QUINTANILLA DE LAS VIÑAS, Santa María de
Chiesa monastica situata in posizione isolata nei pressi del villaggio di Quintanilla, a ca. km 30 a S-E di Burgos, nella Spagna settentrionale, riscoperta negli anni Venti.L'originaria basilica ad arcate su pilastri conobbe la distruzione, probabilmente nel Tardo Medioevo, del suo corpo longitudinale dotato di una zona occidentale tripartita. In alzato si conservano pertanto solo le pareti del transetto, sommariamente risistemato, sulla stessa linea del corpo longitudinale, e dello spazio dell'altare. A questo santuario corrispondevano nelle loro dimensioni in pianta due sagrestie, che si raccordavano a N e a S al transetto. I caratteri dell'impianto originario, che complessivamente raggiungeva una lunghezza di m 22 ca., sono stati chiariti dagli scavi. Come dimostrano tracce superstiti di tufo calcareo leggero, la zona dell'altare era coperta da una cupola su pennacchi, o forse da una volta a crociera; analoghe soluzioni sono proponibili anche per le campate delle navate laterali. Il transetto non correva continuo, ma presentava due bracci probabilmente coperti da volte a botte e una parte centrale ben evidenziata in pianta e in origine ovviamente anche in alzato, da interpretare quale coro riservato ai monaci (Schlunk, 1971), dato il suo collegamento, ridotto a stretti passaggi, con le navate laterali e soprattutto la sua accessibilità da un ingresso separato aperto tramite una porta nel tratto meridionale della parete orientale. Finestre a feritoia provvedevano a un'illuminazione piuttosto fioca.La chiesa si trova menzionata per la prima volta nel 929, quale monastero femminile. L'ipotesi, continuamente riproposta, che si tratti di un monumento eretto o ricostruito nel sec. 9° o nel 10° (Porter, 1928; Camón Aznar, 1950; Puig i Cadafalch, 1961; Caballero Zoreda, 1994-1995) non ha trovato dimostrazione, mentre a favore di una datazione entro l'età visigota intervengono diversi elementi, quali l'area dell'altare sporgente e a terminazione rettilinea, gli archi a ferro di cavallo poco pronunciati sopra gli accessi alla zona dell'altare e alle navate laterali, la consistenza eccellente delle pareti originali, realizzate in blocchi di pietra apparecchiati senza malta (Hauschild, 1972; Kingsley, 1980; Arbeiter, 1990), lunghi fino a m 1,5 (in buona parte costituiti da materiale di spoglio rilavorato), così come l'inserimento di lunghi fregi a rilievo.All'esterno due fasce sovrapposte decorano le cinque pareti del superstite blocco orientale: quella inferiore mostra un tralcio ondulato con grappoli alternati a foglie e una conchiglia sopra la porta d'accesso orientale. La fascia superiore presenta, inserite nei campi circolari di nastri intersecantisi fra di loro, diverse specie di volatili per lo più disposti a coppie separate da alberelli; solo nella parete esterna della zona dell'altare vennero scelti come riempimento fiori a stella a sei raggi e sei monogrammi a croce, tre dei quali rimasti incompiuti. Da quest'ultima circostanza si constata non solo la realizzazione dei rilievi direttamente sulla costruzione, ma anche l'improvvisa interruzione dei lavori di decorazione. Lo stesso vale per un terzo fregio a rilievo, con relative fasce, che corre superiormente sulla medesima parete. A completamento dei temi allusivi all'Eucaristia, alla vita eterna e al paradiso, le superfici circolari che decorano questo terzo fregio sono campite da cinque coppie, disposte simmetricamente, di quadrupedi domestici e selvatici, compresi dei grifoni. Una datazione a non prima degli anni intorno al 700 è ricavabile da un raffronto con la chiesa di San Juan de Baños de Cerrato (v.), databile al 651 o al 661, per la qualità ancor migliore della tecnica costruttiva e per la ricchezza plastica.I monogrammi di Q. non hanno contribuito alla formulazione di alcuna conclusione di carattere storico (Caballero Zoreda, 1989). All'interno della chiesa, uno dei due massicci blocchi parallelepipedi che poggiano, al posto di capitelli, sui fusti di colonna marmorei di spoglio dell'ingresso al santuario reca un'iscrizione senz'altro più eloquente, ma altrettanto priva di collegamenti dal punto di vista cronologico, con il nome della committente, una certa Flammola.Questi due blocchi recano inoltre elementi di un programma iconografico (Sepúlveda González, 1986; Barroso Cabrera, Morin de Pablos, 1993), che per l'epoca visigota ricorre altrove solo a San Pedro de la Nave presso Zamora, in uno stato di conservazione analogo. In clipei sorretti ciascuno da due esseri alati e con nimbo appaiono i busti di Sole e Luna (quest'ultimo barbato), accompagnati dalle relative iscrizioni. La stessa sigla stilistica - con imprecisioni anatomiche e una resa rigida del movimento, i volti privi di espressione e una schematica scanalatura per panneggi a pieghe, calotte di capelli e ali, con una predilezione, in generale, per la linea - è propria anche di una seconda coppia di blocchi lavorati a rilievo (oggi posti a terra), provenienti forse dall'accesso alla navata mediana. I personaggi raffigurati sui suddetti blocchi, per la presenza di due croci in uno di essi, possono essere interpretati in chiave cristiana o identificati con due santi, di cui resta indefinito il sesso, o ancora considerati pertinenti a Cristo e alla personificazione dell'Ecclesia. Al di sopra dell'arco absidale, che presenta un racemo ondulato racchiudente uccelli, grappoli e foglie, il programma figurativo trova il suo coronamento in una mensola con raffigurato il busto del Salvatore benedicente. Non più in situ (attualmente posti a terra) sono invece due blocchi con busti di personaggi, probabilmente apostoli, che recano libri, uno dei quali solleva la destra in un gesto di acclamazione.Appartiene probabilmente alla chiesa un altare a stipes (Burgos, Mus. Arqueológico Prov.), con una croce e le lettere alfa e omega effigiate su uno dei lati e palme dattilifere sui rimanenti tre.
