MOCENNI, Quirina
– Nacque a Siena il 24 giugno 1781 da Ansano e da Teresa Regoli.
Il padre, un ricco mercante senese che l’epistolario di Luisa Stolberg contessa d’Albany descrive come un uomo gretto e irascibile, fu un abile amministratore e un repubblicano convinto e aderì alle idee della Rivoluzione francese. Nel 1778 aveva sposato in seconde nozze Teresa Regoli, che fu l’animatrice di un salotto frequentato da alcune figure di spicco (Francesco Gori Gandellini, Mario Bianchi, Ansano Luti, Giuseppe Ciaccheri) della rinascita culturale senese degli anni di Pietro Leopoldo e da quanti soggiornavano a Siena, come Vittorio Alfieri, che si legò a lei d’una profonda amicizia.
Seconda di cinque figli, la M. crebbe dunque in un ambiente ricco di stimoli culturali e studiò presso il conservatorio di S. Maria Maddalena a Siena. Fallito un primo progetto di matrimonio con un ricco mercante romano, l’8 luglio 1802 fu data in sposa a Ferdinando Magiotti di Montevarchi, uomo mentalmente fragile, unico figlio del capitano Camillo Magiotti. Il matrimonio, celebrato il 20 ag. 1802, le assicurò un’esistenza agiata ma infelice. Nelle sue lettere, la contessa d’Albany la descrive come una giovane donna triste e sgraziata, poco avvenente, ostaggio di un suocero avaro e tirannico, alla perpetua ricerca di quella felicità che il matrimonio non poteva offrirle. La coppia fissò la propria residenza tra San Leolino, dove si trovavano i possedimenti del marito, e Firenze, dove la M. risiedette occupandovi varie dimore spesso in assenza del marito, e dove tenne, come già la madre a Siena, un importante salotto in cui faceva mostra di un gusto spiccato per le lettere e le arti. Qui, nell’estate del 1805, conobbe il generale Luigi Colli, cui si legò per qualche tempo. Questi impose al vecchio capitano Magiotti una revisione del contratto di matrimonio più vantaggiosa per la Mocenni. Nell’«obbligazione» in favore della nuora, stesa il 10 marzo 1806, Camillo Magiotti le attribuiva una pensione di 52 paoli al mese e una controdote di 3000 scudi, riconoscendo che «la stupidità di mente e ragione delle facoltà intellettuali» del figlio aveva fatto mancare alla «Quirina qualunque risorsa dalla contratta società coniugale con immenso sacrifizio della sua giovine Età, e di quella cultura di spirito, che aveva sorbito dalla ricevuta educazione».
Tuttavia l’avvenimento più importante della vita della M. fu l’incontro con Ugo Foscolo, avvenuto a Firenze nell’ottobre del 1812 per il tramite di Leopoldo e Massimiliana Cicognara. I due si conobbero nelle sale dell’albergo delle Quattro nazioni, dove il poeta alloggiava, come i coniugi Cicognara, di cui la M. era intima amica. Tra i due nacque rapidamente una relazione amorosa, che fu la più lunga e costante dello scrittore. Benché questi si fosse poi invaghito di Eleonora Nencini, il legame durò dall’estate del 1812 all’autunno del 1813 e l’amore e l’amicizia della M. non vennero mai meno, anche dopo che il poeta ebbe trasferito la propria dimora a Bellosguardo.
Il 15 nov. 1813, lasciando definitivamente Firenze, Foscolo la destinò curatrice di tutti gli effetti lasciati a Bellosguardo e dei libri restati presso di lei, nella casa di via de’ Servi. I due non s’incontrarono mai più, anche se Foscolo, scrivendole da Hottingen nel 1816, le propose di sposarlo e, nel 1819, sembrò accondiscendere alla proposta, poi andata a monte, di un incontro a Calais.
La M., che sola conservò tra le tante donne amate da Foscolo l’epiteto di «donna gentile», rimase in contatto epistolare con il poeta e continuò ad assisterlo, anche finanziariamente, negli anni successivi, durante l’esilio svizzero prima, e quello inglese dopo.
