Curzio Rufo, Quinto
Storico latino, vissuto probabilmente nel 1° sec. d.C. (anche se alcuni studiosi propongono date più tarde fino al 4°), fu autore delle Historiae Alexandri Magni in dieci libri, di cui sono perduti i primi due e parti del V, VI e X. La tradizione manoscritta comprende una serie di codici antichi risalenti ai secoli 9° e 11°, oltre ad alcuni frammenti dei secoli 10°-11° e circa centoventi recentiores; intermedio fra gli uni e gli altri si colloca il Parisinus 5717 (M) del 12° secolo.
L’opera di C. R. fu letta e utilizzata nel Medioevo, anche se la conoscenza medioevale delle imprese di Alessandro Magno fu legata soprattutto al Romanzo di Alessandro dello Pseudo-Callistene. Note a Egberto di Liegi nell’11° sec., le Historiae furono la fonte principale dell’Alexandreis, poema epico in esametri latini composto, tra il 1184 e il 1187, da Gautier de Châtillon; conobbero una più vasta diffusione durante l’Umanesimo, a partire da Francesco Petrarca che ne lesse e postillò il testo nei tardi anni Cinquanta del Trecento e le utilizzò come fonte per la sua vita di Alessandro nel De viris illustribus. Guarino Veronese possedette un codice delle Historiae Alexandri Magni e Pier Candido Decembrio ne portò a compimento nel 1438 il volgarizzamento, che ebbe una discreta diffusione nelle corti italiane, come dimostrano le numerose copie manoscritte. Anche il testo latino fu presente in molte biblioteche signorili, compresa quella papale che ne custodiva diversi esemplari.
Stampate per la prima volta a Venezia da Vindelino da Spira nel 1471, le Historiae Alexandri Magni furono pubblicate a Roma da Georg Lauer nel 1472 per cura di Pomponio Leto; seguirono un’edizione milanese del 1481, una veronese del 1491 e una veneziana del 1496. Il volgarizzamento di Decembrio fu stampato a Firenze nel 1476. Filippo Giunta pubblicò il testo latino a Firenze nel 1507 e nel 1517, mentre i suoi eredi diedero alle stampe il testo italiano nel 1519.
In Discorsi II x 8-10 M. cita, per confutarla, la massima secondo cui «i denari sono il nerbo della guerra» e la attribuisce a C. R., che l’avrebbe evocata a proposito della battaglia fra Antipatro e Agide III. Il passo è stato oggetto di discussione da parte degli studiosi perché la sentenza non compare mai nel testo delle Historiae, benché C. R. in più occasioni esprima concetti simili. Si è ipotizzato che, collocandosi il passo a cui fa riferimento M. proprio in corrispondenza di una lacuna, il Segretario fiorentino avesse di fronte un testo interpolato in cui compariva la citata massima; oppure che M. assegnasse erroneamente, andando a memoria, all’autore latino una massima che frequentemente compariva nei protocolli dei Consigli e delle Pratiche di Firenze (Martelli 1998, pp. 78-80). In Discorsi III vi 62, C. R. è indicato dai commentatori come fonte di M. per un episodio della vita di Alessandro Magno:
Come fece Dimmo, uno de’ congiurati con Filota contro a Alessandro Magno, il quale communicò la congiura a Nicomaco fanciullo amato da lui, il quale subito la disse a Ciballino suo fratello e Ciballino a el re.
Anche in questo caso si è notata la scarsa congruenza con il corrispondente passo delle Historiae Alexandri Magni VI vii, e da ultimo Mario Martelli (1998, pp. 125-28) ha sottolineato in particolare come la colpevolezza di Filota, data per certa da M., non emerga con sicurezza nel racconto dello storico latino. Altro elemento di dubbio rispetto a un’utilizzazione diretta del testo originale delle Historiae è l’estrema concisione del racconto machiavelliano a fronte di un testo pieno di spunti narrativi. L’ipotesi avanzata da Martelli, e suffragata anche dalla precedente presunta citazione di C. R., è che in realtà M. non conoscesse direttamente il testo delle Historiae Alexandri Magni, ma ne utilizzasse piuttosto una sommaria epitome, se non addirittura una raccolta di excerpta.
Bibliografia: R. Sabbadini, Storia e critica dei testi latini, Catania 1914, pp. 239, 328, 331; The Discourses of Niccolò Machiavelli, introduction and notes by L.J. Walker, London 1950; A. De Lorenzi, Curzio Rufo. Contributo allo studio del testo e della tradizione manoscritta, Napoli 1965; M. Martelli, Machiavelli e gli storici antichi. Osservazioni su alcuni luoghi dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Roma 1998, pp. 78-80, 125-28; M. Albanese, Gli storici classici nella biblioteca latina di Niccolò V, Roma 2003, pp. 12, 168, 175-76, 185, 191, 202, 209, 211, 243, 271; E. Giua, Un nuovo codice autografo della Disputatio egregia di Angelo Decembrio, «Italia medioevale e umanistica», 2004, 45, pp. 211-41.