quivi (quive)
Avverbio dimostrativo di luogo, di media frequenza nell'opera dantesca: oltre 200 occorrenze, di cui 72 nella Vita Nuova, 4 nelle Rime, 32 nel Convivio (oltre una in integrazione a IV II 4, per cui si veda QUI), 94 nella Commedia e una soltanto nel Fiore, mentre la forma è del tutto assente dal Detto. La forma ‛ quive ' solo in Pd XIV 26 (in rima: vive: circunscrive; da rilevare che alcuni codici leggono invece quivi: cfr. Petrocchi, ad l.); altrove, in rima sempre quivi, solo nella Commedia: If XXIV 68, XXVI 76, Pg V 101 (con un enjambement assai pregnante), XXXIII 57, Pd VI 115, XII 101, XVI 44, XVIII 128, XXI 113 (altro enjambement, con per di più l'avverbio a principio di periodo), e XXIV 41.
In Cv I VIII 15 la Simonelli legge quivi (in luogo del quinci di Busnelli-Vandelli), interpretando " affinché nell'azione di donare (quivi) si riscontri la pronta liberalità ". Per l'integrazione di IV II 4, accolta dalla '21, da Busnelli-Vandelli e dalla Simonelli, si confronti quanto rileva quest'ultima, ad locum.
1. Nell'impiego più generale l'avverbio indica un luogo che è stato nominato poco prima, o che comunque è facilmente identificabile nella prossimità dell'ambito spaziale in cui si svolge l'azione (anche solo sul versante della narrazione), con un uso, quindi, sempre e soltanto anaforico (a differenza del semplice ‛ qui ' che può comparire anche, e fondamentalmente, in una deissi).
Per lo più, in tale impiego, il riferimento è di stato in luogo (anche figurato): Vn XII 2 misimi ne la mia camera... e quivi... m'addormentai (analogamente in XXIII 10); Rime LII 12 Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io / fossimo... messi in un vasel... / e quivi ragionar sempre d'amore (assai spesso compare il gruppo ‛ e quivi ' a rafforzare il riferimento di luogo); Cv III IX 8, IV XXII 14 lo Salvatore... precederà in Galilea; e quivi lo vedrete (che è traduzione di Marc. 16, 7 " praecedit vos in Galilaeam; ibi eum videbitis "; ancora al § 17, due volte, di cui una in impiego metaforico, in un'interpretazione allegorica); If I 127 e 128 quello imperador che là sù regna / ... In tutte parti impera e quivi regge; / quivi è la sua città e l'alto seggio (nella Commedia, nella maggior parte dei casi, il riferimento spaziale è istituito rispettivamente con uno dei tre ‛ regni ' ultraterreni o con le loro parti componenti); III 22, IV 25 (riferito al Limbo, come anche al v. 134), VI 15 e 115 (quivi trovammo Pluto, il gran nemico), IV 116 (in contrapposizione alle ampie immagini geografiche dei versi precedenti; cfr. anche XIII 10, XXIX 50, XXXII 26), XI 4, XII 106 e 107 tiranni / che dier nel sangue e ne l'aver di piglio. / Quivi si piangon li spietati danni; / quivi è Alessandro, e Dïonisio fero; XIII 99 (là dove fortuna la balestra, / quivi germoglia come gran di spelta; per la coppia ‛ là... q. ' si veda anche Pg IX 90 Andate là; quivi è la porta, e XII 113, XXII 129); XIV 12, XVIII 13 e 94 (che rinvia, con l'ivi del v. 91, a l'isola di Lenno del v. 88), XIX 130, XXXI 10; Pg I 133 Venimmo poi in sul lito diserto / ... Quivi mi cinse sì com'altrui piacque; II 104, III 47, IV 95 quand'ella [la montagna del Purgatorio] ti parrà soave / ... allor sarai al fin d'esto sentiero: / quivi di riposar l'affanno aspetta; VI 13 e 16 (entrambi a principio di terzina), 81, VII 31 e 34 Luogo è là giù... / Quivi sto io coi pargoli innocenti / ... quivi sto io con quei che le tre sante / virtù non si vestiro (anche qui a principio di due terzine successive: da rilevare inoltre la reduplicazione); X 38 e 73, XII 41, 47, 54, 98 Menocci ove la roccia era tagliata; / quivi mi batté l'ali per la fronte, e 107; XIII 68 e 118 (q. presso a Colle Valdelsa), XV 23 (q. dinanzi a me), XXII 109, XXIII 33 chi nel viso de li uomini legge ‛ omo ' / ben avria quivi conosciuta l'emme; XXV 87 e 112, XXIX 104, Pd V 12 e 94, X 49, XIII 81 (riferita al mondo terreno, come in XXXI 124), XV 145 Poi seguitai lo 'mperador Currado / ... Dietro li andai incontro a la nequizia / di quella legge il cui popolo usurpa / ... vostra giustizia. / Quivi fu' io da quella gente turpa / disviluppato dal mondo fallace; XIX 71 (a la riva / de l'Indo), XXI 40 e 113 Quivi [in un ermo sotto a un gibbo che si chiama Catria] / al servigio di Dio mi fe' sì fermo; XXII 143, XXIII 37, 73,. 74, 133 e 136, XXVII 16 e 72, XXXI 133, Fiore LXXXVIII 7. Si veda anche, con un valore tra il realistico e il figurato, all'interno di una più vasta allegoria, Pg XXXIII 57 aggi a mente... / di non celar qual hai vista la pianta / ch'è or due volte dirubata quivi.
