CARRERA, Quintino
Nato il 18 ott. 1840 a Torino da Luigi e da Luigia Tossatti, vi compì gli studi laureandosi in giurisprudenza. Direttore della Biblioteca civica di Torino dal 1891 al 1904, ne impostò e curò la riorganizzazione.
Morì a Torino il 22 dic. 1927.
La sua produzione teatrale, quasi tutta in dialetto piemontese ad eccezione di A B C (1873, scritta in collaborazione con il fratello Valentino), e de Ilsuccesso (1876), occupa poco più di venti anni, da Le dóe strà, in cinque atti (Torino, teatro Rossini, compagnia Toselli, 25 nov. 1863), a Gilberto (Torino, teatro Balbo, compagnia La Torinese, 8 giugno 1885). Del 1869era Agnès (Torino, teatro D'Angennes, compagnia Toselli, 12 settembre). Seguirono I pensiônari 'd Monssù Neirot (quattro atti: Milano, teatro Re, compagnia Toselli, 9 apr. 1870), I impegnôs (tre atti: Torino, teatro Carignano, compagnia Gemelli, 22 dic. 1871), 'D lunes (cinque atti: Torino, teatro Rossini, compagnia Cherasco, 20 marzo 1875), Le aventure (cinque atti: Torino, teatro Balbo, compagnia Cherasco, 24 sett. 1875), Le ôcasion (tre atti: Torino, teatro Rossini, compagnia Cherasco, 20 nov. 1876), La storia del luv (tre atti: Torino, teatro Rossini, compagnia Cherasco, 5 apr. 1879).Le traduzioni in lingua de I pensiônari 'd Monssù Neirot e 'D lunes, togliendo lo spirito e il ritmo legati al dialetto, non riscossero successo.
Nel periodo forse più povero - fra il 1859 e il 1870 - cheil teatro piemontese abbia attraversato, quando "di dialetto questo teatro non ha più che il nome" (G.M. Lombardo, La decadenza del teatro piemontese, Saluzzo 1896, p. 17), le opere del C. ebbero un certo spazio per affermarsi e furono rappresentate dalle maggiori compagnie piemontesi dell'epoca anche fuori Torino. Si distinguono per una certa cura nella precisazione dei caratteri, per un dialogo in genere vivace, o scorrevole e arguto, ma con una certa discontinuità d'impianto, che finisce per disperdere la stessa arguzia del C., o la sua abilità d'osservazione e di soluzione drammatica, in elementi secondari e superflui: troppe scene d'effetto, i finali non di rado ingombri di elementi estranei all'azione.
Fonti e Bibl.:Oltre alle critiche teatrali della Gazz. piemontese alle varie prime rappresentazioni del C., si vedano Enc. dello spett., III, coll.111-112; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemp., Firenze 1879, p. 259; T. Milone, Mem. e doc. per servire alla storia del teatro piemontese, Torino 1887, p. 112;D. Orsi, Il teatro in dialetto piemontese, Milano 1890, pp. 11 s., 15 s., 81; G. Drovetti, Storia del teatro piemontese,Torino 1956, pp. 203-205.