandole come in un laboratorio, ne indaga, in modi quasi saggistici, i moventi psicologici. Se l'omosessualità maschile permea le relazioni fra i protagonisti, unanime è il rigetto di qualsiasi implicazione sentimentale. L'amore ‒ e in certi casi lo stesso desiderio ‒ è costantemente inibito e rinnegato. In un contesto di rapporti fra maschi improntato alla brutalità e al raggiro, l'acquisizione della propria omosessualità da parte di Querelle assume una tonalità drammatica, che si evidenzia in particolare nella scena in cui egli fronteggia in una sfida al coltello Robert, indignato dalla relazione del fratello con Nono, mentre sfila una onirica Passione al seguito di un Cristo omosessuale; o quando, nel finale, congedandosi dalla Feria, Querelle barcolla come ubriaco e si rivolge con rancoroso sarcasmo ai suoi amanti, cui indirizza il saluto nazista. L'accento, oltre che sulla condanna sociale della diversità, cade su un'idea dell'amore, concepito, secondo una metafora cui ricorre il tenente Seblon, come "un covo di assassini".
L'omicidio, come mostra la sequenza del delitto pressoché gratuito commesso da Querelle, esprime, forse, l'essenza dell'universo affrescato dal film, il momento in cui l'eros, nella versione messa a nudo dal racconto, svela la propria natura mortuaria. Una generale necrosi investe gli ambienti e i personaggi, immersi i primi in un clima di decadenza e di stanchezza (significativo l'eterno tramonto), rigidi, a volte ai limiti dell'immobilità catatonica, e i secondi come bloccati nell'intimo compiacimento della propria prestanza fisica (che ognuno anche ammira rispecchiata nell'altro). È un estetismo che si esalta per un ideale di virilità improntato alla forza e allo sprezzo (e cui danno enfatica espressione alcuni dei cartelli, di matrice brechtiana, che recano testi 'letterari' e interrompono il flusso delle immagini, spesso preceduti da cori religiosi); esso non solo influisce sulla resa figurativa dei corpi dei personaggi, ma anche grava sulla loro psicologia, con un esito in definitiva autorepressivo, come costringendoli a sostenere nel comportamento un'idea monumentale di sé. La donna, la cui emblematica rappresentante nel bordello è Lysiane, disprezzata anche dagli uomini che, come Querelle, ci finiscono a letto, racconta e sembra consolare, dal suo isolamento, le tragedie degli amori maschili, attraverso due canzoni composte da Peer Raben, il cui testo fu trascelto da Fassbinder da The Ballad of Reading Goal di Oscar Wilde (una prende il titolo dalle parole di Wilde: Each Man Kills the Things He Loves).
Il film, presentato postumo al Festival di Venezia nel 1982, non ottenne alcun premio. Ma il presidente della giuria, Marcel Carné, difendendolo, volle pubblicamente dissociarsi dal verdetto, dichiarandosi certo che esso avrebbe trovato un posto nella storia del cinema. Contrastanti i giudizi della critica italiana, influenzati talvolta da scoperte ripulse moralistiche. Fra i detrattori, Alberto Moravia, che giudicava "molto belle" le due sequenze omosessuali, "di un realismo casto appunto perché esistenziale", però osservava: "Questo Querelle sfugge all'impalpabile ironia che negli altri film di Fassbinder fa da spia alla poesia, e rimane lì, immobile, serioso e simbolico sotto il peso delle 'poeticistiche didascalie' di Genet". Dopo essere stato bocciato due volte dalla commissione di censura italiana, il film fu ammesso con il nuovo titolo Querelle de Brest, con un taglio di 48 metri di pellicola, corrispondenti a meno di due minuti di proiezione (relativi, in particolare, alla sequenza dell'amplesso fra Nono e Querelle; fra le inquadrature tagliate, quella in cui Querelle, sorridendo mentre viene sodomizzato, commenta: "Non fa male. Questo bisogna concedertelo. Non è nulla"). Il film fu dedicato da Fassbinder all'amico El Hedi ben Salem m᾽Barek Mohammed Mustafa, protagonista del suo Angst essen Seele auf (La paura mangia l'anima, 1974), del cui suicidio apprese durante la lavorazione di Querelle.
Interpreti e personaggi: Brad Davis (Querelle), Franco Nero (tenente Seblon), Jeanne Moreau (Lysiane), Laurent Malet (Roger), Hanno Pöschl (Robert/Gil), Günther Kaufmann (Nono), Burkhard Driest (Mario), Dieter Schidor (Vic), Roger Fritz (Marcellin), Neil Bell (Theo), Michael McLernon (marinaio), Natja Brunckhorst (Paulette), Robert Van Ackeren, Wolf Gremm, Frank Ripploh (soldati).
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Sceneggiatura: R.W. Fassbinder, Querelle, a cura di D. Schidor, M. McLernon, München 1982 (trad. it. Milano 1982).