Bibl.: L. Huidobro, Santa María de las Viñas en Quintanilla de Lara / Ermita de Santa María en Quintanilla de las Viñas, Boletín de la Comisión provincial de monumentos históricos y artísticos de Burgos 6-7, 1927-1928, 19-22, pp. 175, 238-242, 266-268; A.K. Porter, Spanish Romanesque Sculpture, 2 voll., Firenze 1928 (trad. ted. Romanische Plastik in Spanien, Firenze-München 1928, I, p. 40ss., tavv. 15-17a); R. de Orueta, Informe acerca del expediente sobre declaración de Monumento Nacional de la ermita de Santa María, muy próxima a Quintanilla de las Viñas (Burgos), Boletín de la Real Academia de San Fernando 23, 1929, pp. 152-161; W.M. Whitehill, A.W. Clapham, The Church of Quintanilla de las Viñas, AntiqJ 17, 1937, pp. 16-27; E. Camps Cazorla, El visigotismo de Quintanilla de las Viñas, Boletín del Seminario de esudios de arte y arqueología 6, 1939-1940, pp. 125-134, tav. 4; J. Camón Aznar, Arquitectura prerrománica española, "XVIe Congrès international d'histoire de l'art, Lisbonne 1949", I, Lisboa 1950, pp. 105-123: 118-120; J. Puig i Cadafalch, L'art wisigothique et ses survivances: recherches sur les origines et le développement de l'art en France et en Espagne du IVe au XIIe siècle, Paris 1961, pp. 133-136, tav. 43; H. Schlunk, Die Kirche von S. Gião bei Nazarré (Portugal), MDAIMad 12, 1971, pp. 205-240, tavv. 63-66; T. Hauschild, Westgotische Quaderbauten des 7. Jahrhunderts auf der Iberischen Halbinsel, ivi, 13, 1972, pp. 270-285, tavv. 42-48; H. Schlunk, T. Hauschild, Die Denkmäler der frühchristlichen und westgotischen Zeit (Hispania antiqua), Mainz a. R. 1978, pp. 94-106, 196, 230-234, tavv. 8, 141-152; K. Kingsley, Visigothic Architecture in Spain and Portugal: a Study in Masonry, Documents and Form (tesi), Berkeley 1980, pp. 49-57, 137-139, 191-193, tavv. 47-63; S.A. Ordax, J.A. Abásolo Alvarez, La ermita de Santa María, Quintanilla de las Viñas (Burgos), Burgos 1980; M.A. Sepúlveda González, Los anagramas y el programa iconográfico de Quintanilla de las Viñas: una hipótesis de interpretación, in Estudios en memoria del profesor Sánchez-Albornoz, En la España medieval 5, 1986, 9, pp. 1217-1248; V. de la Cruz, J.Vicario Moreno, Historia y arte de Santa María de Lara (Quintanilla de las Viñas, Burgos), Burgos 1988; L. Caballero Zoreda, Pervivencia des elementos visigodos en la transición al mundo medieval, "Actas del III Congreso de arqueología medieval española, Oviedo 1989", Oviedo 1989, I, pp. 111-134: 117-119; A. Arbeiter, Die westgotenzeitliche Kirche von Quintanilla de las Viñas. Kommentar zur architektonischen Gestalt, MDAIMad 31, 1990, pp. 393-427, tavv. 39-56; R. Barroso Cabrera, J. Morin de Pablos, El árbol de la vida. Un estudio de iconografía visigoda: San Pedro de la Nave y Quintanilla de las Viñas, Madrid 1993, pp. 109-141, tavv. 13-21; L. Caballero Zoreda, Arte prerrománico visigodo, in Historia del arte de Castilla y León, I, Valladolid 1994, pp. 125-166; id., Un canal de trasmisión de lo clásico en la Alta Edad Media española. Arquitectura y escultura de influjo omeya en la Península Ibérica entre mediados del siglo VIII e inicios del siglo X, Al-Qantara 15, 1994, pp. 321-348; 16, 1995, pp. 107-124; L. Caballero Zoreda, F. Arce, La iglesia de San Pedro de la Nave (Zamora). Arqueología y arquitectura, Archivo español de arqueología, 1997, p. 262ss.A. Arbeiter