Assai notevole, anche stilisticamente, per l'ellissi verbale, If V 35 li spirti... / Quando giungon davanti a la ruina, / quivi le strida, il compianto, il lamento; / bestemmian quivi la virtù divina (si veda anche, ma di minore interesse in quanto in realtà si tratta di un caso di tmesi, If XVII 37).
Con valore figurato, in Pg XXV 73 e 94, Pd VI 115, e anche XXV 11.
In alcuni casi si ha anche il moto a luogo: Vn XIV 3 questa gentilissima venne in parte ove molte donne gentili erano adunate... E lo vero è che adunate quivi erano a la compagnia d'una gentile donna che disposata era lo giorno; Rime LXV 13, If XVIII 112 (da rilevare il quindi immediatamente seguente); Pd XVI 44 Basti d'i miei maggiori udirne questo: / chi ei si fosser e onde venner quivi, / più è tacer che ragionare onesto. Anche con valore figurato in Cv IV XII 5, e XXIII 15 però che la sesta ora... è la più nobile di tutto lo die... [la Chiesa] li suoi offici appressa quivi da ogni parte, cioè da prima e di poi, quanto puote.
Anche il moto attraverso luogo, in If XXIV 68 l'arco... che varca quivi, e XXXIV 130 un ruscelletto che quivi discende.
Il riferimento localistico può anche venire istituito, per traslato, con un ambito astratto, e allora l'avverbio viene ad assumere un valore generico di " in ciò ", " (limitatamente) a questo ", e simili: Rime LXXXIII 132 [l'uomo cui è indirizzata la canzone] per nessuna grandezza / monta in orgoglio, ma quando gl'incontra / che sua franchezza li conven mostrare, / quivi si fa laudare (" è giusto che in tal caso accetti le lodi ", Barbi-Pernicone); Cv III IV 4, VIII 6 è da sapere che in qualunque parte l'anima più adopera del suo officio, che a quella più fissamente intende ad adornare, e più sottilmente quivi adopera (e si vedano ancora i casi analoghi ai successivi §§ 7 [due volte], 8, 9, 13, con verbo di moto a luogo, e 14); X 4 E quivi si potrebbero ragioni naturali e sovranaturali assegnare; IV XI 11 (due volte), XIII 2 e 3 (‛ essere q. ', come in XIV 5 e in XIX 3 dovunque è vertude, quivi è nobilitade), XIX 4 (E quivi si vuole sapere), XXV 3; Pg XVI 92 l'anima semplicetta... / Di picciol bene in aria sente sapore; / quivi s'inganna; XVII 54 (tra il figurato e il metaforico-traslato). Assai spesso l'avverbio, sempre per traslato, viene riferito a un momento particolare di una narrazione, di un discorso, di un ragionamento, che nella massima parte dei casi in esame è costituito da un verso dello stesso D. (e si comprende allora perché tale impiego sia esclusivo della Vita Nuova e del Convivio): in tal caso q. ha il valore di " a questo punto ", " in tal passo ", e così via (per un impiego analogo si confronti qui 2.).
Un caso limite di tale uso è il sintagma ‛ la (prima, seconda, ecc.) parte (di un componimento poetico in questione) comincia quivi ', di largo impiego nelle partizioni e suddivisioni della Vita Nuova: III 13, VII 7, VIII 7 (due volte) e 12 (tre volte), IX 13, XII 16 (due volte), XIII 10 (tre volte), XV 9 (due volte), XVI 11 (tre volte), XIX 15 (due volte) e 16 (due volte), XX 6 e 7, XXI 5 (due volte) e 6 (due volte), XXII 11, 17, XXIII 29, XXIV 10 (due volte) e 11, XXVI 14 (due volte) e 15 (due volte), XXXI 3 (due volte), 4 (due volte) e 6 (due volte), XXXII 4, XXXIV 4 (due volte) e 6, XXXVIII 7 (due volte), XLI 8 (quattro volte). Talora, a rompere la monotonia formulare, c'è qualche trasposizione dei diversi membri: Vn XV 7, XXIII 30 e 31, XXXI 5, XXXVI 4.
Altrove, riferito genericamente a un verso: Vn XIX 17, 18 e 19, XX 8, XXV 9 (sei volte); Cv II VII 7, IX 3 e 6, X 11 (questo dico quivi) e IV XV 18 (analogo).
