QUIES
Divinità minore romana, personificazione del riposo dei viandanti.
Sappiamo da Livio (iv, 41, 8) e da S. Agostino (De civitate Dei, iv, 16) che una cappella dedicata da un privato alla Q. era sulla via Labicana, mentre un'altra sorgeva fuori la porta Collina. In Stazio la Q. appare al seguito del dio del sonno; da Ammiano Marcellino è denominata salutaris dea, e ciò è indizio di poteri taumaturgici che probabilmente le furono attribuiti in epoca tarda, La personificazione della Q. appare su alcune monete bronzee di Diocleziano, e su quelle fatte coniare dall'imperatore col suo collega Massimiano (305 d. C.). La dedica che vi si legge: Providentia Deorum. Quies Augustorum ben si adatta alla pacificazione dello stato infine raggiunta. La Q. è una giovane donna stante, con nella destra un ramo, nella sinistra un'asta o uno scettro; talora si può riconoscere che il ramo è composto di spighe di grano. Compare da sola o, più spesso, affrontata alla Providentia, con la quale scambia talora i suoi consueti attributi.
Bibl.: J. U. Hartung, Die Religion der Römer, II, Erlangen 1836, pp. 256-7; O. Gilbert, Geschichte und Topographie der Stadt Rom im Altertum, III, Lipsia 1890, p. 99, e nota i; G. Wissowa, Religion und Kultus der Röme, in Handbuch der Klassischen Altertumswissenschaft, V, Monaco 19122, p. 333; Höfer, in Roscher, IV, 1909-15, c. 9, s. v. Sulle monete: J. Eckhel, Doctrina numorum veterum, VIII, Vienna 1798, pp. 14; 24; H. Cohen, Méd. Emp., VI, pp. 459 ss., nn. 397, 404, 421-422, 424; 543 ss., nn. 478, 482, 489, 491-494.