FULVIO Flacco, Quinto (Quintus Fulvius M. f. Q. n. Flaccus)
È il personaggio più importante dei Fulvii Flacci. Nei primi due suoi consolati (237 e 224 a. C.) combatté contro i Galli, nel secondo passò il Po, primo dei capitani romani, costringendo i barbari alla pace. La sua attività si svolse principalmente nella seconda guerra punica. Pretore urbano nel 215, si adoprò per la difesa della costa, per il rafforzamento delle truppe in Sardegna e per gli approvvigionamenti degli eserciti spagnoli; confermato in quella carica nel 214 si occupò specialmente della difesa della città. Nominato console per la terza volta nel 212, insieme con Appio Claudio Pulcro, avendo saputo che Annihale aveva fatto raccogliere presso Benevento provvigioni destinate a Capua, raggiunse il campo cartaginese e se ne impadronì, facendo grande bottino e strage. Voltosi poi nella Campania, attaccando di continuo il nemico, di conserva con l'altro console, gli riuscì alla fine dell'anno di chiudere completamente Capua e d'iniziare l'assedio, che i due consoli, essendo stato loro prorogato l'imperio, proseguirono nell'anno successivo (211 a. C.) facendo, tra l'altro, fallire un tentativo che Annibale fece di sbloccare la città. Allora il capitano cartaginese concepì l'ardito disegno di muovere d'improvviso su Roma con la speranza che ciò distogliesse da Capua gli eserciti assedianti, ma la sua speranza andó delusa (secondo un altro racconto F. sarebbe stato richiamato e si sarebbe accampato dinnanzi alle mura serviane, offrendo invano battaglia all'avversario). Fallito l'intento della sua diversione audacissima, Annibale tornò verso Capua, e, dopo un attacco del campo romano, raggiunse il Bruzio, e ai Campani altro non rimase che arrendersi a discrezione: F. menò crudele vendetta della defezione. Nominato console per la quarta volta nel 209, con Q. Fabio Massimo, tenne il comando nella Lucania e nel Bruzio, e accolse la sottomissione degl'Irpini e dei Lucani. Nel 208 lo troviamo proconsole presso Capua, e come tale partecipò nel 207 col collega Claudio Nerone agli scontri di Grumento e di Venosa, e, quando il collega mosse incontro ad Asdrubale, egli restò nel campo di Canosa contro Annibale. L'ultimo atto che la tradizione ricorda di lui è la sua opposizione in Senato a Scipione, nel 205 a. C., circa la spedîzione africana del nuovo console.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 243 segg.; K. Neumann, Das Zeitalter der punischen Kriege, Breslavia 1883, p. 439 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, Torino 1917, passim.