In riferimento a un' ‛ auctoritas ' solo in Cv III V 7 Queste oppinioni sono riprovate per false nel secondo De Coelo et Mundo [da Aristotele]... e per lui quivi è provato, questo mondo... stare in sé stabile.
Quando l'avverbio si trova in relazione con ‛ dove ', che ne specifica il riferimento spaziale, viene ad assumere un valore analogo, in un certo senso, a quello di ‛ là '; tutto il complesso, di conseguenza, assume quello di " laddove ", e dall'uso di quest'ultimo non si discosta sostanzialmente, se non in quanto nei casi in questione q. pare implicare una sottolineatura del rinvio localistico, quasi un " proprio (là) " inespresso (ma si tratta sempre e solo di una connotazione assai sfumata, che si può intravvedere dove più e dove meno chiaramente).
Questo è il caso di Rime CIV 47 di fonte nasce il Nilo picciol fiume / quivi dove 'l gran lume / toglie a la terra del vinco la fronda; Cv III Amor che ne la mente 41 Quivi dov'ella parla si dichina / un spirito da ciel (ripreso in XIV 11); Pd XII 101 [s. Domenico] ne li sterpi eretici percosse / l'impeto suo, più vivamente quivi / dove le resistenze eran più grosse (da rilevare la posizione in rima e l'enjambement, tutti mezzi stilistici di evidenziazione), e XXIV 41. Ancora, ma con valore quasi ‛ modale ', If XXVI 76 Poi che la fiamma fu venuta quivi / dove parve al mio duca tempo e loco, / in questa forma lui parlare audivi.
Invece, quando l'avverbio è isolato, non pare di poter ravvisare per esso un valore equivalente a ‛ là ' (se non come estremamente evanescente e assai poco probabile); in questo, non sembra da accogliere l'interpretazione che G. Brodin (Termini dimostrativi toscani, Lund 1970, 211-215) fa di Pg V 12 Perché l'animo tuo tanto s'impiglia / ... che l'andare allenti? / che ti fa ciò che quivi si pispiglia? (" In questo caso Virgilio parla a Dante indicando un luogo che hanno già lasciato... e quivi indica dunque un luogo distante tanto da chi parla quanto da chi ascolta ", p. 211), in quanto in questo caso il riferimento di luogo è estremamente generico, e si colloca bene nell'ambito di tutto il rimprovero solenne di Virgilio, che trascende vastamente l'occasione immediata per assurgere a precetto di valore universale (si confronti al riguardo quanto rileva il Sapegno, nel commento ai vv. 16-18); se su di un piano immediato si potrà anche intendere q. come " da siffatta gente " (è ancora il Sapegno), non bisognerà però in alcun modo restringerlo a una delimitazione spaziale precisa e conchiusa.
Il riferimento, dal puro valore spaziale (anche figurato o metaforico), può spostarsi, come accade anche per altri avverbi di luogo, così da abbracciare altri piani; uno spostamento semantico abbastanza usuale è quello dal versante dello spazio a quello temporale, che sembra da riscontrare in If XXII 53 fui famiglia del buon re Tebaldo; / quivi mi misi a far baratteria (dove l'avverbio ha un valore abbastanza simile a quello di ‛ allora ', anche se la determinazione temporale qui è assai meno spiccata e sempre collegata strettamente a quella spaziale); Pg V 54 Noi fummo... / peccatori infino a l'ultima ora; / quivi lume del ciel ne fece accorti, e anche vv. 100 e 101, e If XXXIII 70 Poscia che fummo al quarto dì venuti, / Gaddo mi si gittò disteso a' piedi, / dicendo: " Padre mio, ché non m'aiuti? ". / Quivi mori; tutti casi in cui è del pari ravvisabile una determinazione di tipo ‛ modale ' (col valore di " così ", " in tal modo ", e simili), che pure è perspicua in If VIII 64 'l fiorentino spirito bizzarro / in sé medesmo si volvea co' denti. / Quivi il lasciammo, che più non ne narro (ancora, ma meno chiaro, al v. 109).
Il sintagma 'infin q. ' si ritrova solo in Pg IV 46 Figliuol mio... infin quivi ti tira, con riferimento a un balzo poco in sùe.
Talora q. si trova in particolari accostamenti con altri avverbi determinativi di luogo: in Pd XIV 26 Qual si lamenta perché qui si moia / per viver colà sù, non vide quive / lo refrigerio de l'etterna ploia, ‛ qui ' indica genericamente il mondo terreno, mentre q. è sinonimo di ‛ colà su ' (" esprime luogo distante ", Sapegno); invece in XVIII 128 Già si solea con le spade far guerra; / ma or si fa togliendo or qui or quivi / lo pan che 'l pïo Padre a nessun serra, il riferimento è del tutto indeterminato: " ora a questo, ora a quello ", e valori analoghi.
Infine, con ‛ quindi ', in XX 28 Fecesi voce quivi [nella gola dell'aquila], e quindi uscissi / per lo suo becco in forma di parole.