La corrispondenza tra la M. e Foscolo copre un periodo di quasi undici anni, dall’ottobre del 1812 al giugno del 1823, e, benché si fosse diradato notevolmente dopo il 1819, interrompendosi per ventidue mesi fino al novembre del 1821, mostra come il loro rapporto si trasformò in un affetto calmo e tranquillo, ben diverso dagli slanci appassionati di molte altre storie d’amore del poeta. Accanto alle espressioni d’amore, calde ma mai esaltate, Foscolo dà notizie di sé, ne chiede della M., le invia qualche libro da leggere, fissa i loro appuntamenti, la rende partecipe delle sue vicissitudini personali, le confessa le sue strettezze economiche, la rassicura del suo affetto. Soprattutto nei primissimi anni, si rivolge a lei come «amica», «sorella», «quasi moglie» e insieme «madre» e «figliuola». Egli testimoniò il proprio affetto per la M. destinandole, così come a Susetta Füssli e a Matilde Dembowski Viscontini, una delle tre copie dei Vestigi della storia del sonetto italiano dall’anno MCC al MDCCC (Zurigo). Nella sua dedica, datata «Hottingen, 1 gennaio 1816», Foscolo le offriva il pegno di una presenza ideale e di un’amicizia imperitura: «mi compiaccio di mandarvi tal cosa fatta segnatamente per voi; affinché se per gli anni avvenire la fortuna mi contendesse di ricevere i doni vostri graziosi, e di mandarvi alcuno de’ miei, voi rileggendo ad ogni principio d’anno questo libretto, possiate, donna gentile, e ricordarvi e accertarvi ch’io vissi e vivrò, sino all’ultimo de’ giorni miei, vostro amico».
L’aiuto e la fedeltà della M. per il poeta si concretizzarono fin dai primi mesi dell’esilio nell’assistenza al cugino Stefano Bulzo e poi, al principio del 1816 con la complicità di Silvio Pellico, nell’acquisto, sotto anonimato e per 1462 lire italiane, dei 444 volumi che Foscolo aveva lasciato a Milano, salvati così in gran parte dalla dispersione. È noto dal carteggio tra Pellico e Foscolo che la M. avrebbe desiderato che, giunto in Inghilterra, lo scrittore recuperasse i volumi, ma l’incertezza sulla sua destinazione finale e i costi elevati del loro sdoganamento, che avrebbero gravato ulteriormente il suo già magro bilancio, fecero naufragare il progetto. Sicché la piccola biblioteca milanese di Foscolo restò in casa di Luigi Porro, dove Pellico risiedette fino al suo arresto, nel dicembre del 1820. Allontanatosi da Milano anche Porro, nell’autunno del 1821 la M. incaricò un vecchio amico senese, Giulio Del Taja, che già era servito da intermediario tra lei e Foscolo, di recuperare i libri postillati e i manoscritti del poeta e di vendere quelli restanti. Al principio del 1822, tuttavia, i volumi trovati da Del Taja in casa Porro non erano più che 338 e solo i pochi annotati dal poeta furono ricongiunti alla piccola biblioteca che lo scrittore aveva lasciato a Firenze nel 1813.
In occasione del falso acquisto dei libri foscoliani, nel gennaio del 1816, prese avvio il lungo carteggio tra la M. e Pellico, costruito a partire dalla comune amicizia per lo scrittore (come testimonia l’epiteto, «Amica del mio Amico», con cui si rivolge a lei nelle lettere). Lo scambio epistolare, che si interruppe solo con l’arresto e la prigionia di Pellico, durò fino alla morte della M. e fu contraddistinto da una stima e da un’amicizia profonde, velate di tenero affetto, che non vennero meno neppure quando Pellico, dopo l’apparizione dell’edizione Caleffi, le rimproverò la pubblicazione del carteggio con Foscolo, che gli parve tesa solo a confortare il ruolo d’eccezione che la donna aveva avuto nella vita dello scrittore.
Non diversamente, l’abbondante materiale foscoliano, in gran parte autografo, recuperato dalla M. le servì a costruire il suo ruolo di custode privilegiata della memoria foscoliana contro i detrattori dello scrittore. Fin dal principio del 1830 infatti, e ancor più dopo la pubblicazione della fortunata biografia foscoliana di Giuseppe Pecchio, che provocò il suo risentito disappunto, la M. espresse la volontà di consegnare ai posteri un’immagine documentata e non aneddotica del poeta. A tal fine collaborò con quanti si rivolsero a lei, raccomandati spesso da amici fidati o da Giulio Foscolo (con cui fu a lungo in contatto), per chiederle aiuto e materiale per edizioni e biografie dello scrittore, di cui restò poi sempre scontenta.
