Oriente, questione d'
Complesso dei problemi politici internazionali aperti dalla progressiva decadenza dell’. La questione d’O. interessò le cancellerie europee dalla fine del sec. 17°, dopo la sconfitta dell’esercito turco a Vienna (1683). L’impero ottomano divenne oggetto delle ambizioni delle potenze occidentali, in partic. l’Austria e la Russia, mentre la Francia e la Gran Bretagna miravano alla sua conservazione. Ai primi del sec. 19° l’aspirazione all’indipendenza dei popoli balcanici soggetti all’impero ottomano rese la questione d’O. uno dei temi più discussi dalle cancellerie europee. Nel 1806, dopo una serie di insurrezioni in Serbia sostenute dalla Russia, scoppiò una guerra contro i turchi che consentì all’impero zarista di ottenere (1812) nuovi territori (annessione della Bessarabia, che assicurò alla Russia il controllo della costa del Mar Nero). In seguito, forti ripercussioni internazionali ebbe la rivolta per l’indipendenza scoppiata in Grecia (1821), appoggiata da Gran Bretagna, Francia e Russia. La Conferenza di Londra (1830), che concluse un nuovo conflitto russo-turco, proclamò l’indipendenza della Grecia e riconobbe l’autonomia di Serbia, Moldavia e Valacchia. Nel 1832 un corpo di spedizione russo occupò lo Stretto dei Dardanelli allo scopo di proteggere il sultano Mahmud II dalle minacce del pascià d’Egitto che si era ribellato al dominio turco. L’occupazione militare dello stretto prefigurava una sorta di protettorato russo sull’impero ottomano. Per scongiurare questa eventualità, le grandi potenze europee si fecero garanti della sicurezza del sultano stipulando la convenzione degli Stretti (Londra, 1841). Gran Bretagna, Prussia e Austria si sostituirono alla Russia. Il Trattato di Parigi (1856), che concluse la guerra di Crimea, tentò una prima sistemazione della questione d’O. a scapito delle pretese zariste: evacuazione dei territori conquistati; garanzia dell’integrità del territorio ottomano; neutralizzazione del Mar Nero; internazionalizzazione del Danubio; indipendenza di Moldavia e Valacchia; conferma del regime degli Stretti sancito nel 1841. Ma questi progetti furono vanificati dal rinnovato emergere dei sentimenti nazionali: Moldavia e Valacchia diedero vita alla Romania (1862) e nuove ;insurrezioni in Bosnia-Erzegovina e Bulgaria (1875-76), fomentate dalla Russia, fecero scoppiare l’ennesimo conflitto russo-turco. Il Trattato di Santo Stefano (1878) segnò l’egemonia dello zar sull’Europa balcanica; Gran Bretagna e Austria si opposero a questa espansione russa nell’area e in un congresso internazionale convocato a Berlino nel giugno dello stesso anno modificarono gli accordi di Santo Stefano riducendo i confini del principato bulgaro protetto dalla Russia e confermando l’indipendenza di Serbia, Montenegro e Romania e l’istituzione di uno Stato bulgaro autonomo protetto dalla Russia. Da allora l’impero ottomano cadde sotto l’influenza militare ed economica della Germania; perse, a opera dell’Italia, la Tripolitania, Rodi e il Dodecaneso (1912) e, dopo la sconfitta nella prima guerra balcanica (1912-13), accettò la nascita del nuovo Stato di Albania e la perdita di alcuni territori balcanici. La sistemazione data dai trattati di pace ai territori un tempo soggetti all’autorità dell’impero ottomano, uscito sconfitto dalla Prima guerra mondiale, non risolsero la questione d’O.; infatti si aprì il problema dell’integrità territoriale della Turchia, ridotta con il Trattato di Sèvres (1920) alla sola piattaforma anatolica e indebolita dalla creazione di uno Stato curdo autonomo e di uno armeno indipendente. Mustafa Kemal detto Atatürk, dopo quattro anni di lotta, ottenne la revisione delle clausole del Trattato di Sèvres a scapito delle nazionalità curda e armena, recuperando l’Asia Minore e la Tracia orient. in cambio della smilitarizzazione degli Stretti, e proclamò (1923) la Repubblica.