ORTENSIO, Quinto (Quintus Hortensius)
Uomo politico romano, nominato dittatore nel 286 a. C., nell'occasione della terza secessione della plebe sul Gianicolo. Domò la rivolta presentando all'approvazione dei comizî centuriati, convocati eccezionalmente in luogo diverso dal Campo Marzio (Plinio dice: in Aesculeto, località non altrimenti conosciuta), la legge che da lui prese il nome, e che riconosceva ai plebisciti, votati dalla plebe nei suoi concilia tributa, vigore eguale a quello delle leggi votate da tutto il popolo. È controverso il rapporto fra la legge Ortensia e le altre che secondo la tradizione avrebbero precedentemente sancito la stessa equiparazione (legge Valeria Orazia del 44.9, legge Publilia del 339 a. C.); ma è probabile che queste ultime si fossero limitate ad accettare singoli provvedimenti della plebe. Allo stesso dittatore si attribuisce da qualche autore una legge, per cui in tutti i giorni di mercato il pretore urbano avrebbe tenuto udienza.
Bibl.: G. Brini, Memorie dell'Accad. delle scienze dell'Istit. di Bologna, s. 119ª, IV (1930), p. 67 segg.; E. Costa, La lex Hortensia de plebiscitis, ibid., VI (1911-12), p. 77 segg.; A. De Marchi, Sulle leggi che diedero validità legale ai plebisciti, in Rendic. R. Istit. lomb., XXXXIV (1901), p. 616 segg.; G. De Sanctis, St. dei Romani, II, Torino 1907, p. 220 seg.; O. Karlowa, Römische Rechtsgeschichte, I, Lipsia 1885, pp. 118 e 410; Th. Mommsen, Römische Forschungen, I, Berlino 1864, p. 205 segg.; G. Rotondi, Leges publicae populi Romani, Milano 1912, p. 238 segg.; W. Soltau, Die Gültigkeit der Plebiscite, Berlino 1884; F. E. Vassalli, La plebe romana nella funzione legislativa, in Studi senesi, XXIV (1906), p. 90 segg.