Tale fu il caso dei Ragguagli di Michele Leoni (1829), o dell’edizione curata da Emilio De Tipaldo, al quale aveva concesso di esaminare e ricopiare gli scritti in suo possesso o, ancora, dell’edizione delle Scelte opere di U. Foscolo (1835) allestita da Giuseppe Caleffi. Ciò nonostante, la M. continuò a collaborare alle principali edizioni foscoliane che si pubblicarono in quegli anni, dalle Prose e poesie edite ed inedite di U. Foscolo di Luigi Carrer (1842), agli Scritti politici inediti di U. Foscolo di Giuseppe Mazzini (1844).
Della collaborazione con Mazzini resta una fitta corrispondenza che si protrasse dal novembre del 1838 al dicembre del 1843. Mazzini era entrato in contatto con Enrico Mayer e con la M. dopo aver inutilmente avvicinato Giuseppe Ruggia, già impegnato con De Tipaldo, per la pubblicazione di una biografia di Foscolo. La M. e Mazzini, pur profondamente differenti per aspirazioni e carattere, trovarono allora un solido punto d’incontro nella difesa della memoria foscoliana. Se il loro rapporto finì per soffrire delle reciproche incomprensioni, dopo l’iniziale diffidenza della M., fu però animato da profonda stima e fiducia, al punto che la M., disperando ormai nel lavoro di De Tipaldo, preparò nel maggio del 1840 nove «volumetti di carte e autografi» foscoliani, che Mayer si incaricò di fare consegnare a Mazzini per il tramite di Thomas Webster. I continui ritardi cui lo obbligavano l’impegno politico, l’impresa della «scuola gratuita» e la necessità di trovare continuamente forme di sostentamento, tuttavia, spazientirono la M., che nel marzo del 1843 espresse con asprezza a Mazzini la propria delusione e reclamò la restituzione dei volumi manoscritti. A esasperarla fu soprattutto la pubblicazione del commento foscoliano alla Commedia (1842-43) e quella, ormai imminente, degli Scritti politici (1844), che le levarono ogni speranza di vedere infine realizzata la tanto agognata biografia foscoliana. La M. incaricò allora Mayer, in viaggio in Inghilterra, di recuperare i preziosi manoscritti, che le furono recapitati alla fine di dicembre del 1843. L’episodio, nonostante i successivi tentativi di riallacciare i rapporti, segnò la fine di ogni contatto con Mazzini.
L’occasione di erigere quel monumento alla memoria di Foscolo, che cercava invano di realizzare da anni, le fu offerta dalla pubblicazione delle carte dello scrittore rimaste a Londra alla sua morte. Recuperati da Mayer, Gino Capponi e Pietro Bastogi fin dal 1837, i manoscritti londinesi, insieme con le carte conservate dalla M. consentirono infatti l’allestimento di quella che sarebbe diventata l’edizione delle Opere edite e postume, curata da Mayer e da Francesco Silvio Orlandini e pubblicata dall’editore Le Monnier tra il 1850 e il 1862.
Nella vasta impresa, la M. lavorò soprattutto alla ricostruzione delle Grazie, opera lasciata incompiuta da Foscolo, a partire dai frammenti conservati tra i manoscritti londinesi. Vi lavorò per tre anni a partire dal 1841, e il frutto di quel lavoro, cui aveva invano tentato di associare G.B. Niccolini, fu pubblicato postumo nel 1848, non senza integrazioni e correzioni sostanziali, per cura di Orlandini, segretario dell’Accademia Labronica.
La M. morì a Firenze il 3 luglio 1847; fu sepolta nel chiostro di S. Maria Novella.
