QUERQUETULANAE VIRAE
Ninfe boscherecce alle quali era consacrato un tempietto sul Celio, il querquetulanum sacellum, ricordato da Varrone (De ling. Lat., 5, 49).
Secondo la definizione di Festo (261, 17 M) queste traevano il loro nome dal fatto che erano praesidentes querqueto virescenti, quod genus silvae indicant fuisse intra portam quae ab eo dicta sit Querquetularia. Lo stesso Festo aggiunge che il nome prettamente romano per questo tipo di ninfe era vira o virago, designante vergini illibate che avevano anche virtù profetica. La porta che da loro prese il nome viene collocata sul Celio, in base all'appellativo di querquetulanus con cui il colle viene designato negli Annali tacitiani (Ann., 4, 65), a causa delle numerose querce che vi crescevano. Probabilmente il culto delle Q. V. in Roma deriva da quello delle ninfe arboree greche (v. ninfe), che assunsero questo nome prettamente latino allusivo alla perpetua rigenerazione della natura (virae da accostarsi forse a virescere). Le Q. V. sono rappresentate sulle monete di P. Accoleio Lariscolo, coniate nella zecca di Roma nel 43 a. C.: in numero di tre, viste di faccia, sostenenti a guisa di cariatidi una specie di traversa orizzontale, dietro la quale emergono cinque arbusti. La ninfa di sinistra ha un fiore (un papavero?) o uno scettro, quella di destra un giglio o altro fiore con i petali espansi a ciuffo. L'oggetto che tiene la figura di sinistra è stato anche interpretato come un arco. Le Q. V. hanno lunghi chitoni e un hymàtion pieghettato con gusto arcaistico al di sopra; poiché i loro corpi vanno rastremandosi verso il basso, come erme, è stato supposto che si tratti dei simulacri delle divinità. Da notare infine che, prima che il Borghesi le identificasse con le Q. V., il Cohen aveva visto in questa rappresentazione Climene e le due sorelle di Fetonte tramutate in larici, secondo un'errata etimologia di Lariscolo da larix = larice.
Bibl.: Peter, in Roscher, IV, 1909-15, c. 8-9, s. v. Sulle monete: E. Babelon, Monnaies consulaires, I, Parigi-Londra 1885, pp. 99-100; M. Bahrfeldt, Nachträge und Berichtigungen zur Münzkunde der Römischen Republik, I, Vienna 1897, p. 4, n. i, tav. I, 2; H. Usener, Dreiheit, in Rheinisches Museum, LIX, 1903, pp. 11-2; G. G. Belloni, Le monete romane dell'età repubblicana, Milano 1960, p. 276, n. 2281, tav. LXIII.