Nel suo testamento nominava erede universale, affidandole il gravoso incarico di prendersi cura del marito Fernando, la nipote Ernesta Mocenni, figlia del fratello Fabio e di Carlotta Giusti, che aveva allevato ed educato come una figlia fin dal 1826. Al marito di lei, Carlo Martelli, uomo di vasti interessi culturali e scientifici, vicino al circolo di G.P. Vieusseux, lasciò invece, come si legge nel testamento, «tutti i suoi pochi libri e tutte le carte scritte e legate alla rinfusa e coperte con cartoncino». Alla morte di Martelli (1861) l’importante fondo manoscritto e la biblioteca foscoliana della M. passarono per successione al figlio Diego. Questi, dopo aver venduto nel 1884 alla Biblioteca nazionale di Firenze tutti i manoscritti e le carte di Foscolo, legò nel 1897 alla Biblioteca Marucelliana, frammisti a vario altro materiale (tra cui i quaderni autografi della M. e il carteggio tra lei e Pellico), i libri, manoscritti e lettere di interesse foscoliano che erano appartenuti alla M. e che costituiscono il Fondo Martelli.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca Marucelliana, Carteggio generale (o Autografi), CCLVI, MXXV; Fondo Martelli, D.1.1A: Scritta matrimoniale, 8 luglio 1802; D.1.1C: Obbligazione verso la nuora Q. M.-Magiotti, 10 marzo 1806; D.1.3: Testamento olografo, 12 apr. 1847; D.1.25, 1.29, 1.33, 3.25, 3.26, 3.27, 3.30, 3.33; Ibid., Biblioteca nazionale, Foscolo, II.a, III.g, IX.h, X.a-l, n , XI.a-h, XII.a; altro materiale manoscritto della M. in: Carteggi vari, 317.70-73; 146, 431.193, 447.93; Carteggio Pal. Del Furia, 82.175 1; Carteggio Tommaseo, 98-38; Carteggio Vieusseux, 59-139; Scelte opere di Ugo Foscolo in gran parte inedite sì in prosa che in verso, con cenni biografici e note, a cura di G. Caleffi, Firenze 1835, passim; Prose e poesie edite ed inedite di Ugo Foscolo..., a cura di L. Carrer, Venezia 1842, passim; La Commedia di Dante Allighieri illustrata da Ugo Foscolo, Londra 1842-43, passim; Scritti politici inediti di Ugo Foscolo, raccolti a documentarne la vita e i tempi, a cura di G. Mazzini, Lugano 1844, passim; Le Grazie, carme di Ugo Foscolo, a cura di F.S. Orlandini, Firenze 1848; Opere edite e postume di Ugo Foscolo, IX, Poesie, a cura di F.S. Orlandini, Firenze 1856, pp. 195-206; Epistolario, compreso quello amoroso, di Ugo Foscolo e Q. M. Magiotti, riprodotto dagli autografi esistenti nella R. Biblioteca nazionale centrale di Firenze, a cura di E. Del Cerro, Firenze 1888; Lettere inedite di Silvio Pellico alla «Donna Gentile», a cura di L. Capineri-Cipriani, Roma 1901; Epigoni foscoliani. Giulio Foscolo a Q. M.-M.: lettere inedite, a cura di Z. Benelli, Firenze 1902; Lettres inédites de la comtesse d'Albany à ses amis de Sienne 1797-1820, a cura di L.-G. Pélissier, I, Paris 1904; II, Toulouse 1912; III, ibid 1915; G. Mazzini, Epistolario, in Edizione nazionale delle opere di G. Mazzini, Imola 1910-41, in particolare II, IV, VII, VIII-XIII, passim; U. Foscolo, Epistolario, in Edizione nazionale delle opere di U. Foscolo, Firenze 1949-94, in particolare IV, VI-IX, passim; S. Pellico, Lettere milanesi (1815-’21), a cura di M. Scotti, Torino 1963, passim; Id., Lettere alla scrittrice fiorentina Q. M. Magiotti (1830-1847), a cura di C. Contilli, London 2010; G. Pecchio, Vita di Ugo Foscolo, Lugano 1830, passim; E.A. Brigidi, Giacobini e realisti o il viva Maria. Storia del 1799 in Toscana, con documenti inediti, Siena 1882, passim; R. Tomei, La donna gentile di Ugo Foscolo, Lanciano 1889; G. Caprin, Gli amori di Ugo Foscolo nelle sue lettere, Bologna 1892, passim; G. Chiarini, Gli amori di Ugo Foscolo nelle sue lettere. Ricerche e studi, I, Bologna 1892, pp. 370-405; A. 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